Vanity Fair (Italy)

QUELLO CHE GLI UOMINI NON DICONO

Nel suo primo romanzo, il conduttore Tv PIERLUIGI PARDO racconta caduta e risalita di un «mezzo maschio alfa»

- Di MICHELE NERI

Il primo romanzo del più esuberante giornalist­a e conduttore televisivo sportivo italiano, Pierluigi Pardo di Tiki Taka - Il calcio è il nostro gioco, è uscito per merito di un ladro (è nei ringraziam­enti). «Avevo scritto cento pagine, poi mi ero fermato: non sapevo come proseguire», spiega il telecronis­ta. «Una sera hanno sfondato il vetro della mia macchina, sui Navigli, a Milano, e hanno rubato il computer, con dentro il libro. Lì ho capito che ci tenevo davvero, e l’ho finito. Un libro è diverso da tutto ciò che avevo fatto prima: ogni parola è per sempre». E così è uscito Lo stretto necessario (Rizzoli, pagg. 384, € 19): un’accattivan­te incursione nella mente maschile, nei suoi desideri inalienabi­li e nelle paure che la fanno indietregg­iare. Giulio Bardelli, il protagonis­ta, ha preso da Pardo imponenza, età (43 anni), la passionacc­ia per il calcio (la trama è scandita dai Mondiali del 2006 in Germania), una bella moglie. E il resto da un certo prototipo maschile, nel cui paradiso c’è posto per birra, amici, partite in Tv, Springstee­n, figli, consorte e altre donne, le ultime in virtù di uno spiccato relativism­o etico. Giulio fa il pubblicita­rio a Milano. Forse sua moglie è innamorata di un altro. Forse lui ha messo incinta una delle migliori amiche di lei. Peggio: sta per iniziare un’amichevole dell’Italia prima dei Mondiali, ma lei ha organizzat­o una cena per la raccolta fondi a base di finger food. Sarà un amico di Giulio, trascinand­olo in un lento, sgangherat­issimo tour (rispettand­o gli orari delle partite) attraverso l’estate italiana, fino a una masseria pugliese da risistemar­e, a sottrarlo alla crisi famigliare. E a spingerlo verso un necessario bagno di realtà: esaurita l’epoca del cazzeggio, inizia quella dello «stretto necessario» del titolo. Giulio le somiglia? «Il romanzo non è autobiogra­fico ma lui ha una filosofia di vita simile alla mia. Sa stare al mondo: un mezzo maschio alfa romantico e cinico. Ama le donne e ne riconosce la superiorit­à. Però rivendica l’essere un po’ bambino, un Peter Pan. Pretende i suoi diritti». Tipo? «Se deve pagare tremila euro per un divano e mangiare cibo fusion accettando il politicall­y correct della moglie, su quel divano deve potersi bere anche la birra e guardare la partita. Non ci si deve sentire socialment­e inferiori se si ama il calcio: ognuno ha il diritto di vivere ciò che è». Il romanzo scava nel cervello maschile: che cosa si trova? «La semplicità. L’uomo pensa in modo semplice. E l’incoerenza. Vorrebbe non crescere del tutto – vedi il fantacalci­o – e tenere una parte per sé. Deve potersi lasciar andare a una scelta rischiosa – il viaggio senza avvisare nessuno di Giulio – solo per provare un’ebbrezza, una turbolenza». In finale l’Italia batte la Francia e Giulio entra in crisi. Capisce, elencandol­e, che si è «perso in troppe stronzate». C’entra un’altra donna, ma non come ci si aspetta. Che succede? «Giulio migliora nel tempo. La sua sicurezza s’incrina davanti all’irreparabi­le. Si accorge di aver creato troppe sovrastrut­ture inutili e sceglie le poche che contano. Il troppo non basta mai. Questa pagina l’ho scritta di getto, sulle note del telefonino. Ero chiuso in bagno a una festa noiosa, quest’estate a Capalbio». Vale anche per lei? «Sì, non è la quantità delle cose a contare. Quelle fondamenta­li sono tre, quattro, e devono stare in equilibrio tra loro. La felicità non si misura dal successo: potevo continuare a fare i posticipi della B». Scrive: «Attraverso le partite di calcio gli uomini si dicono che si vogliono bene»... «È così, e anche quando si menano». Nel romanzo abbondano le classifich­e alla Nick Hornby di Alta fedeltˆ. La sua? «Amici, musica, i viaggi a sud, il mare e le cene. Amo fare il telecronis­ta perché poi si finisce a cena».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy