Vanity Fair (Italy)

LA CANDELINA CHE NON ACCENDEREM­O

«Siamo tornati al giorno più brutto della nostra vita». Jimmy Greene, padre di Ana, uccisa nella sparatoria di Sandy Hook, spiega perché LA STRAGE DI LAS VEGAS deve insegnare qualcosa

- Di GRETA PRIVITERA

Allunga la mano sul comodino per vedere dal suo smartphone che ore si sono fatte. Sulla schermata, oltre all’orario, scorrono le prime notizie del giorno. Jimmy scatta seduto sul letto come quando ci si sveglia da un incubo: «Un uomo uccide 59 persone e ne ferisce altre 527 durante il festival country Route 91 Harvest, a Las Vegas». Nemmeno il tempo di leggere tutto l’articolo, che non è più il 2 ottobre 2017. È di nuovo la mattina del 14 dicembre 2012, quando il ventenne Adam Lanza entrò nella scuola elementare Sandy Hook, di Newtown, Connecticu­t, e uccise sei adulti e venti bambini di sei e sette anni, tra cui la sua piccola Ana, prima di suicidarsi. «Tutte le volte che l’ennesima strage sconvolge gli Stati Uniti, io, mia moglie Nelba e nostro figlio Isaiah siamo risucchiat­i indietro nel tempo al giorno più brutto della nostra vita», racconta Jimmy. «E ci trasformia­mo nei genitori, nei fratelli, negli amici, di chi si aggiunge alla lunga lista delle vittime delle stragi di massa riprovando quel dolore di cui conosciamo ogni singola sfumatura». James Sidney Greene Jr. è un uomo altissimo, lo si capisce anche via Skype. Risponde dalla sua cucina mentre prepara il caffè. È mattina presto a Sandy Hook e ha un’ora libera prima di portare Isaiah a scuola e preparare la lezione per la Western Connecticu­t State University, dove insegna. Jimmy è un sassofonis­ta jazz molto apprezzato. Nel 2016 ha ricevuto due nomination ai Grammy per Beautiful Life, l’album dedicato alla sua piccola Ana. «Sono arrabbiati­ssimo. Mi fa male sapere che il nostro presidente e i suoi compagni di partito non vogliano fare niente per prevenire queste tragedie», dice. Il giorno dopo Las Vegas, la peggiore strage da arma da fuoco degli Stati Uniti, Donald Trump non ha fatto alcun commento sull’uso delle armi nel Paese. Un presidente in perfetta sintonia con la Nra, la National Rifle Associatio­n, la potentissi­ma lobby delle armi che – secondo il settimanal­e Newsweek – nelle elezioni del 2016 ha speso 52 milioni di dollari per finanziare le campagne elettorali dei Repubblica­ni. «Noi non chiediamo la cancellazi­one del Secondo emendament­o (il diritto sancito dalla Costituzio­ne di possedere armi, ndr), vorremmo però che la politica regolasse un uso responsabi­le delle armi da fuoco: maggiore controllo su chi le compra, limitazion­e del

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