Vanity Fair (Italy)

La strada verso l’oceano

Il mare non si può pulire: quello che ci buttiamo dentro resta lì. Anche per 400 anni, come nel caso della plastica. Ma alcune aziende dimostrano che esistono alternativ­e «verdi»

- Di FRANCESCA CIBRARIO

è chi raccoglie le infradito dismesse che si depositano sulle spiagge del Kenya e le trasforma in opere d’arte; chi recupera gli sversament­i di petrolio con tubi assorbenti in lana di pecora; chi con le reti abbandonat­e dai pescatori confeziona capi di moda. Sono Ocean Sole, Geolana e Aquafil alcune delle aziende che hanno sviluppato alternativ­e produttive sostenibil­i, all’insegna della blue technology, e le hanno portate al Teatro Franco Parenti di Milano dove è andato in scena One Ocean Forum. Un grande momento di confronto sulla tutela dell’ambiente marino, voluto dallo Yacht Club Costa Smeralda e realizzato in un anno di intenso e proficuo lavoro da FeelRouge Worldwide Show, che consegna nelle mani della collettivi­tà la Charta Smeralda. Il codice etico e di intervento è diventato necessario a causa della (pessima) salute dei nostri mari, in cui si riversano ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica e dove, se non invertiamo la rotta, nel 2050 il rapporto plastica-pesci sarà di 1 a 1. Ma i rifiuti sono solo una parte del problema: ci sono anche il cambiament­o climatico, l’acidificaz­ione dell’acqua, lo sfruttamen­to eccessivo delle risorse. Una istantanea allarmante per i pesci, certo, ma anche per gli uomini: 3 miliardi di persone dipendono dalla biodiversi­tà marina e costiera per la sussistenz­a.

C’Chi ha in mano le chiavi del cambiament­o sono le grandi imprese, quelle che, investendo su ricerca e innovazion­e, promuovono nuove politiche produttive e commercial­i. «La nostra azienda sta tracciando la sua strada verso la sostenibil­ità muovendosi su varie direttive», spiega Massimo Faraò, direttore marketing di Audi Italia, che è tra i promotori del Forum. «Stiamo lavorando su produzione di combustibi­li alternativ­i a basso impatto ambientale, elettrific­azione della gamma e digitalizz­azione per incrementa­re l’efficienza dei veicoli, come l’e-gas. Così, entro il 2025, un terzo delle nostre auto sarà totalmente elettrico e due terzi ibrido». Nel frattempo entreranno in gamma, uno l’anno a partire dal 2018, una serie di nuovi modelli, come il SUV 100% elettrico Audi e-tron quattro, e alcuni prodotti a metano, che sono già disponibil­i. La casa automobili­stica si sta muovendo con veicoli più efficienti e puliti, ma anche con una «strategia ambientale olistica», riducendo consumi di energia e acqua, emissioni di anidride carbonica, composti organici volatili e scarti nel corso del ciclo della mobilità, dalla produzione di materie prime fino al riciclo. Una filosofia abbracciat­a dall’intero Gruppo Volkswagen che si è prefissato l’obiettivo ambizioso di ridurre il suo impatto del 45% in otto anni e che, secondo le proiezioni, nel 2018 sarà il primo gruppo per impegno ambientale sulla Terra. E il mare ringrazia.

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