Io non ho (più) paura
Coraggiosa in un film, ma anche nella vita. KAYA SCODELARIO ha avuto la forza di denunciare le violenze subite da ragazzina
Dopo una giornata di safari nel deserto del Qatar, le lentiggini di Kaya Scodelario sono più accentuate e la pelle di porcellana mostra un leggero tocco di abbronzatura. Gli occhi color cielo dell’attrice londinese s’illuminano ancora di più perché, mamma da un anno, si può raccontare ai bambini arrivati a Doha da tutto il mondo per l’Ajyal Youth Film Festival, l’unico evento cinematografico dedicato ai ragazzi nei Paesi arabi. Ribelle nella serie tv Skins e astronoma nell’ultimo Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar, ora torna a cimentarsi con Maze Runner: La rivelazione, terzo film tratto dall’omonima saga fantasy di James Dashner (pubblicata in Italia da Fanucci). In un futuro distopico infestato da un virus letale, la salvezza del genere
umano viene affidata a un gruppo di giovani «immuni» al morbo, rinchiusi in un labirinto come cavie da laboratorio. L’idea è proprio di Teresa, il personaggio di Kaya Scodelario, che fino all’ultimo non si capisce se sia un’eroina o una traditrice. Fuori dal set, quante chance avrebbe di cavarsela in un labirinto?
«Ho un ottimo senso dell’orientamento, se vado in un posto una volta lo ricordo a vita, al contrario di mio marito (l’attore Benjamin Walker, ndr) che in questo è una frana, quindi avrei discrete possibilità di sopravvivere. Come piratessa, invece, forse non sarei durata un giorno». Il coraggio non le manca, anche nella realtà. Ha raccontato su Twitter una violenza subita 13 anni fa.
«Ci ho messo del tempo, ma grazie alle altre donne che si sono fatte avanti ho tirato fuori la forza per ammetterlo ad alta voce. Mi ha aiutata mio marito, ma soprattutto il pensiero di mio figlio: voglio che sappia che non mi sono lasciata zittire». A scuola ha subito bullismo a causa della dislessia. Come l’ha affrontato? «Grazie a mamma, e alle eroine di Jacqueline Wilson (autrice inglese di libri per adolescenti, ndr), ragazzine come me che superavano con coraggio le difficoltà». Legge le favole al suo bambino di un anno? «Per ora è più attratto dalle figure, ma non vedo l’ora di leggergli Il grande gigante gentile di Roald Dahl, la mia preferita». Che bambino è? «È socievole e ama scoprire il mondo. In un anno ha già volato 17 volte e lo adora». In che cosa si sente italiana? «Ho un temperamento passionale, e sono una cuoca con i fiocchi. Molti miei ricordi con mia mamma, di origini italo-brasiliane, sono legati ai fornelli. Mi ha cresciuta da sola e cucinavamo sempre insieme piatti italiani, soprattutto il sugo, la salsa in barattolo era bandita. Sono maestra nelle cotolette alla milanese e nei risotti, e ho un debole per il buon vino». Che cosa la spaventa? «I provini: a 14 anni sono arrivata alle audizioni aperte di Skins, ma mi ha trascinato dentro un produttore. Me ne stavo lì impalata fuori, pronta a scappare. Ed è ancora così: provo lo stesso impulso sui red carpet, temo sempre che qualcuno sia cattivo con me, come a scuola. La macchina da presa, invece, mi rende libera: dietro la maschera di un ruolo torno a respirare».