LA «TENDENZA BONINO» SPIEGATA AGLI INDECISI
Il voto a +Europa è contro Renzi?
La disaffezione verso il Pd lambisce anche i renziani della prima ora, quelli che andavano alla Leopolda carichi d’entusiasmo e che invece il 4 marzo son tentati di stare a casa o votare altri partiti. È il caso di Cristiana Alicata, tra i fondatori del Pd e oggi delusa dal suo vecchio partito: dice che voterà +Europa, «perché in questo momento è la cosa più simile al Pd che avrei voluto e dò il voto alla coalizione, senza mettere il Paese a rischio di finire nelle mani di Berlusconi, Salvini e Di Maio». C’è chi è tentato da questa scelta: votare +Europa come se Emma Bonino fosse il salvagente per dare un segnale al Pd senza regalare il voto al centrodestra o senza favorire l’astensionismo. Dunque, la legge elettorale Rosato-Fiano prevede la soglia di sbarramento al 3 per cento nazionale. Chi la supera ottiene i seggi, chi non la supera è fuori dal Parlamento. Poi però c’è una norma specifica per le coalizioni: le liste apparentate che restano sotto il 3 per cento ma sopra l’un per cento contribuiscono al risultato della coalizione e distribuiscono i propri voti alle altre liste che hanno superato il 3 per cento; le liste che ottengono meno dell’un per cento, invece, non danno alcun contributo (tradotto: sono voti persi). YouTrend/Quorum ha elaborato una simulazione che aiuta gli indecisi: se il Pd restasse al 23,1 per cento, come rilevato dalla media degli ultimi sondaggi a disposizione, e le altre liste (il partito di Renzi ha tre alleati) fossero tra l’1 e il 3 per cento, il centrosinistra prenderebbe 105 seggi al proporzionale, ma sarebbero tutti del Pd. Se invece +Europa superasse la soglia e Civica Popolare e Insieme restassero sopra l’un per cento, il Pd prenderebbe 93 seggi e +Europa 12. Per il Pd lo scenario peggiore sarebbe se +Europa superasse il 3 e le altre due liste si fermassero sotto l’uno per cento. Il centrosinistra prenderebbe 98 seggi: 86 al Pd e 12 a +Europa. Insomma, osserva YouTrend/Quorum, un «ottimo risultato di +Europa fa perdere al Pd 12 deputati. Se all’exploit boniniano dovesse accompagnarsi anche una débâcle di Civica Popolare e Insieme, ecco che il Pd potrebbe arrivare a perdere alla Camera fino a 19 seggi». Per quanto riguarda l’uninominale, dove la sfida secca è fra candidati e vince chi supera l’avversario di un punto, votare +Europa avvantaggia sicuramente il centrosinistra, non potendo fare voto disgiunto.
Il centrodestra: unito e diviso
Sulla carta, il centrodestra è competitivo e potrebbe pure vincere le elezioni. Viene da chiedersi però come possa reggere una volta al governo. Le differenze sul programma, dall’economia all’Europa, sono evidenti e a poco servono le comuni dichiarazioni di intenti firmate da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Il partito di Matteo Salvini pensa che l’euro sia il male assoluto e non a caso ha candidato due noti economisti anti-euro come Claudio Borghi (a Siena, contro Pier Carlo Padoan) e Alberto Bagnai (a Firenze, contro Matteo Renzi). Di Bagnai ci siamo già occupati in passato (ricevendo in cambio il blocco su Twitter) e basta ascoltarlo per capire l’aria che tira: la colpa della crisi di questi anni è della moneta unica e della flessibilità del lavoro. Forza Italia ha posizioni decisamente meno anti-europeiste, anzi: Silvio Berlusconi ha elogiato pure l’ex nemica Angela Merkel («Oggi la signora Merkel è in Europa forse l’unico statista con una visione all’altezza dei tempi»). Poi c’è la legge Fornero: Salvini vuole cancellarla, Berlusconi invece è riuscito a piazzare nei comunicati ufficiali la «revisione del sistema pensionistico cancellando gli effetti deleteri della Legge Fornero» (si gioca con le parole: non vuol dire nulla). E su deficit, tasse e spesa? Idem. Forza Italia e Lega hanno addirittura preparato due documenti distinti, a testimonianza del clima cordiale, si fa per dire. In quello italo-forzuto c’è il rispetto del fiscal compact, quindi delle regole europee, e abbattimento del debito attraverso privatizzazioni, con un avanzo primario del 4 per cento. Il documento leghista dice che bisogna infischiarsene del debito e che per far crescere l’economia italiana l’austerità non va bene (e bisogna fare più deficit). Insomma, come gli alleati della coalizione di centrodestra possano resistere il 5 marzo, senza scannarsi, è un mistero.