Gli artigiani del futuro
A Firenze, un gruppo del lusso francese e una delle migliori scuole italiane si uniscono per tutelare la manodopera eccellente
Ci sono al mondo abiti meravigliosi, prodotti su ordinazione di donne ultra chic che costano come una berlina o giù di lì. Sono le creazioni di haute couture, quelle che hanno sfilato qualche settimana fa a Parigi (con un’appendice romana, dove AltaRoma sostiene i giovani senza dimenticare gli atelier). Collezioni superbe, frutto di una artigianalità d’altri tempi e sopravvissuta all’industrializzazione più spinta. Si dice che al mondo siano circa cinquemila le signore che quei capi li indosseranno per davvero, motivo per cui, ogni tanto, parte l’invettiva di chi pensa che l’alta moda sia solo un anacronistico spreco di tempo e denaro. La realtà è che le mise da sogno, come quelle dell’ultima collezione di Fendi Haute Fourrure fotografate in queste pagine, stanno al fashion business come la Formula 1 sta alla catena di montaggio dell’automotive. Le tante ore trascorse nella sartoria della maison romana dalle première, intente a tagliare, cucire, sagomare, ricamare, intrecciare dovrebbero diventare patrimonio dell’umanità, per quanto preservano manualità irrinunciabili nella creazione di un indumento da far battere il cuore. E lo stesso vale per tutte le case di moda che hanno conservato un proprio atelier o che addirittura decidono di consolidarlo, come nel caso di Céline che, insieme alla nomina del nuovo direttore creativo Hedi Slimane al posto di Phoebe Philo, ha annunciato il proprio ingresso nella couture. Le grandi realtà del lusso sanno che il loro successo nel prêt-à-porter dipende dal mix di autentica esclusività che raccontano attraverso i vari prodotti. E questa consapevolezza ha portato negli ultimi anni alla
identificazione di un problema: come trasmettere alle generazioni più giovani le preziosissime conoscenze di quelle mani così speciali? Se a fine carriera i grandi artigiani della moda non avranno formato nuove leve pronte a continuare la loro missione, il loro sapere andrà perduto. E questo è un danno culturale, ma soprattutto produttivo, che la moda proprio non si può permettere di subire. Nel 2014 il Gruppo Lvmh che, oltre a Fendi e Céline, nel fashion controlla altri pezzi da novanta come Louis Vuitton, Christian Dior Couture, Givenchy, Emilio Pucci, Loewe, Kenzo, Berluti e Loro Piana, ha fondato in Francia l’Ime - Istituto dei Mestieri d’Eccellenza. Si tratta di un programma di formazioni integrate in alternanza scuola lavoro con l’obiettivo di consegnare agli studenti selezionati il patrimonio di savoir-faire dell’alto artigianato. Di base, Ime si allea con alcune scuole specializzate e definisce dei percorsi tagliati ad hoc a seconda delle diverse discipline (oltre alla manualità, viene fatta formazione anche sulla creatività e sulla vendita) e a tutt’oggi ha accolto oltre 300 giovani «apprentis», da collocare poi nelle varie manifatture del gruppo. Nel 2016 è stata avviata una succursale in Svizzera per l’alta orologeria, mentre è stato da poco istituito il quartier generale italiano, nello storico Palazzo Pucci, a Firenze. In partnership con il Polimoda, che ha sede sempre in città sul Lungarno, ha preso il via il primo Corso professionale di qualifica nel settore della pelletteria per la regione Toscana e 12 giovani selezionati sono ora intenti a completare le 550 ore di teoria e laboratorio, oltre alle 350 di formazione in azienda e 30 dedicate all’orientamento collettivo e individuale. Nella zona gravitano i laboratori di Bulgari, Céline, Christian Dior Couture, Fendi, Loro Piana e Louis Vuitton, dove i ragazzi si cimenteranno con la costruzione di borse e accessori a regola d’arte, ma l’investimento in Italia dell’Istituto dei Mestieri non finisce qui. A Valenza, il nuovo polo produttivo di Bulgari ospita già dall’anno scorso un’accademia per garantirsi un ricambio di personale nell’ambito della gioielleria, in tandem con For.Al, Consorzio per la formazione professionale nell’Alessandrino. Mentre in Veneto è prevista l’attivazione di due nuovi programmi, uno pensato per il futuro della calzoleria, l’altro votato alle tecniche di vendita. La moda, spesso tacciata di superficialità, dimostra insomma lungimiranza nell’investire sull’insegnamento di un mestiere. Gli studenti di oggi saranno la forza lavoro d’élite di domani, con nella testa, nelle mani e nel cuore i segreti di ieri. Un circolo virtuoso importante, specie per un Paese come il nostro, che dell’eccellenza produttiva ha fatto bandiera.