Vanity Fair (Italy)

SE NON VOTI TI PUNISCO

Alle elezioni del 4 marzo si prevede un 30% di ASTENUTI. Ma non è sempre stato facoltativ­o recarsi alle urne, e non lo è ancora oggi, in molte parti del mondo. Ecco quali

- di FRANCESCO BISOZZI

Se state pensando di non recarvi alle urne, siete in buona compagnia. Il «partito del non voto», stando agli ultimi sondaggi, potrebbe sfondare quota 30%: circa un terzo degli elettori risulta indeciso sulla scelta da compiere e non è escluso che diserterà l’appuntamen­to del 4 marzo. Nel 2013 l’affluenza si era fermata al 75%, nel 2008 all’81. In Italia dal 1993 non sono più previste sanzioni per chi si astiene: prima partecipav­a oltre il 90 per cento della popolazion­e. In più di 20 Paesi in giro per il mondo, al contrario, il voto è rimasto un dovere. Ma le armi anti-astensione non sempre funzionano al cento per cento. Il Belgio ha fatto da apripista: per gli uomini il voto è obbligator­io dal 1892. Dal 1949 lo è anche per le donne. Chi diserta le urne rischia una multa salata (fino a 150 euro). Alle elezioni parlamenta­ri del 2014 ha votato l’89% della popolazion­e (circa il 5% ha consegnato scheda bianca). Il voto è obbligator­io anche in altri Paesi europei, come Lussemburg­o e Grecia. Se ne è discusso, invece, nel Regno Unito quando, nel 2016, il 64% degli under 25 non ha votato al referendum sulla Brexit. Al di là delle multe, le pene sono molto più severe in altre parti del mondo. E non si tratta solo dei regimi (in Corea del Nord per votare bisogna registrars­i con un mese di anticipo: chi si rifiuta finisce sotto indagine), in Egitto chi si astiene rischia una pena detentiva di cinque anni. In Bolivia, oltre a perdere il passaporto, si sta fermi un giro: chi diserta viene escluso dalle elezioni successive. Prevista anche un’ammenda pari a un quinto del salario minimo nazionale (circa 50 euro). In Perù non si può fare testamento, cambiare domicilio né rinnovare la patente di guida. In altri Paesi votare è obbligator­io ma ci sono eccezioni. In Argentina, per esempio, può recarsi alle urne anche chi ha compiuto sedici anni, ma solo chi è maggiorenn­e va incontro a sanzioni in caso non voti. Esentati gli over 70. Lo stesso accade in Brasile, dove non vengono puniti nemmeno i cittadini analfabeti. In Ecuador l’obbligo scade a 65 anni. Dal 1924 è obbligator­io votare alle elezioni federali in Australia. Chi si astiene senza una giustifica­zione valida deve saldare una multa che può arrivare a 180 dollari australian­i (oltre 100 euro). Altrimenti si rischia il carcere. Per i fan del voto obbligator­io l’Australia è un modello da seguire, ma nella terra dei canguri il sistema pare essersi inceppato: nel 2016 l’affluenza si è fermata al 91%, il livello più basso da quando c’è l’arma anti-astensione.

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IN FILA Negli Stati Uniti, dove l’affluenza alle ultime Presidenzi­ali è stata del 58%, si dibatte sul voto obbligator­io.

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