Vanity Fair (Italy)

SI SONO MESSI A GUARDARMI COME SE FOSSI MARCIA»

«CIÒ CHE MI È STATO FATTO INFLUISCE ANCHE SULLA MIA VITA SESSUALE. ALCUNI RAGAZZI QUANDO L’HANNO SAPUTO

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si veste”. Come se mettersi una minigonna significas­se andarsela a cercare. Una cosa assolutame­nte disgustosa».

Era la prima volta che ne parlava? «Lo avevo raccontato a mia sorella. E, a 18 anni, avevo trovato la forza di dirlo al mio ragazzo di allora. Il fatto che lui non avesse cambiato atteggiame­nto nei miei confronti... be’, forse solo un po’... mi aveva dato coraggio. Ma in seguito sono uscita con altri che quando l’hanno saputo mi hanno fatto sentire a disagio. All’improvviso cominciano a guardarti come se fossi marcia. Ti fa sentire uno schifo». A quando risalgono gli abusi? «Sono cominciati quando avevo 5 anni. Fino ai 14. Per quanto suoni assurdo, era diventato “normale”. Qualcosa che ti capita tutti i giorni, che fa parte della tua routine. Ero piccola, non potevo sapere che era sbagliato». Come è riuscita a superare un’esperienza del genere? «Non si supera. Ancora oggi non riesco a parlarne senza piangere, come vede. È un qualcosa con cui convivi tutti i giorni, basta una parola, un film, un’immagine e sei di nuovo là. Quello che mi è stato fatto influisce sulla mia vita sessuale e non solo. Ovviamente vorrei che non mi fosse mai successo, dall’altro lato sono diventata la persona che sono anche per quello. Come il mio personaggi­o nel film, anch’io ho un grande sogno». Ovvero? «Lo so che può suonare esagerato, ma vorrei cambiare il mondo. Vedo in giro così tante persone infelici. Ogni giorno mi chiedo: c’è un modo per fare la differenza, per migliorare la vita di qualcuno? Amo il mio lavoro, ma non mi basta. Ho vent’anni e non mi sto dando abbastanza da fare. Ho deciso di creare un’organizzaz­ione per aiutare gli adolescent­i vittime di abusi familiari. Ci sono tanti ragazzi che non hanno un posto dove vivere, hanno bisogno di studiare, prendere un diploma, ricomincia­re una nuova vita. Ho messo abbastanza soldi da parte per comprare una casa dove ospitarli». Pensa di essere già riuscita a cambiare la vita di qualcuno? «Parecchi ragazzi e ragazze mi hanno detto di aver trovato il coraggio di fare coming out in famiglia anche grazie a me. E, adesso, di aver trovato il coraggio di raccontare di essere stati abusati. Di aver superato il senso di vergogna. Ma c’è un episodio in particolar­e che ha lasciato il segno. È successo un po’ di anni fa. Nel mezzo di un raduno di fan, un uomo di 30-40 anni mi si è avvicinato, mi ha preso la mano e mi ha detto: “Non voglio foto, autografi, vorrei solo parlarti per pochi minuti. Ho una bambina di 6 anni e non sono in grado di leggerle le favole per farla addormenta­re”. Si è messo a piangere. “L’altra notte, mia figlia si è accorta che stavo male e mi ha detto: papà, stai tranquillo, neppure CeCe sa leggere”. Si riferiva al mio personaggi­o in A tutto ritmo: gli sceneggiat­ori avevano deciso che fosse dislessico per me, perché io lo sono davvero. Sul serio, posso aiutare le persone facendo l’attrice? Fino ad allora non me ne ero mai resa conto. È per questo che riesco a sopportare un sacco di stronzate, i commenti cattivi, quelli che cercano di farmi del male». Ha mai pensato di affrontare l’argomento degli abusi in un film o una serie tv? «Tempo fa avevo letto una sceneggiat­ura, la storia di una ragazza vittima di molestie, e avevo pensato di interpreta­rla. Ma alla fine ho preferito di no, non mi convinceva, non credo che avrebbe aiutato nessuno. Se mai farò un film che tratta questo tema dovrà essere perfetto. Forse, un giorno, potrei scriverlo io. Mi aiuterebbe psicologic­amente ma sarebbe anche molto difficile. Avrei bisogno di parecchio tempo per farlo». Finora non ha fatto il nome di chi ha abusato di lei. Lo dirà un giorno? «Non lo so. Me lo chiedono spesso. Non sono ancora riuscita a prendere una decisione». Si è mai chiesta se potrebbe abusare di un’altra bambina? «Ci penso costanteme­nte. Tutti i giorni mi domando se mi sto comportand­o da egoista. Sono egoista perché non me la sento di affrontare questa cosa fino in fondo? Perché non ho il coraggio di raccontare ogni singolo dettaglio, trovare le prove? Ho passato anni a cercare di dimenticar­e... (piange ancora più di prima, ma si sforza di parlare). Un giorno, forse, ci riuscirò». Mi dispiace. Non volevo farla star male. «Non si preoccupi. Se qualcuno che ha vissuto un’esperienza simile, leggendo questa intervista, si sentirà meglio, mi basta. Mi ripaghereb­be di tutte le lacrime».

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A VEDER LE STELLE Bella con Patrick Schwarzene­gger, figlio di Arnold, 24 anni, in una scena del Sole a mezzanotte, diretto da Scott Speer.

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