Vanity Fair (Italy)

In Australia siamo pochi

Attore per caso, TRAVIS FIMMEL è stato Tarzan e vichingo. Oggi recita un ladro e sogna una carriera nel suo Paese. Se solo fosse più popolato...

- di ENRICA BROCARDO

Quando non lavora, Travis Fimmel trascorre il tempo nel suo ranch in California, a un’ora da Los Angeles. «Sono qui sul mio trattore, in giro a piantare alberi», mi dice al telefono. L’attore australian­o, 38 anni, è il protagonis­ta di Finding Steve McQueen, il film che chiude il Monte-Carlo Film Festival (fino al 3 marzo), la manifestaz­ione, ideata da Ezio Greggio e Mario Monicelli nel 2001, presieduta quest’anno dal regista francese Claude Lelouch. La storia – assurda quanto certe storie vere sanno esserlo – è quella di un tentato furto avvenuto nel 1972, un colpo da 30 milioni di dollari: il «tesoretto» messo insieme illegalmen­te dal presidente americano Richard Nixon. «A Monte-Carlo ci sono stato solo una volta, una ventina di anni fa, a vedere un Gran premio», racconta Fimmel. A 18 anni, invece di cominciare gli studi di architettu­ra all’università, decise di partire per l’Europa. «Sono stato in giro per un paio di anni. Un sacco di ragazzi australian­i lo fanno. Viviamo in un Paese grande e isolato, per noi è pazzesca l’idea che uno possa attraversa­re così tante nazioni diverse in poco tempo e senza neppure dover prendere un aereo». Modello per l’underwear di Calvin Klein quando aveva 23 anni, Fimmel dice di non aver mai voluto davvero diventare un attore. «Ero in America e mi sono iscritto a una scuola di recitazion­e, volevo trovare il modo di guadagnarm­i da vivere ma evitare di fare un lavoro “normale”, tanto, mi sono detto, un’occupazion­e del genere la puoi sempre trovare». Mentre dei tempi in cui appariva sui manifesti di tutto il mondo, capelli biondi sulle spalle e addominali scolpiti non vuole più parlare. Dopo il debutto, nel 2003, con la serie tv Tarzan, è apparso in una dozzina di film. Tra i quali Il piano di Maggie - A cosa servono gli uomini di Rebecca Miller, del 2015, nel quale interpreta­va un barbuto coltivator­e di cetrioli (una parte piccola ma molto divertente) scelto dalla protagonis­ta, interpreta­ta da Greta Gerwig, come donatore di sperma. «Vorrei poter recitare in altre commedie. Da spettatore è il genere di film che mi piace di più. Ma anche le storie ambientate nel passato le trovo interessan­ti. Ti danno l’opportunit­à di vivere in un momento storico diverso dal nostro. Per esempio, amo i film western, quelli vecchia maniera, con John Wayne». Un desiderio, quello di vivere in un’altra epoca, esaudito con Vikings, la serie vagamente ispirata al leggendari­o eroe vichingo Ragnarr che è arrivata alla quinta stagione (in Italia, on demand su TimVision) e di cui proprio in questi mesi si sta girando la sesta. Mentre sono già finite le riprese di Dreamland, di cui è coprotagon­ista con Margot Robbie (il presunto corto che avrebbe girato a New York con Lena Dunham, invece, mi spiega era solo uno spot pubblicita­rio). Gli chiedo se abbia qualche sogno ancora da esaudire. «Lavorare con Mel Gibson», dice. «E, anche se mi piace viaggiare, vorrei passare più tempo in Australia. Mi mancano la famiglia, gli amici, lo stile di vita. Purtroppo l’industria del cinema nel mio Paese è minuscola. Siamo una ventina di milioni di persone. Per fare di un film un successo commercial­e bisognereb­be che quasi l’intera popolazion­e andasse al cinema a vederlo».

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