Angelina d’Oriente
È la più grande star della Korean Wave. Di professione attrice, PARK SHIN-HYE finisce sulle copertine dei giornali, è testimonial di marchi famosi e fa beneficenza. Vi ricorda qualcuno?
Park Shin-hye è la star che la Corea del Sud stava aspettando. La Korean Wave (o, se preferite, l’hallyu, «l’onda») aveva già tutto per conquistare il mondo: il pop, le serie tv, i rapper, i raduni, l’estetica, uno sterminato seguito sui social. Mancava solo una stella come la sua, in grado di esserne icona e ambasciatrice. Ci era riuscito Psy, ma la febbre Gangnam Style è durata un’estate e a lui mancavano glamour e physique du rôle. Con i paparazzi che la seguono dappertutto, le case di moda che la adorano, le storie d’amore da copertina e la passione per la beneficenza globale, Park Shin-hye invece è una futura Angelina Jolie al kimchi. Il primo Kcon, il festival della cultura pop coreana, si è tenuto nel 2012 in California, poi a Parigi, Città del Messico, Abu Dhabi, New York, Tokyo e lo scorso anno a Los Angeles, dove sono arrivate 85 mila persone. L’hallyu fattura globalmente 4,5 miliardi di dollari ed è soft power nello stesso modo di Hollywood e Bollywood, soprattutto in Asia (è la moda del momento in Medio Oriente). Di tutta questa onda, Park Shin-hye è la nuova icona. Artisticamente, nasce come attrice. Cinema e tantissima tv: ha recitato nel Grey’s Anatomy locale (Doctors) e in un libero adattamento di Pinocchio. Come cantante ha pubblicato una serie di singoli in inglese, il video su YouTube per imparare le sue coreografie ha superato i 9 milioni di visualizzazioni (balla anche benissimo). È stata la prima testimonial coreana di brand come Visa e Swarovski e, come ogni celebrità globale che si rispetti, è molto impegnata nel sociale. Gira il mondo visitando orfanotrofi e campi profughi e ha aperto due Shin-hye Center, in Ghana e nelle Filippine, dove i bambini possono curarsi, giocare e studiare.