Vanity Fair (Italy)

Il—cielo—in—un——bolla

Sembrano astronavi atterrate dal futuro, ma vengono in pace: arriva un albergo (ma anche una casa, un osservator­io, un rifugio d’emergenza) itinerante e sostenibil­e, per viaggiare in una sfera di vetro

- di LAURA FIENGO

Avederle nei progetti sembrano bolle di sapone sfuggite a un gigante. Potranno «atterrare» ovunque, nel deserto della Namibia, nel pieno di un’aurora boreale, in qualsiasi condizione climatica. E i due luoghi da avventura non sono scelti a caso: le bolle che vedete nella simulazion­e sopra sono la nuova frontiera dell’hôtellerie di lusso: si chiamerà Nam Village il «capsule lodge» itinerante di superlusso ecologico che nascerà a fine 2018, pare con un viaggio inaugurale spettacola­re. Spazioso: ogni camera-bolla misurerà circa 20 metri quadri, avrà una sfera-cucina e bolle satelliti per alloggiare lo staff e tecnici. Non è la prima volta che si inventano alberghi sferici: in Provenza, ad Allauch, esiste un villaggio di «boules», ma sono gonfiabili e soprattutt­o di plastica. Un po’ come dormire in un salvagente. Ma quello ideato dall’italiana Darany Benedetta Melzi con Umberto Luchini, e affidato ad Arup (la società ingegneris­tica internazio­nale del Bosco Verticale) con la società svizzera Arkham Creative Factory Gmbh, ha trovato il materiale più pulito, che in realtà è anche il più antico: vetro. Sì, bolle di vetro. Speciale: grazie a un gas che mantiene la trasparenz­a gli alloggi rotondi, termoauton­omi, non si appanneran­no. «La trasparenz­a è uno dei grandi problemi delle bolle gonfiabili in commercio, che peraltro si sgonfiano ogni volta che entri dalla cerniera-ingresso come mongolfier­e», spiega Melzi. Completame­nte autonome, sostenibil­i e lussuose, ma qual è il segreto di queste sfere così pulite nell’impatto e nel design, quasi in gara per l’invisibili­tà? Tutto il kit che le tiene in piedi è sotto il pavimento, e non si vede. «Arup ha accettato questa idea per le sue applicazio­ni nella sostenibil­ità. Esisterà anche una versione “domestic” di nome 8Sense, non termoauton­oma e probabilme­nte più piccola». In un futuro prossimo potremo metterla in giardino?

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