Vanity Fair (Italy)

FUGA DAL SISTEMA

La scelta vegetarian­a, la lotta contro gli haters (e Twitter), un documentar­io sull’ambiente, il progetto di una casa energetica­mente autosuffic­iente su un’isola. A 35 anni, l’attrice e regista francese, già musa di Tarantino, non teme più giudizi: «Ho tr

- di SERENA DANNA foto chRiStiAN mAcDoNAlD

Noi facciamo parte di quella generazion­e che può e che deve cambiare il corso della storia. Io ho deciso di agire». Mélanie Laurent – scoperta da Gérard Depardieu e consacrata da Quentin Tarantino in Bastardi senza gloria – ha scelto di dedicare la sua notorietà alla causa del cambiament­o climatico. Non è un hobby, né un capriccio: per l’attrice francese, 35 anni, decine di film all’attivo, la militanza è diventata un’ossessione. Non mangia carne, le sue docce non durano più di 3 minuti, e sta costruendo una casa energetica­mente autosuffic­iente: «uno spazio per vivere fuori dal sistema». Nel 2015 ha realizzato insieme allo scrittore Cyril Dion il documentar­io Domani, che esplora esempi virtuosi per scongiurar­e la catastrofe ambientale. La incontriam­o a San Francisco, dove è stata scelta da Cartier come innovatric­e nel nome di Alberto Santos-Dumont, il grande aviatore esplorator­e del ’900 a cui il marchio di lusso ha dedicato una nuova collezione di orologi maschili. Sul palco, pronuncia parole che sembrano arrivare dal secolo scorso: boicottagg­io, resistenza, rivoluzion­e. Quando ci infiliamo in auto per andare in hotel, ha l’aspetto fiero e stanco di una politica in campagna elettorale. È sempre stata così? «Provengo da una famiglia politicame­nte attiva. Credo sia parte del mio Dna combattere per la giustizia: mi viene naturale scendere in strada per dire no. A 22 anni c’è stata la svolta». Che cosa è successo? «La mia popolarità cresceva. Un giorno un grande marchio mi ha proposto di fare da testimonia­l. Invece di essere felice, ero tormentata dai dubbi. Ho chiesto un parere a Greenpeace, e la loro risposta è stata: “Sono i peggiori, però offrono tanti soldi”. Così, sono

volata in Indonesia a vedere le coltivazio­ni di olio di palma. Al ritorno ho deciso di declinare. E posso dirle una cosa?». Certo. «Rifiutare quel denaro mi ha fatto sentire molto orgogliosa. Successiva­mente sono tornata in Indonesia e ho visto con i miei occhi la deforestaz­ione. Un giorno ho preso tra le braccia un cucciolo di orangotang­o: era l’ultimo della foresta. Per anni avevo dichiarato che non me ne fregava niente della politica perché non avevo rispetto per i politici. Ma ero giovane e stupida». La maternità è stata un punto di svolta? «È stato allora che il documentar­io è diventato realtà. Mi sono detta: non so se cambierò qualcosa, ma voglio essere certa che quando mio figlio mi dirà “mamma viviamo all’inferno”, potrò rispondere: “lo so, ma io ho provato a fare la mia parte”». Non ha mai paura di non essere presa sul serio? «Il mio impegno non è arrivato dal nulla. Faccio parte da anni di una ristretta cerchia di artisti engagé. I francesi possono essere molto cattivi (nel 2014 è diventato virale in rete un video dal titolo Compilatio­n d’égocentris­me en interviews che la ridicolizz­ava), ma per una volta non mi hanno giudicata male. Certo, i più crudeli avranno pensato: “È solo un modo per essere più famosa”, ma le rivelerò un segreto: non me ne frega niente. Non leggo mai cosa scrivono di me. Gliene dico un altro». Prego. «Il documentar­io ha avuto successo perché abbiamo raccontato storie positive. La gente vive in un mondo finto e vuole vedere solo il lato luminoso delle cose. Se penso al tempo che si trascorre twittando su qualsiasi argomento, e poi quando si tratta di fare qualcosa per l’umanità non si investe neanche un secondo… Qualcuno dirà che solo una pazza può passare 3 anni su un documentar­io ambientali­sta. Ma pazzo è chi non capisce che l’ecologia è l’unica battaglia che riguarda tutti, ricchi e poveri, bianchi e neri. Cosa si sta facendo per scuotere le coscienze? Dove sono gli ecologisti? Dove sono le femministe?» Di sicuro c’è chi ci prova. «L’artista algerino Adel Abdessemed, da sempre impegnato nella denuncia della violenza contro gli animali, è stato invitato a esporre a Lione un video che mostra galli in fiamme. Era una messa in scena, ma dopo aver visitato l’esposizion­e un tizio ha twittato: “Questa mostra è uno scandalo!”. Tantissimi gli sono andati dietro. Sa come è finita? L’artista ha dovuto ritirare l’opera. Questa per me è letteralme­nte la fine del mondo: individui che anonimamen­te possono decidere cosa è arte. Sprecano energia per odiare tante minuscole cose quando dovremmo odiare solo i governi». È parecchio arrabbiata. «Non più. Il mio io si è riempito di felicità perché sto agendo». Non sente mai contraddiz­ione tra il suo pensiero radicale e il suo stile di vita? «Ho trovato la mia strada per la rivoluzion­e. Sono diventata vegetarian­a, sto costruendo la mia casa su un’isola che si alimenta di energia solare. Compro solo vestiti di ottima qualità oppure vintage, seleziono brand e progetti, utilizzo poca acqua. Davanti a ogni prodotto mi chiedo sempre: ne ho davvero bisogno? La risposta è spesso no. Ho solo bisogno di più amore, l’unica cosa che conta».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy