Vanity Fair (Italy)

TRADIRE È UN PO’ CAPIRE

- di MASSIMO GRAMELLINI Caro Massimo,

Ho 25 anni e da cinque amo un ragazzo sensibile, intelligen­te, attento, responsabi­le. La nostra è stata una storia iniziata per caso, non cercavamo niente di serio ma, a forza di ripetercel­o, è diventata la storia «della vita». Gli sono rimasta vicina in momenti difficilis­simi, come la perdita di un genitore, una situazione pesante in casa, la sua ossessione per lo studio e per il successo al limite del maniacale. Sono rimasta perché sono stata ripagata con grandissim­e emozioni, momenti indimentic­abili. E molto amore, così tanto da farmi credere che lui potesse essere l’uomo della mia vita. Poi, pochi mesi fa, la «crisi esistenzia­le», così l’ha chiamata. Un tradimento, confessato parecchie settimane dopo. «Ti ho tradita, forse provo qualcosa per lei, devo stare solo e riflettere, capire quanto male ti ho fatto». Ora provo tanta rabbia e tanto dolore, perché ha spezzato la fiducia cieca che avevo in lui e perché lo amo ancora. Ma sono in bilico: da una parte voglio che torni ad amarmi, dall’altra vorrei solo andare avanti. Che cosa devo fare? —R.

Le probabilit­à che una storia d’amore iniziata a vent’anni duri tutta la vita sono piuttosto poche; che non vada incontro a crisi e slabbratur­e, praticamen­te nulle. Il tempo ci cambia e quasi mai nella stessa direzione. Subentrano nuovi interessi e vecchie conoscenze come la noia, l’incomunica­bilità, l’ansia di evasione. Comprendo la tua sofferenza e la tua sensazione di scoramento. Non è solo l’orgoglio ferito a dettarla, per quanto anche l’ego abbia le sue ragioni. La ferita più profonda che procura il tradimento riguarda la rottura del patto di fiducia. L’amore è un atto di fede, una delle poche esperienze mistiche che ancora ci concediamo in quest’epoca dominata dalla dittatura degli interessi concreti. Il compagno che ci tradisce non tradisce noi, ma il patto informale che avevamo sottoscrit­to insieme. Però, quando un amore non ci rappresent­a più, il vero tradimento consiste nel rimanerci dentro. Bisogna resistere, per rispetto verso ciò che ha rappresent­ato, ma solo fino a un certo punto, oltre il quale l’accaniment­o sentimenta­le si trasforma in una scelta ipocrita, un modo sottile per tradire il se stesso che si è diventati. Chi tradisce sbaglia sempre i modi e i tempi, questo è sicuro. Ma talvolta ha il merito di guardare con più chiarezza la situazione che il tradito si ostina a rimuovere. Non sto parlando del colpo di testa di una sera, per quanto anche quello rappresent­i la spia di qualcosa che non va. Ma se un uomo o una donna arrivano a iniziare un’altra storia, superando le remore e i blocchi psicologic­i che una simile decisione comporta, significa che, al di là dell’esito della nuova avventura, la vecchia è giunta al capolinea. Potrà forse rinascere, ma solo su basi diverse. La prima delle quali è che la «parte lesa» esca dai panni della vittima offesa e accetti di affrontare la realtà. Il tradimento, come qualsiasi altro cambiament­o, non capita mai «all’improvviso». Viene annunciato da una serie di segnali: il sesso che langue o si riduce a una pratica da sbrigare, la comunicazi­one di coppia che balbetta, i progetti per il futuro che latitano. Molte coppie lo superano e ripartono. La maggioranz­a invece si sgancia. Di solito avviene quando il tradimento non è la causa della crisi, ma l’effetto. Se continui a considerar­lo l’uomo per te, è giusto che ti interroghi, da sola e con lui, sulle ragioni che ancora vi tengono insieme. Può darsi che tu scopra di essere innamorata del ricordo di qualcosa che non esiste più. In quel caso ti suggerisco di non cedere all’autoingann­o che spesso scambia la paura della solitudine per coraggio d’amare. Andare avanti senza farvi più del male è la priorità per entrambi. Andare avanti insieme è invece soltanto una possibilit­à, che merita di essere esplorata in nome del sentimento che vi ha unito per tutta la prima parte della vostra giovinezza, ma che non va trasformat­a in un obbligo o in un’ossessione. L’importante è che tu abbia ben chiara una cosa: il tradimento non è mai un giudizio sull’altro (in questo caso su di te), ma sulla coppia. Se una coppia fallisce, non significa che la fallita sia tu. Anche se per qualche tempo ti sentirai tale, perché in quella coppia avevi messo tutta te stessa.

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