Il salva-bambini
Il 13 maggio tornano in piazza le azalee di Airc, per sostenere la ricerca contro i tumori. Lotta che Ignazio Caruana conduce all’avanguardia
Ignazio aveva appena finito le superiori quando è andato a insegnare in una strana classe, a Pavia. C’erano bambini africani, sudamericani, sopravvissuti alle guerre della ex Jugoslavia e del Medio Oriente. Alcuni non parlavano nemmeno l’italiano eppure, in un qualche modo misterioso, riuscivano a comunicare. Tra loro c’era anche una bimba di otto anni, in cura al reparto di oncoematologia del San Matteo. Sapeva di essere malata, conosceva ogni dettaglio delle sue cure e intendeva passare in ospedale il minor tempo possibile. Preferiva trascorrere le ore pomeridiane in quella strana classe, a giocare. Fino a quando la malattia ha avuto la meglio sulla voglia di vivere. La sua morte ha spezzato il cuore di molti, anche quello di Ignazio. «In quel momento ho deciso di fare qualcosa, e l’unica cosa che potevo fare era mettermi a studiare», racconta. Ignazio Caruana, nato nel 1982 a Monopoli, laureato in Biotecnologie a Pavia, futuro papà (la sua compagna Gerrit, pediatra oncoematologa, partorirà a breve), è oggi uno degli scienziati che fanno parte del progetto In viaggio con la ricerca di Airc, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, programma di donazione continuativa per finanziare studiosi promettenti. «Finita l’università, ho capito che sarei dovuto andare all’estero», spiega. «Mi hanno accolto al Baylor College of Medicine a Houston, Texas, uno dei centri cardine dell’innovazione in campo oncoematologico e terapia genica. Ci sono rimasto sei anni. Adesso sono tornato in Italia: avevo presentato le mie ricerche ad alcuni congressi internazionali e ho ricevuto un’offerta di lavoro dal professor Franco Locatelli, proprio il medico che dirigeva il San Matteo quando io ero a Pavia. Adesso Locatelli è al Bambino Gesù di Roma e io l’ho seguito». Una coincidenza, un cerchio che si è chiuso. O meglio riaperto. Gli studi di Ignazio che fondono immunoterapia (e lo studio del microbioma, nelle foto) con terapia genica («in sintesi: insegniamo alle cellule sane a combattere il tumore con le loro armi, risparmiando ai bambini la tossicità dei farmaci tradizionali») presentano risultati incoraggianti. «Abbiamo trattato una prima paziente con questo metodo, la bambina sta bene, il tumore si è notevolmente ridotto», racconta Ignazio. Volete sostenere questo e altri progetti simili? Donate il vostro contributo (informazioni sul sito inviaggioconlaricerca.airc.it). E, nel frattempo, domenica 13 maggio, in occasione della festa della mamma, troverete in 3.700 piazze italiane le tradizionali azalee dell’Airc, la cui vendita, solo negli ultimi cinque anni, ha permesso di investire oltre 64 milioni di euro in studi su prevenzione e cura dei tumori femminili.