L’amico del pazzo
L’ex assassino Dexter MICHAEL C. HALL diventa buono in una serie. Ma le fantasie oscure lo attirano ancora
Il lupo cattivo non sta fuori dalla porta, ma dentro casa. È questa la premessa della miniserie Safe, dal 10 maggio su Netflix: presentata al festival Canneseries, segna un cambio di rotta per Michael C. Hall. Archiviata la carriera di serial killer in Dexter, l’attore si trasforma in Tom, pediatra vedovo alla ricerca della figlia scomparsa. Il complesso residenziale super blindato dove vive dovrebbe tenere lontani i pericoli del mondo, salvo rivelarsi un covo di segreti, misteri e pericolose bugie. «Mi diverte di più interpretare l’uomo comune integerrimo piuttosto che il pazzo criminale? Non credo, forse perché non sono mai stato un bravo bambino», precisa l’attore. «Anzi ero una peste, fingevo di comportarmi bene solo per carpire la fiducia degli adulti. Sono scappato di casa varie volte, ma senza allontanarmi per più di due isolati, e una volta mi sono perso in un edificio abbandonato per quasi un’ora, ma a me sembrava un’eternità. Per fortuna mi ha trovato il padre di un amichetto». Sentirglielo dire senza alcun accenno di sorriso e con il solito look total black (con l’eccezione dei calzini a righe rosse e blu) fa venire i brividi: «So cosa vuol dire perdere chi ami, come accade a Tom: papà è morto quando ero ragazzo e non ho ancora sciolto i nodi di quel trauma. Non mi consola neppure l’idea dell’aldilà: non me lo immagino come una forma binaria – inferno e paradiso – ma come una zuppa gigante dove si mescola tutto». Maestro della «poker face», Michael C. Hall ha un debole per le storie ambigue: «Più che l’era d’oro della tv, a me sembra di vivere in quella di platino, dove tutti i racconti poco convenzionali vengono incoraggiati. Pensavo che fare il becchino per Alan Ball in Six Feet Under sarebbe stato il massimo dell’imprevedibilità, poi l’assassino-giustiziere Dexter mi ha totalmente spiazzato e ora chissà cosa mi aspetta dopo. Il mio ruolo dei sogni è quello che non riesco ancora a immaginare e mi permetterà di dar sfogo alle mie fantasie più oscure, quelle che puoi permetterti il lusso di vivere solo in una zona franca e protetta, come il palco o davanti alla macchina da presa».
«NON ERO UN BRAVO BAMBINO. FINGEVO DI ESSERLO PER AVERE LA FIDUCIA DEGLI ADULTI»