Vanity Fair (Italy)

La scelta dicate

festiVaL Di CaNNes 2018

- di paola jacobbi foto FabRiZio MalTESE

Ultime dalla Croisette per un’edizione, la numero 71, che si annuncia molto diversa dal recente passato. Con tanto spazio alle star e alle donne. Da Cate Blanchett, presidente della giuria, ai film in concorso, fino alle iniziative di protesta sugli scandali sessuali nel cinema. Meno Hollywood e più impegno, comunque, in una kermesse in cui protagonis­ti saranno soprattutt­o i registi. Nessuno spazio per Netflix, per i selfie e un certo Weinstein

Fino a un anno fa, Cannes aveva un re, si chiamava Harvey Weinstein e faceva il bello e il cattivo tempo. Di giorno combinava affari digrignand­o i denti da squalo, di notte andava per feste in cerca di facili prede. Ora il re è caduto, è in un esilio che si suppone dorato ma triste, circondato da avvocati e schifato anche da quelli che un tempo lo veneravano. Come prima mossa, in risposta al clima creatosi dopo lo scoppio degli scandali sessuali a Hollywood e non solo, Thierry Frémaux, direttore del festival, ha deciso di dare alle donne più spazio del solito, per esempio affidando la presidenza della giuria a Cate Blanchett. Non è la prima volta che una donna si trova a capo del gruppo di esperti eccellenti che decidono a chi assegnare la Palma d’oro, ma quest’anno tutto ha un sapore diverso. Anche la composizio­ne, volutament­e sbilanciat­a a favore delle donne (5 a 4), è chiarament­e un messaggio politico in direzione dei movimenti #metoo e Time’s Up. Sarà un’edizione, la 71esima, con qualche festa in meno e qualche dibattito in più. Uno degli appuntamen­ti più attesi è l’incontro internazio­nale a cui parteciper­à anche l’italiana Jasmine Trinca a rappresent­are l’associazio­ne Dissenso comune. «Dovrebbe portare a formare una federazion­e che avanzi proposte concrete comuni, come la creazione di un codice etico, l’estensione dei tempi per presentare le denunce per molestie e la richiesta avanzata già dalle francesi di raggiunger­e entro il 2020 un 50 e 50 nella parità di genere sui luoghi di lavoro», ha detto l’attrice che, un anno fa, ha vinto proprio a Cannes il premio come miglior interprete della sezione «Un certain regard» per il film Fortunata di Sergio Castellitt­o. Nella selezione ufficiale, Frémaux ha scelto tre film diretti da donne registe, uno di questi è Lazzaro felice dell’italiana Alice Rohrwacher. Tanti, pochi? Non importa. Importa che siano buoni e che non si crei una di quelle situazioni per cui vengono premiati film a firma femminile solo per motivi di «correttezz­a politica». E questa, c’è da scommetter­e, sarà una delle polemiche strisciant­i di tutto il festival. Quanto al resto, Frémaux ce l’ha messa tutta nello scegliere molto cinema «difficile», «da festival»: tante cinematogr­afie periferich­e, tante storie le cui trame, lette ad alta voce da Checco Zalone, suscitereb­bero grasse risate. (Esempio: due lebbrosi scappano dal lebbrosari­o e vanno alla scoperta del mondo è il plot di Yomeddine del regista egiziano Abu Bakr Shawky). Praticamen­te nulla la presenza hollywoodi­ana, se si esclude Solo: A Star Wars Story, il prequel di Guerre stellari diretto da Ron Howard. Qualche star ci sarà, comunque, da Penélope Cruz e Javier Bardem a Jake Gyllenhaal e Adam Driver, da Marion Cotillard a Isabelle Adjani, una delle ultime dive che farà un ritorno trionfale sul tappeto rosso più famoso di Francia. Ma a Cannes, le vere star, sono i registi. Per esempio, Matteo Garrone (secondo italiano in corso) porta Dogman, film di cui si dice già che sia scandaloso e bellissimo. Spike Lee si rivede sulla

Croisette con Blackkklan­sman. Ha sempre avuto un rapporto di odio-amore con il festival: indimentic­abile la sua arrabbiatu­ra quando la giuria presieduta da Wim Wenders assegnò la Palma d’oro al debuttante assoluto Steven Soderbergh per Sesso, bugie e videotape anziché a Fa’ la cosa giusta. E quest’anno chissà se Spike e Wim si incontrera­nno, anche solo casualment­e. Il regista tedesco è fuori concorso con l’atteso documentar­io-intervista su Papa Francesco. Parlando del festival imminente, Anne Thompson, «guru» del sito specializz­ato Indiewire, ha detto: «Quest’anno Venezia e Telluride (festival piccolo ma in grande ascesa che si svolge in Colorado a fine agosto, ndr) saranno favolosi». Battuta cattiva che, però, contiene una verità: Cannes sarà anche il più grande festival del mondo, ma la strada di Thierry Frémaux, il suo direttore artistico, quest’anno è stata così irta di ostacoli che non si sa bene che cosa aspettarsi. Per esempio: Frémaux ha «perso» il film di Xavier Dolan, il giovane regista canadese che ha deciso di disertare, forse in polemica contro il gigantismo di Cannes. Inoltre, Frémaux è finito tra l’incudine e il martello tra gli esercenti cinematogr­afici francesi e Netflix, la piattaform­a digitale ormai produttric­e di molti e interessan­ti film che un festival come Cannes «non può non avere». Hanno vinto gli esercenti e Frémaux ha sbattuto la porta in faccia a Netflix. Vi sembrerà una questione di lana caprina, ma non lo è. C’è in gioco il futuro di un’industria intera che non sa ancora come gestire il rapporto con nuove tecnologie e nuove forme di comunicazi­one. Nel dubbio, intanto, una scelta antistoric­a: Frémaux proibisce i selfie sul red carpet. In compenso, fa tornare il figliol prodigo: il regista danese Lars von Trier, diventato «persona non gradita» dopo che, nel 2011, aveva dichiarato di essere «nazista» durante una conferenza stampa. Sarà presente (fuori concorso) con il film The House That Jack Built con Uma Thurman e Matt Dillon. Chissà che, tra sette anni, non si riaprano le porte anche al reietto Harvey Weinstein.

«vogliamo entro il 2020 un 5o e 50 nella parità di genere sul lavoro» Jasmine Trinca

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stelle fuori concorso Wim Wenders, 72 anni, con Papa Francesco, 81, protagonis­ta del suo documentar­io Un uomo di parola. Sotto, il cast di Solo: a Star Wars Story.
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 ??  ?? lA regINA presIdeNTe Cate Blanchett, 48 anni, australian­a, due Oscar: guiderà la giuria del 71° Festival di Cannes, dall’8 al 19 maggio.
lA regINA presIdeNTe Cate Blanchett, 48 anni, australian­a, due Oscar: guiderà la giuria del 71° Festival di Cannes, dall’8 al 19 maggio.
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