i Volti Del monDo
il grande atlante della bellezza
Avete mai provato a googlare «donne belle»? I primi degli oltre 58 milioni di risultati sono modelle da calendario e attrici in pose sexy. Per andare oltre i canoni e i cliché, la fotografa Mihaela Noroc da Bucarest (Romania) ha girato il mondo in quattro anni. Dalle favelas brasiliane all’altopiano del Tibet, dalla Foresta Amazzonica a Milano e Napoli. Con lo zaino in spalla e la forza di chi parla cinque lingue, ha realizzato oltre 2.000 ritratti per un unico obiettivo: scardinare il concetto di bellezza femminile. The Atlas
of Beauty (Penguin Books) contiene cinquecento di quegli scatti: volti imperfetti e al naturale. «Spesso le cose necessarie succedono per caso», racconta Mihaela Noroc via Skype: è in Giappone, già al lavoro al suo secondo libro, praticamente la continuazione del primo. «Nel 2013 mi trovavo in vacanza in Etiopia. Avevo 28 anni, la fotografia era un hobby, idem i viaggi. Sono rimasta affascinata dalle donne che ho incontrato: tutte diverse per appartenenza culturale, tutte splendenti come stelle mentre lavoravano sodo e, addirittura, subivano forme di discriminazione. Ho pensato: se un solo Paese offre così tante storie, figuriamoci gli altri 195». In quel momento Mihaela Noroc ha deciso che la bellezza femminile più nascosta, e meno ovvia, meritava maggiore attenzione. In Israele ha ritratto Rikki, un’appassionata di vestiti vintage; in Romania Magda, un’organizzatrice di sfilate di moda con modelle in carrozzina. Ma la sua «preferita» resta Anja: «Di origini polacche, è nata senza la gamba destra. Oggi è determinata a diventare un’atleta paralimpica. Il suo fascino si chiama coraggio. In lei, in loro non c’è la pressione di apparire in un certo modo. Mi auguro che The Atlas of Beauty incoraggi le donne a fare altrettanto, a valorizzare la bellezza «diversa». Spero che il messaggio arrivi forte e chiaro anche agli uomini». Li immortalerai mai? «Non riesco a entrarci in contatto. Quando ho avuto la mia prima macchina fotografica, ero una sedicenne troppo timida per scendere in strada e rubare qualche scatto ai passanti; ho cominciato con mia madre e mia sorella: involontariamente mi hanno indicato quelli che sarebbero diventati i soggetti a me più cari».