Giuseppe Conte, il resiliente
Inizio in salita, con il curriculum «gonfiato». Dopo due mesi e mezzo di governo, il premier ha lavorato per essere sempre meno «trasparente». E ora incassa l’amicizia di Trump (e le chiavi del suo paese)
Avolte un uomo gira il mondo per cercare se stesso. E poi torna a casa per ritrovarsi. Giuseppe Conte aveva lasciato che era bambino la sua Volturara Appula (Foggia) per la vicina San Giovanni Rotondo, dove papà Nicola aveva iniziato a lavorare come segretario comunale. Mezzo secolo dopo, ci ritorna per ricevere le chiavi della città. E si ritrova presidente del Consiglio. «Non ci avrei mai creduto», ha confessato. Le sue dieci settimane e mezzo a Palazzo Chigi sono divise in due fasi. La prima è quella della trasparenza tanto cara ai grillini, ma declinata in senso fisico. Unico premier al mondo scelto dai suoi due vice (Matteo Salvini e Luigi Di Maio), nel primo mese è praticamente invisibile. Inciampa su alcune voci di studi all’estero inserite nel curriculum («Tornando indietro, scriverei soltanto: “Giuseppe Conte, avvocato”», ironizza oggi) e sul nome di Piersanti Mattarella, fratello del capo dello Stato ucciso dalla mafia («Un congiunto»). Si fa oscurare dai continui annunci di Salvini e si fa filmare mentre, durante un discorso alla Camera, chiede a Di Maio se «posso dire che...», beccandosi un secco «No». Ma l’avvocato ha tra le sue doti la resilienza: «Sono pragmatico anche nell’inquietudine. Sono ottimista di natura e solido mentalmente». Pian piano, seconda fase, la sua figura inizia a emergere: duro lavoro («dalle 8.30 alle 23»), stile impeccabile, qualche guizzo ironico. Si muove come un direttore d’orchestra: quello che, più che comandare, deve armonizzare tra loro le diverse voci del governo. Dopo un battesimo internazionale piuttosto incerto al G7 in Canada, il premier trova pure un amico oltreoceano. A fine luglio viene ricevuto con tutti gli onori a Washington da Donald Trump, che lo definisce «fantastic», approva il «suo» operato (specie sull’immigrazione) e si fa immortalare con lui nello Studio ovale. Adesso, dopo la Casa Bianca, «l’amico di Trump» va in visita alla casa di Volturara Appula, a ricevere la cittadinanza onoraria. «È un paese di 300 anime». E ironizza: «Tenendo fuori galline e pollame vario».