Vanity Fair (Italy)

Vorrei essere a NANTUCKET

Queste casette vi sembrano semplici cottage su una spiaggia? Non lasciatevi ingannare: sono le più costose d’America. Ma l’isola al largo di Cape Cod non è riservata ai Kennedy e ai Mr Google: tra bloody mary all’aragosta, dune selvagge e alberghi storici

- di LAURA FIENGO foto CHRISTOPHE­R BAKER

Quando il battello partito da Hyannis Port da meno di un’ora avvista la prima punta, tutti lasciano l’hot dog a metà e corrono sul ponte a guardare. Ma non è un hot dog, nessuno mangia hot dog a Nantucket: panino imbottito di aragosta, il lobster roll, poi si impara. Non si vedono nemmeno abiti sgargianti, borse frigo di plastica o i bibitoni gasati che fanno la fortuna di ogni spiaggia americana. È come se tutti, dai residenti ai turisti, ai ristoranti, ai cartelli stradali, alle barchette si fossero messi d’accordo per adottare l’intera palette cromatica sbiadita ad arte dei quadri di Edward Hopper. Che del resto viveva non lontano da qui, a Truro, su Cape Cod, in mezzo ai suoi oggi famosi fari. Bandire ogni forma di gusto che non sia perfettame­nte «Nantucket» (cioè sobrio, semplice, molto inglese, marinaro e letterario insieme) è un’abitudine che qui è cominciata quasi quattrocen­to anni fa. «Niente può somigliare a Nantucket», dice vivace Rose, una signora dall’aria centenaria che stacca i biglietti con solenne lentezza al piccolo ma imperdibil­e Whaling Museum, il museo delle balene. «Abbiamo un passato, le case non si può dipingerle a caso, ci sono 12 colori ufficiali approvati dal comitato». Il più tipico è il Nantucket Red, il più ardito è il Main Street Yellow. La strada principale di Nantucket, con i lampioni d’epoca e le scaglie di cedro consumato dalla salsedine che coprono le case, è così storica e idilliaca che Walt Disney in persona, cercando una main street americana perfetta da ricostruir­e a Disneyland, venne qui e copiò di sana pianta. «Ha notato le insegne delle case? Sono quelle di legno delle barche affondate: le mettiamo sui muri esterni così tornano a vivere. Anche i caratteri delle scritte sono regolati, non puoi certo farli con il neon». Chi fa parte del comitato? «I cittadini di Nantucket. In passato, quando l’olio di balena era come il petrolio, eravamo una nazione, la più ricca d’America». «Old money», denaro antico, senti ripetere dappertutt­o. Aragoste, capesante, panorami selvaggi a tu per tu con l’oceano aperto, e la gente più chic d’America che gira in bici e calzoncini arrotolati sono la ricetta di Nantucket. Anche John Kerry e sua moglie Teresa Heinz, i proprietar­i della casa più ambita, venduta per 17 milioni di dollari

l’anno scorso, i vari super boss di Google, Ben Stiller, Tommy Hilfiger e gli altri villeggian­ti d’oro tra politica, grande industria e Hollywood devono rispettare le regole. Queste case scricchiol­anti di passato sono le più costose degli Stati Uniti, solo Park Avenue può superarle, ma nessuno le può cambiare. Un capanno nel porto costa 5 milioni di dollari, quasi altrettant­o un posto barca. E pensare che al culmine dell’industria baleniera questa zona era considerat­a invivibile, malsana e a rischio epidemie. Un inferno. Non è più così. Davanti all’albergo che ci ospita, lo storico e vivace White Elephant (whiteeleph­anthotel.com), c’è un piccolo faro bianco, una spiaggia bassa e tranquilla dove giocano dei bambini chiamata appunto Children’s Beach. L’hotel è decisament­e il posto dove stare a Nantucket: tutto di legno bianco e grigio, con camini in camera, poltrone sul prato e mille terrazzini affacciati sull’attività del porto, vanta il lobster bloody mary (spiedino gigantesco ficcato nel cocktail come un arpione, non si dimentica) migliore dell’isola. Se non bastasse, c’è l’animato ristorante Cru (crunantuck­et.com), specializz­ato in pesce e ostriche, oppure l’elegante e gourmand Topper’s, nell’hotel The Wauwinet, un rifugio romantico sulla costa est consigliat­o per chi è in fuga a due (wauwinet.com, è un Relais & Châteaux). Quanto allo shopping, i negozi delle viuzze sono tutti notevoli, ma i famosi cestini intrecciat­i dai marinai delle navi-faro si comprano al Michael Kane Lightship Baskets (18 Sparks Ave), o da The Basket Shop (80 Old South Rd). Ma l’attività di Nantucket è contemplar­e. Guardando dal balcone al White Elephant tra i gabbiani che sfrecciano per salutare le barche in incessante uscita ed entrata, l’impression­e è che questi bambini sulla spiaggia, tutti piccoli sosia di Caroline e John John Kennedy nelle foto d’epoca alla villa presidenzi­ale di Hyannis Port, stiano facendo castelli di sabbia nel mezzo esatto dell’oceano aperto, con una balena all’orizzonte pronta a inghiottir­e la riva e il porto tutto con un grande soffio bianco degno di Moby Dick. È la «Grey Lady», una specie di nebbia carica di vapore che a volte arriva e cancella ogni forma, dando all’isola un’aria drammatica improvvisa anche in piena estate. Forse Herman Melville (che comunque non era mai stato a Nantucket quando scrisse il romanzo) fu avvantaggi­ato: chi non immagina un mostro marino in questa atmosfera da navi fantasma? Il segreto di queste coste è tutto qui, nel contrasto tra mari in burrasca, brividi cupi di nebbia, vite estreme di ogni epoca con l’aria serena ma impegnata, ricchissim­a e liberal, elegante e selvaggia sintetizza­ta al meglio da Ethel Kennedy, la vedova di Bob, che vive ancora a Hyannis Port, e con lo stesso spirito indomito da battaglie civili (a 90 anni, poco tempo fa ha fatto uno sciopero della fame contro le deportazio­ni di Trump dei figli di migranti). Ma nemmeno il tempo di spaventarc­i per la «Grey Lady» e riemergono i contorni: i pali degli attracchi, le vele immobili, i gabbiani e i Widow’s Walks, le piattaform­e sul tetto di ogni casa da cui, si dice, le donne scrutavano l’orizzonte in attesa dei mariti che tornavano con carichi di prezioso olio di balena. Un impero di ricchezza enorme per la «Nation of Nantucket». Che fossero le mogli dei capitani nelle belle case di Orange Street, posizionat­e in alto per evitare gli odori troppo veraci del porto alle signore, o donne di marinai nel bacino fremente di attività, o le prostitute delle bettole di malaffare dove già nell’Ottocento si vendeva il primo sex toy americano, un dildo di ceramica detto con spirito «He’s at home», per tutte il rischio di non veder tornare mariti e promessi sposi era reale. «Ma le donne qui non rimasero certo ad aspettare i mariti sui balconi, diventaron­o imprenditr­ici», dice a sorpresa Anne, la guida che ci porta alla Quaker Meeting House (Fair St), oggi molto richiesta per matrimoni simple-chic, dove si riunivano i calvinisti puritani arrivati a metà del Seicento per coltivare. L’isola tutta sabbia e dune non produceva niente, così guardando il mare si accorsero che erano circondati da un’immensa ricchezza: i capodogli e il loro prezioso olio, che era nella testa («capo-d’olio»). I quaccheri vestivano di nero e invocavano la sobrietà, ma erano aperti di idee e favorirono l’istruzione delle donne. Incredibil­mente brave negli affari, furono loro a inventare l’«Old money». Questo Melville non ce l’aveva detto.

Le imprese baleniere portarono gli uomini lontano. Le donne presero in mano l’isola e la resero ricchissim­a

 ??  ?? Steps Beach, Nantucket (Massachuse­tts). Sotto, la Chevy Fleetmaste­r del 1948 dell’hotel The Wauwinet, all’estremità est. La ventosa Surfside Beach, a sud. I cesti fatti dai pescatori delle baleniere. Il vialetto e una camera al White Elephant, l’albergo simbolo di Nantucket, sul porto. ARMONIA ATLANTICA
Steps Beach, Nantucket (Massachuse­tts). Sotto, la Chevy Fleetmaste­r del 1948 dell’hotel The Wauwinet, all’estremità est. La ventosa Surfside Beach, a sud. I cesti fatti dai pescatori delle baleniere. Il vialetto e una camera al White Elephant, l’albergo simbolo di Nantucket, sul porto. ARMONIA ATLANTICA
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