Leclerc, passione rosso fuoco
CON LE MACCHININE
Quando sentiva le auto da corsa passare sotto casa, allungava il collo e cercava con lo sguardo quella rossa. Ha cominciato a farlo a 4 anni, il neo-pilota Ferrari Charles Leclerc, mentre giocava con le macchinine in terrazza a Monte Carlo: «Il rumore dei motori al Gran Premio è il ricordo più vivo della mia infanzia».
SENZA PAURA
La prima volta che è salito su un kart, suo padre si è fermato a bordo pista e ha iniziato a gesticolare: «Dopo alcuni giri mi sono accorto di non avere il casco, per me contava solo guidare». Velocità e sangue freddo, vince al debutto in GP3 e in Formula 2. Nessuna responsabilità lo spaventa.
RIALZARSI SEMPRE
Si forma a Brignoles, sul kartodromo gestito dalla famiglia del compianto pilota Jules Bianchi, una specie di fratello maggiore. Nel 2015 reagisce alla sua morte, poi l’estate scorsa pure a quella del papà Hervé: «Pochi giorni dopo ho vinto una gara a Baku, il risultato più importante della mia carriera».
LO VOLEVA MARCHIONNE
Dal 2016 nella Driver Academy della Ferrari, ha un legame molto stretto con l’Italia: «Il 90 per cento delle gare di kart sono lì». Ha una fidanzata di Napoli e conosce la lingua alla perfezione: da tempo Sergio Marchionne aveva messo gli occhi su di lui, indicandolo come possibile nuovo campione.
IL MITO SENNA
Faccia pulita, sguardo vispo («La Ferrari è il sogno di tutti i piloti, anche di quelli che non lo ammettono»). Riflessivo, mai una parola fuori posto. L’esatto contrario del coetaneo Max Verstappen, l’altro enfant prodige della Formula 1, con cui da sempre convive a fatica sui circuiti: «Non scendo in pista per farmi amici. E non ho idoli tra quelli con cui gareggio. L’unico mito è Ayrton Senna». Gli avversari sono avvertiti.