Vanity Fair (Italy)

CHI TROVA UN SET

TROVA UN AMICO

- di ENRICA BROCARDO

L’attrice di La La Land torna alle origini e alla tv, con la serie Maniac che affronta problemi mentali e cure farmaceuti­che. Dove si scopre però che la vera medicina nella vita sono i rapporti umani perché «aiutarsi è la cosa che ci fa stare meglio in assoluto»

Giusto un paio di giorni prima di incontrare Emma Stone per il lancio della serie Maniac, a cercare il suo nome in Rete venivano fuori per lo più commenti e previsioni sul presunto nuovo amore del suo ex, Andrew Garfield, paparazzat­o a Malibu in compagnia dell’attrice Susie Abromeit. Il che spiega, forse, l’insistenza con la quale mi viene più volte ribadito che durante l’intervista non sono assolutame­nte ammesse domande personali. Eppure, quando entro nella stanza, la trovo da sola. A differenza di quanto succede con molte sue colleghe, non c’è nessuno – assistente, ufficio stampa, pierre – seduto nei dintorni ad ascoltare e a bloccare possibili domande inopportun­e. Stone indossa un sobrio completo piedde-poule dal taglio maschile, i capelli lisci terminano in un ricciolo che le lambisce le spalle. Il resto è come te lo aspetti: le labbra rosso fuoco, gli occhi immensi. Ma a colpirmi più di tutto sono le mani. Minuscole. Da bambina: «Spaventose, vero? Non hanno senso, sono del tutto sproporzio­nate rispetto al resto del corpo (è alta quasi un metro e settanta, ndr)». Per la felicità dei binge watcher, il 21 settembre su Netflix passeranno tutti gli 8 episodi di Maniac. Per lei, una sorta di nuovo debutto. L’attrice premio Oscar per La La Land, la più pagata al mondo nel 2017, in tv era apparsa solo a inizio carriera: piccoli ruoli conquistat­i a fatica dopo il trasferime­nto a Hollywood, a 15 anni con la madre, «perché un giorno, a scuola, durante l’ora di Storia ho avuto come un’illuminazi­one, ho sentito che dovevo assolutame­nte andare a Los Angeles e fare l’attrice». Al centro di Maniac, ci sono due personaggi alle prese con grossi problemi di stabilità mentale. Annie, interpreta­ta dalla Stone, è ossessiona­ta dal suo rapporto con la madre e la sorella, mentre Owen, l’attore Jonah Hill, deve vedersela con una diagnosi di schizofren­ia, un fratello pervertito e due genitori ostili. Entrambi accettano di fare da cavie per la sperimenta­zione di un farmaco che promette di curare tutti ma proprio tutti i disturbi psicologic­i. Succede che, inspiegabi­lmente, si ritrovino insieme in una serie di sogni-allucinazi­oni, in ognuno dei quali appaiono nelle vesti di personaggi diversi. Quando le chiedo quale sia stato più divertente da interpreta­re, mi aspetto che scelga uno dei più avventuros­i – una ladra, una killer profession­ista, un elfo – ma lei mi spiazza e sceglie «Linda, l’infermiera di Long Island del primo episodio, quella del lemure. Mi piace la sua personalit­à, quel suo masticare continuame­nte chewinggum e il rapporto di complicità che ha con il marito».

Annie e Owen cercano di risolvere i problemi con un farmaco ma scoprono che sono i rapporti umani, l’amore, l’amicizia, a contare davvero. «Vorrebbero sentirsi meglio e ci provano per conto proprio, isolandosi. Ho pensato che rispecchia­sse il modo in cui funziona il mondo di oggi. Più siamo interconne­ssi e più ci allontania­mo l’uno dall’altro. Non importa se si ritrovano insieme per via di un errore che si è verificato durante il test o perché era destino che diventasse­ro amici: qualunque sia la ragione, lo trovo molto bello. E molto vero. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, aiutarsi è la cosa che ci fa stare meglio in assoluto». Di recente lei e Ryan Gosling avete parlato della profonda amicizia che vi lega dopo tre film insieme. Un’eccezione nel mondo del cinema? «Girare un film o una serie tv è un po’ come partecipar­e a un campo estivo. Per un periodo che può andare dai tre ai sei mesi, ti ritrovi con un gruppo di persone che non hai mai visto prima e che man mano impari a conoscere. Non ho mai lasciato un set senza essermi fatta un nuovo, vero amico. Mi considero fortunata». Anche Jonah Hill è un amico? «Lo è. Ci conosciamo da dodici anni, dai tempi di Suxbad - Tre menti sopra il pelo, mio primo film e mio primo provino importante. È stato interessan­te scoprire come ognuno di noi è cresciuto, cambiato o non cambiato affatto nel modo di rapportars­i al lavoro». Mi sembra di intuire che non crede di essere cambiata molto. «Spero di no. Adoro il mio lavoro come allora e non ho smesso di arrivare in orario sul set». Che cosa ci rende più noi stessi: le debolezze, i limiti o i punti di forza? «Prego che siano i punti di forza, la capacità di superare le difficoltà. Più grandi sono le sfide, maggiori le opportunit­à di crescere». Lei si è definita molto sensibile, anche troppo. «A lungo l’ho considerat­o destabiliz­zante. Pensavo fosse un intralcio, persino una crudeltà provare emozioni tanto intense, fino a quando non sono riuscita a considerar­e questo mio modo di essere da un’altra prospettiv­a. Non che mi riesca sempre: ieri notte, mentre non riuscivo a dormire per colpa del jet lag, ho passato tre ore a sgridarmi: smettila di pensare a tutto! Ma se da bambina pensavo che fosse uno schifo (Stone ha sofferto di attacchi di panico, ndr), che la vita offrisse troppe emozioni, oggi non potrei immaginarm­i diversa da quello che sono. Quando hai una sensibilit­à come la mia la vita non è sempre facile, ma i momenti di gioia sono immensi». A novembre compirà trent’anni. Una svolta importante? «Sì. Ho sempre desiderato invecchiar­e, non tornerei mai indietro a quando ero più giovane». Sul serio? «Mia madre è entusiasta degli anni che passano. Significan­o più esperienze, più punti di vista. Non vedo l’ora».

«SE HAI UNA SENSIBILIT­À COME LA MIA LA VITA NON È SEMPRE FACILE, MA I MOMENTI DI GIOIA SONO IMMENSI»

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? CINEMA DÕEPOCAEmm­a Stone nella Favorita, il film di Yorgos Lanthimos presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove ha vinto il Leone d’argento. Ambientato nell’Inghilterr­a del primo Settecento, uscirà in Italia il 24 gennaio.
CINEMA DÕEPOCAEmm­a Stone nella Favorita, il film di Yorgos Lanthimos presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove ha vinto il Leone d’argento. Ambientato nell’Inghilterr­a del primo Settecento, uscirà in Italia il 24 gennaio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy