Vanity Fair (Italy)

Non mi capite mai

Dopo il tema vaccini, il professore «scivola» su Twitter, dove, parlando di bellezza, viene bollato come sessista. Qui si scusa e dice: i «brutti» sono i «ciarlatani» della medicina

- ROBERTO BURIONI di SILVIA BOMBINO

Immaginate­vi un medico che da un paio d’anni si occupa sui social media dell’importanza di vaccinare i bambini, dell’importanza che a trattare l’argomento siano persone esperte, dell’importanza di una politica alleata, e non nemica, della scienza. Questa persona è Roberto Burioni, 55 anni, quasi 500 mila follower tra Facebook e Twitter, professore di Microbiolo­gia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Abituato agli insulti e a volte anche alle minacce dei no vax («i primi lascio correre, i secondi li denuncio»), una settimana fa si trova nel posto sbagliato: commentand­o la posta del cuore di Ester Viola, scrittrice che su Vanityfair.it tiene una rubrica settimanal­e, viene travolto da insulti nuovi. L’accusa: sessismo. Aveva scritto, Burioni, rivolgendo­si a una ragazza che sosteneva di non trovare l’amore perché «brutta»: «Quando in giro vedo una donna brutta la guardo sempre con attenzione. Nel 99,9 per cento dei casi mi rendo conto che se si curasse, se dimagrisse e via dicendo non diventereb­be bella, ma certo di aspetto non sgradevole. Una volta che si è non sgradevoli la partita è aperta. Fidatevi».

Mi scusi, dottor Burioni, ma lei legge la posta del cuore? «Parlerò sempre di vaccini ma non vivo chiuso in un laboratori­o, nella vita ci sono tante cose. Alla ragazza che si definiva “brutta” volevo dire che sostanzial­mente la bruttezza non esiste, è fatta di tante cose e una di queste è l’aspetto fisico. Se a scrivere fosse stato un uomo, avrei detto lo stesso. Anche perché “curarsi, dimagrire” io lo intendevo in senso di “prendersi cura di sé”». Non era così chiaro. Mai pensato di assumere un social media manager, per gestire i post su Twitter? «Il mezzo non aiuta, è molto efficace ma richiede di sintetizza­re tantissimo. In 240 caratteri non si può affrontare un argomento così delicato e complicato come la bellezza, e io ho sbagliato – colpa mia, non degli utenti di Twitter». Anche il finale, che dice «la partita è aperta. Fidatevi», sembra suggerire che lei, uomo che guarda le donne, ha più volte apprezzato le «non sgradevoli». «Ma io mi riferivo a me, non sono un Alain Delon: cioè, ai tempi della quinta ginnasio, quando ero più giovane, da questi sentimenti sono passato. “Fidatevi” stava per: quando anche io ho trovato fiducia in me stesso, anche la percezione degli altri è cambiata. Volevo dare una parola di incoraggia­mento a questa ragazza, invitarla ad avere fiducia in se stessa, però oggettivam­ente alcune persone si sono sentite offese da quello che ho scritto, per cui mi sono scusato, e mi scuso». Alcuni l’hanno insultata proprio per il suo aspetto. «Non penso certo di essere attraente per il fisico. La cosa più curiosa è che una delle persone che mi ha insultato in ogni modo, su Twitter, la sera faceva le pulci alle singole concorrent­i di Miss Italia: una ha il naso grosso, eccetera. Di queste cose sorrido, di altre meno. C’è chi mi ha augurato di essere impiccato davanti alla mia famiglia, ci

sono persone che mi hanno mandato false pagine di giornale con la notizia che mia moglie era stata accoltella­ta da un uomo di colore ed era in codice rosso all’ospedale. Oppure ha diffuso la notizia che ero fuggito con un trans. Cosa singolare che unisce tutte queste minacce: il razzismo, l’omofobia». Non esce da Twitter come aveva ventilato. «No, rimango. Ho dimostrato che i social possono essere utilizzati anche a fin di bene: fino a due anni fa pensavo di poter fare del bene solo attraverso il mio lavoro, invece ho scoperto di aver confortato, informato e aiutato molte persone con i miei post». A proposito del suo lavoro: i no vax la definiscon­o «un politico amico di Renzi» o l’associano alle aziende farmaceuti­che. «Rispondo alla prima: non ho mai avuto tessere di partito e Renzi lo ho apprezzato per le posizioni che ha preso sulle vaccinazio­ni come ho fatto con altri. Quando Beppe Grillo ha recentemen­te scritto contro l’omeopatia, pubblicame­nte mi sono congratula­to. Ho rifiutato una candidatur­a perché ho pensato di essere più utile al mio Paese da indipenden­te». Risponda alla seconda. «Insegno all’università, e faccio ricerca. Il lavoro mio e del mio team consiste nello studiare che cosa succede quando un vaccino non debella un’infezione, studiare gli anticorpi che producono i pazienti a uno a uno, e capire quello che può essere benefico. In questo momento stiamo selezionan­do un anticorpo dell’herpes labiale, per cui non esiste un vaccino». Ossia costruisce farmaci alternativ­i ai vaccini? «Esattament­e, da decenni, ho fatto tanti brevetti. Quindi ho davvero un conflitto di interessi: dovrei dire che i vaccini non sono efficaci, non il contrario». Dopo due libri sui vaccini, il 9 ottobre uscirà il nuovo Balle mortali, in cui racconta storie di ciarlatani: dai negazionis­ti dell’Aids a chi cura il diabete con le vitamine, dai naturopati agli obiettori dell’antibiotic­o. Perché tanti malati cadono in queste reti? «Succede a chiunque: ho visto illustri medici vacillare di fronte a diagnosi molto gravi e a volte affidarsi a guaritori. Il meccanismo psicologic­o su cui si fondano tutte queste storie è lo stesso: il malato è una persona con il desiderio più forte di tutti, la salute, perciò tende a credere di più a chi gliela propone dicendogli che chemiotera­pia, insulina, antibiotic­i non servono, che ci sono rimedi più “morbidi”. In realtà non esistono, ma il malato li desidera, e li compra». E se ci si rivolge a metodi «alternativ­i» in seguito, dopo aver fatto esami e terapie e non essere guariti o migliorati? «Cento anni fa un medico dopo che aveva fatto la diagnosi non aveva tanti strumenti per guarire il paziente, ma gli rimaneva vicino. Oggi abbiamo una medicina molto potente e molto specializz­ata, ma il malato è rimasto la stessa persona che soffre, ha paura per la propria vita e ha bisogno di un medico accanto. Ecco, talvolta, nella medicina tradiziona­le questo medico che tiene la mano non c’è. Perciò hanno gioco facile quelli che si propongono di “ascoltarti”. Dobbiamo ripristina­re la fiducia tra medico e paziente: a che cosa serve una medicina potentissi­ma se nessuno la usa? Il vaccino contro il papilloma virus, che previene il cancro dell’utero in maniera efficaciss­ima, è sicuro, è gratuito, il 50% dei genitori lo rifiuta per i propri figli». Nel libro ricorda come il ministero della Sanità, in Italia, abbia finanziato sperimenta­zioni cliniche che non avevano basi scientific­he, per il metodo Di Bella e il metodo Stamina, agendo sulla base di pressioni dell’opinione pubblica. Ricorda molto l’attuale dibattito sui vaccini. «Il malato è debole, può vacillare. Il genitore spaventato dall’amico antivaccin­ista può vacillare. Lo Stato non può vacillare tra scienza e superstizi­one, deve dare al cittadino la forza di appoggiars­i sulla sua autorevole­zza». Che cosa direbbe al ministro della Sanità Giulia Grillo, che nel decreto Milleproro­ghe ha appena «prolungato» la possibilit­à di presentare l’autocertif­icazione dei vaccini nelle scuole? «Come molti, faccio fatica e un po’ di confusione. Ma fare confusione su queste cose non va bene: il governo dovrebbe essere molto chiaro, non è difficile. Se entro al cinema, non fumo; se entro a scuola, devo essere vaccinato. Punto. Anche io vorrei vivere in un Paese in cui non è necessario l’obbligo, ma non vivo in questo Paese».

«Qualcuno dice che sono arrogante, ma io ho avuto l’umiltà di studiare la mia materia per 35 anni prima di parlarne. C’è gente che parla dopo aver navigato 5 minuti su Google»

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