Vanity Fair (Italy)

Spazio, ultima frontiera

Ieri i militari, oggi gli imprendito­ri: la conquista dell’universo cambia. E il super esperto Luca del Monte, all’evento fiorentino spiega perché la «nuova dimensione», il profitto, sia una grande opportunit­à

- di FERDINANDO COTUGNO

Se siete appassiona­ti di cose spaziali, dal 28 al 30 settembre dovete proprio essere alla Wired Next Fest di Firenze (info: http://nextfest20­18-firenze. wired.it). L’astronauta Luca Parmitano racconterà com’è vivere fuori dall’orbita terrestre, Luca del Monte invece parlerà dell’economia che c’è dietro un volo spaziale, oggi riservato a cosmonauti di profession­e o eccentrici miliardari, ma domani chissà. Del Monte, capo politiche industrial­i dell’Esa - Agenzia spaziale europea, è uno dei massimi esperti di space economy ed è un abile affabulato­re: «Un giorno lo spazio non sarà più solo degli ingegneri, serviranno filosofi e umanisti per capire le informazio­ni che verranno da lassù». È facile o difficile oggi parlare di spazio? «È più bello. In passato era una corsa dominata da politici e militari. Oggi si è aggiunta una nuova dimensione: la ricerca del profitto. Il cosmo non è più solo materia di generali ma di imprendito­ri, e questo è interessan­te». Perché? «È il new space, l’industria aerospazia­le unita al digitale e alla Silicon Valley, che ha un approccio diverso al rischio e all’errore. Pensate a quante volte un software non funziona e va aggiornato». Lo smartphone posso riavviarlo. L’astronave? «Se parliamo dello sbarco su una cometa, la vecchia logica rigida è ancora valida, ma pensiamo ai mini satelliti. Oggi mandarne uno in orbita costa 100 mila euro, l’abbassamen­to della soglia ha spalancato le possibilit­à». E ha creato molto traffico. «Altra opportunit­à, La gestione di satelliti in avaria ha creato un business: rimozione della spazzatura spaziale. Questo per dire che c’è un mercato dei servizi in orbita, la sfida è spostare la space economy dalla Terra allo spazio, lo sviluppo dell’economia lunare. Non parlo solo del miliardari­o giapponese che partirà con Elon Musk, ma dell’industria petrolifer­a o mineraria». Non pensa che tra Musk e gli altri sia una competizio­ne a chi ha il razzo più grosso? (Ride) «Questa competizio­ne tra patrimoni sproposita­ti è un bene, porta energia e risorse. Musk, Bezos, Branson hanno permesso enormi passi avanti perché accettano rischi che il settore pubblico non può prendersi. Branson è venuto a Grottaglie a valutare la base per voli suborbital­i». Michele Emiliano fu spernacchi­ato per quel progetto. Aveva senso? «Tecnicamen­te, why not? L’infrastrut­tura c’è, il problema è che quei razzi sono considerat­i armi da guerra, è dura farli uscire dal suolo americano. Serve cautela ma è un’impresa che vale». Che cosa sarà lo spazio per i nostri figli? «Vedo la differenza tra le generazion­i di astronauti. I primi furono pionieri, supereroi. Poi è arrivata la generazion­e di Samantha Cristofore­tti: si fa i selfie, suona la chitarra, prepara l’espresso, sono i colonizzat­ori. I prossimi sono i civilizzat­ori, quelli che porteranno la nostra cultura nel cosmo».

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Elon Musk con il miliardari­o giapponese Yusaku Maezawa, che dovrebbe essere il primo «turista» a orbitare intorno alla Luna, nel 2023.In basso, Luca del Monte, dell’Agenzia spaziale europea.
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