L’eterno ritorno
Nel nuovo romanzo, NADIA TERRANOVA racconta come si sopravvive a una scomparsa
Certe vite si incantano, come i dischi nelle puntine. Succede, dopo certi traumi. Succede a Ida, voce narrante del nuovo romanzo di Nadia Terranova, Addio fantasmi, il cui padre scompare quando lei ha 13 anni, lasciandola sola con la madre a litigare (ma è davvero possibile spiegarsi, tra genitori e figli, quando si è passata una vita a conoscersi a memoria?) e a vedersela con questo «lutto senza cadavere» tra le pareti domestiche. Ed è proprio la casa, incastonata in una Messina accecata di luce, vero serbatoio narrativo per l’autrice che lì è nata, a fare da incubatrice in questa storia che, come quasi tutte le storie, è un viaggio di ritorno. Quando la madre chiede alla Ida trentasettenne di tornare perché vuole liberarsi dell’appartamento, il fantasma dell’uomo, malato di depressione, vi aleggia ancora dentro assieme a quello di lei, ragazzina inchiodata per sempre alle 6.16 della mattina della scomparsa. Terranova scrive che quello che fanno gli adulti è dimenticare, ed è vero. I bambini vivono in un eterno sempre. Mentre nel mondo normale i padri invecchiano e muoiono, per le due Ida fuori fase, quella piccola (adultizzata da una madre che le aveva affidato il compito di nutrire il padre) e quella grande (infantilizzata da un marito-salvatore), questo non accadrà mai. Come districare l’incantesimo, quindi? La risposta, forse, è chiusa in una scatola rossa, misteriosa e totemica, che sta con lei da sempre. Nadia Terranova, in questo libro che parla di memoria e ossessioni, ha saputo rendere alla perfezione cosa significa sopravvivere alla scomparsa di un caro (in Italia, dagli anni Settanta, gli scomparsi sono circa 53 mila), occupandosi non della parte operativa (le ricerche, i falsi allarmi) ma di quella interna, dove a rimbombare restano scie della persona che non torna: il nome, il corpo, la voce.