Vanity Fair (Italy)

Voglio una vita fluida

Anche se è nel cast dell’ultimo film di Guadagnino, FABRIZIA SACCHI più che una strega è una mamma. E sullo schermo lotta per difendere la figlia bullizzata per questioni di genere

- di MARINA CAPPA

A47 anni se non fai la mamma rischi di diventare una strega. È quanto è successo a Fabrizia Sacchi, nel Suspiria del suo amico Guadagnino, dove è una delle Matrone che gestiscono la scuola di danza. Questo però non significa che l’attrice napoletana non abbia continuato, su altri set, a fare la mamma. Fabrizia recita da una trentina d’anni e all’ultima Mostra di Venezia ha portato tre film: oltre a Suspiria («trionfo dello women’s power, con una fortissima energia femminile»), L’amica geniale e Zen sul ghiaccio sottile. A proposito di women’s power: alcune sue colleghe dicono che le chiamano sempre come supporto al protagonis­ta maschile. «È perché i registi sono per lo più uomini, e fanno prodotti autobiogra­fici con occhio maschile». C’è un tema su cui un occhio femminile potrebbe dare qualcosa di più? «Penso al film di Margherita J.J. Ferri, Zen sul ghiaccio sottile, storia della quindicenn­e Zen, mia figlia, che fa uno sport da maschio, si veste e si comporta da maschio. Perciò viene bullizzata. È un tema che mi tocca tantissimo». Il bullismo? «Sì, ma ancora di più la trasformaz­ione del genere sessuale. Per me è come se il genere rigido facesse parte del passato. Parlo di questo con mia figlia Emma, che ha 12 anni e mi ha insegnato l’espression­e gender fluid: lei è in contatto con ragazzini che su Instagram raccontano le storie personali, mi fa vedere foto dove non si sa se si tratti di un uomo o una donna. Bisogna trattare i generi con occhio meno conservato­re, la mescolanza è naturale. Lo dico anche da mamma». Nella serie di Saverio Costanzo L’amica geniale, lei che cosa fa? «La mamma di Nino Sarratore, il protagonis­ta maschile. Mi chiamano la Grace Kelly del quartiere». Lei è di Napoli? «Sì. Costanzo ha scelto solo attori napoletani e che parlassero napoletano. Negli Stati Uniti, dove sarà trasmessa in contempora­nea all’Italia, la serie sarà in originale, con sottotitol­i. Si tratta di un napoletano strettissi­mo, e sul set abbiamo avuto un coach per insegnarce­lo». Ma lei il dialetto lo conosceva... «Sì, ho fatto spettacoli con Leo de Berardinis in dialetto e poi con Luca Guadagnino, che mi ha diretto a teatro nel monologo in napoletano Stabat mater». Suspiria è la sua settima volta con Guadagnino. Come vi siete conosciuti? «25 anni fa, io ero fidanzata con Claudio Gioè. A un pranzo conoscemmo Luca. Da allora siamo diventati una famiglia, abbiamo condiviso casa, soldi, io gli ho finanziato un videoclip... Se devo pensare a qualcuno di cui mi fido, è lui. Ho anche sposato il suo montatore, Walter Fasano. E Luca ha fatto a entrambi grandi scenate di gelosia quando ci siamo messi insieme». Lei lavora molto anche in teatro. «L’ultimo spettacolo che ho fatto è Servo per due: con Pierfrance­sco Favino, abbiamo creato una nostra compagnia». Il prossimo progetto? «Fino a dicembre giro Pezzi unici, sei puntate per Raiuno dirette da Cinzia TH Torrini, storia di ragazzi in una casa famiglia. Nostro figlio, mio e di Sergio Castellitt­o, fa l’educatore lì ma viene ammazzato. Quando vado sul set, sto sempre male, alla sola idea di aver perso un figlio. Ci sono ruoli che non riuscirei a fare: Medea, figlicida, e Lady Macbeth che istiga il marito a uccidere. Il fatto è che devi diventare il personaggi­o, ci stai dentro completame­nte, e io in più un figlio ce l’ho». Quindi fino a fine anno non ha altri impegni? «Ho un’altra piccola partecipaz­ione, in Domani è un altro giorno, remake dello spagnolo Truman, con Marco Giallini e Valerio Mastandrea».

«Nel film mia figlia Zen gioca a hockey, si veste e si comporta da maschio. Per questo viene bullizzata»

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