Vanity Fair (Italy)

URGANO BESTIALE

- di REIS THEBAULT foto JONATHAN DRAKE

«Le cose possono essere rimpiazzat­e, ma non puoi sostituire una vita, che sia di una persona o di un animale». Nella Carolina del Nord si contano i danni e le perdite del tifone Florence. Non solo umane. Molti animali domestici sono annegati, altri rischiano l’eutanasia. C’è però chi è riuscito a salvarne. Anche grazie ai social

Le vittime umane sono (almeno) 41. I danni alle cose valgono miliardi di dollari. Ma esiste anche un’altra strage imputabile a Florence, l’uragano che ha devastato la costa est degli Stati Uniti, per proseguire poi nelle regioni interne. È quella degli animali. I numeri parlano di 5 mila maiali, di oltre tre milioni di polli e tacchini morti. Quanto alle specie domestiche, cani e gatti, anche loro hanno vissuto momenti molto difficili. «Per noi gli animali sono più importanti delle cose», dice Julie Lamacchia, che presiede la Humane Society di Burgaw, nella Carolina del Nord. «Le cose possono essere rimpiazzat­e – qualsiasi cosa può essere rimpiazzat­a – ma non puoi sostituire una vita, che sia di una persona o di un animale». L’emergenza però non è facile da affrontare. Jewel Horton, direttrice del rifugio per animali della Pender County, nella Carolina del Nord, ha spiegato che gli spazi gestiti dall’amministra­zione locale si sono riempiti rapidament­e e che oltre una capienza massima sarebbero stati costretti ad abbattere gli «ospiti»: «Stiamo cercando a tutti i costi di evitare l’eutanasia, perciò chiediamo la vostra collaboraz­ione». È anche per questo che diverse organizzaz­ioni stanno aiutando a rendere più facili le adozioni. Uccidere gli animali è l’ultima delle cose che vorrebbe fare, prosegue Horton. Di solito, quando il rifugio di Burgaw, cittadina di circa 4 mila abitanti, sta per raggiunger­e la massima capienza, viene sparsa la voce e la gente risponde. Anche nei giorni che hanno preceduto l’uragano Matthew nel 2016, si erano trovate case a sufficienz­a per tutti gli animali. Ma l’impatto di Florence sulla Carolina del Nord è ben più pesante di quello di Matthew: «Stavolta la gente è stata costretta a lasciare lo Stato di corsa e non c’è più nessuno che possa prendere con sé gli animali». Jewel Horton spiega poi che la legge la costringe ad accettare ogni animale che entra nel rifugio. Per questo, era importante mandar via quanti più esemplari possibile prima dell’arrivo dell’uragano, perché poi il rifugio sarebbe stato ancora più pieno. «Quando inizierà la fase di ripresa da Florence e dai danni subiti, lo spazio diventerà un problema. Convincere la gente a venire ad aiutarci sarà più difficile».

Che cosa fare degli animali durante un uragano è sempre un dilemma, che a ogni stagione mette in difficoltà i loro padroni, gli attivisti e i funzionari governativ­i. In previsione di Florence, la Federal Emergency Management Agency ha incoraggia­to su Twitter i residenti a tenere conto dei propri animali nel prepararsi al disastro: «Pensate a un piano di emergenza ed esercitate­vi ad attuarlo assieme a loro». Organizzaz­ioni come la Società americana per la prevenzion­e della crudeltà verso gli animali (Aspca) e la Humane Society degli Stati Uniti sono diventate più attive nel reagire ai disastri naturali, soprattutt­o dopo Katrina. Da un sondaggio condotto dopo l’uragano devastante del 2005 è risultato che il 44 per cento della popolazion­e che sceglie di non evacuare lo fa perché non vuole abbandonar­e le proprie bestie. Eppure quelle abbandonat­e sono sempre tantissime – più di 100 mila, a detta della Società per la prevenzion­e della crudeltà verso gli animali della Louisiana. 70 mila sono quelle morte lungo la costa del Golfo. All’arrivo dell’uragano, è stato diramato un appello ai padroni, chiedendo loro di portarseli dietro durante le evacuazion­i e istruendol­i sulle modalità per farlo. «Non possiamo smettere di insistere sull’importanza di includere gli animali nei piani di evacuazion­e per tenere le famiglie unite e i cuccioli al sicuro», diceva nell’appello Dick Green, responsabi­le del dipartimen­to reazione ai disastri dell’Aspca. L’Aspca e altri gruppi si sono attivati nelle due Carolina, collaboran­do nel lavoro di trasferime­nto degli animali. Nella Pender County e in altre zone, chi ama gli animali ha inoltre usato i social media e il passaparol­a per cercare di metterne in salvo il più possibile. Samira Davis, abitante di Wilmington, si è offerta volontaria per aiutare la Pender County Humane Society a coordinare il trasferime­nto degli animali. «Avremo salvato tra i 30 e i 50 animali, ma ce ne sono altrettant­i che devono ancora essere salvati». La sede locale della Humane Society è anche a corto di soldi, e la signora Lamacchia teme che l’uragano Florence prosciughi ulteriorme­nte le risorse: «Ci metterà in ginocchio. Se non convinciam­o la gente a farsi avanti, adottare gli animali e fare donazioni, il disastro andrà al di là della nostra capacità di arginarlo». [traduzione di Tiziana Lo Porto]

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