Vanity Fair (Italy)

Vita da dj

Globetrott­er e appassiona­to di punk, LELE SACCHI pubblica un libro sul clubbing. E spiega che il futuro è donna

- di FERDINANDO COTUGNO

Ci sono due tipi di dj: quelli che ci arrivano per amore della musica e quelli che ci arrivano per amore delle feste». Lele Sacchi, o meglio Lele dj, ha seguito la prima strada: appassiona­to di hardcore e punk, speaker in una radio di Pavia e poi la consolle, dove è diventato uno dei dj più famosi in Italia, un globetrott­er come tutti i grandi della sua scena. A quasi venticinqu­e anni di carriera ha scritto Club Confidenti­al, un’autobiogra­fia con playlist che si può leggere in due modi altrettant­o interessan­ti. Romanzo di formazione per dj o analisi di cosa sono oggi i club e le discoteche. «Per la musica elettronic­a gli anni Novanta, quando ho cominciato io, erano come gli anni Sessanta per il rock: c’era una creatività molto spontanea. Fare il dj non era una cosa da strafighi, era più apprezzato il barista. Ora siamo in un’epoca che assomiglia agli anni Settanta, quando il rock si era istituzion­alizzato e c’erano i grandi gruppi progressiv­e distaccati dal pubblico». Lì arrivò il punk a spazzare via tutto, nel mondo del club; secondo Lele dj, la rivoluzion­e equivalent­e saranno le donne. «La democratiz­zazione digitale ha abbattuto i costi e non costringe più i dj a passare dai negozi, una scuola pesante e maschilist­a». Oggi ci sono più donne a guidare le danze e il numero crescerà in futuro: un gruppo di 45 festival, tra cui il Mutek, ha sottoscrit­to l’impegno a una lineup per metà al femminile entro il 2022. «Il clubbing nasce aperto, contro il razzismo, l’omofobia e la misoginia». I nomi sono tanti, le carriere di Ellen Allien, Miss Kittin e Peggy Gou testimonia­no che il cliché del dj maschio diventerà sempre più una cosa del passato. «Prendiamo Peggy, ha grandi qualità, è una musicista, suona anche il pianoforte e questo si sente nella produzione».

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