Il futuro è meno verde
Dopo 150 giorni dall’inizio del mandato governativo, il partito di Luigi Di Maio ha sconfessato quasi tutti i suoi impegni ecologisti. Dall’Ilva alla Tav, ecco perché la base grillina è sul piede di guerra
Avevano promesso agli italiani un futuro a impatto zero: no a gasdotti, linee ad alta velocità e trivelle. Avevano anche parlato di un sistema energetico alimentato solo da fonti rinnovabili. O annunciato che avrebbero chiuso e riconvertito l’Ilva. Non è successo. In questi anni il Movimento 5 Stelle ha occupato, a colpi di comizi e slogan acchiappavoti, gli spazi lasciati incolti dai Verdi: il partito ecologista non è più al governo dal 2008 (all’epoca l’ex leader Alfonso Pecoraro Scanio era ministro dell’Ambiente) e alle ultime politiche non è riuscito a far eleggere nemmeno un candidato. Oggi, però, tra pentastellati e ambientalisti non c’è più il feeling di una volta. Insomma, chi credeva nelle auto ad acqua di Beppe Grillo rischia di rimanere fortemente deluso. Mentre in Germania vola il cosiddetto «ambientalismo scientifico», grazie al successo ottenuto dal partito dei Verdi alle recenti elezioni regionali in Baviera e Assia, in Italia i grillini fanno passi indietro sul gasdotto Tap. A Genova il governo ha persino strizzato l’occhio al partito degli inquinatori, aprendo all’uso dei fanghi contaminati in agricoltura. Di questo passo, l’unico verde che gli italiani vedranno in futuro sarà quello della Lega.