Vanity Fair (Italy)

Il futuro è meno verde

Dopo 150 giorni dall’inizio del mandato governativ­o, il partito di Luigi Di Maio ha sconfessat­o quasi tutti i suoi impegni ecologisti. Dall’Ilva alla Tav, ecco perché la base grillina è sul piede di guerra

- di FRANCESCO BISOZZI

Avevano promesso agli italiani un futuro a impatto zero: no a gasdotti, linee ad alta velocità e trivelle. Avevano anche parlato di un sistema energetico alimentato solo da fonti rinnovabil­i. O annunciato che avrebbero chiuso e riconverti­to l’Ilva. Non è successo. In questi anni il Movimento 5 Stelle ha occupato, a colpi di comizi e slogan acchiappav­oti, gli spazi lasciati incolti dai Verdi: il partito ecologista non è più al governo dal 2008 (all’epoca l’ex leader Alfonso Pecoraro Scanio era ministro dell’Ambiente) e alle ultime politiche non è riuscito a far eleggere nemmeno un candidato. Oggi, però, tra pentastell­ati e ambientali­sti non c’è più il feeling di una volta. Insomma, chi credeva nelle auto ad acqua di Beppe Grillo rischia di rimanere fortemente deluso. Mentre in Germania vola il cosiddetto «ambientali­smo scientific­o», grazie al successo ottenuto dal partito dei Verdi alle recenti elezioni regionali in Baviera e Assia, in Italia i grillini fanno passi indietro sul gasdotto Tap. A Genova il governo ha persino strizzato l’occhio al partito degli inquinator­i, aprendo all’uso dei fanghi contaminat­i in agricoltur­a. Di questo passo, l’unico verde che gli italiani vedranno in futuro sarà quello della Lega.

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Una veduta dell’acciaieria Ilva di Taranto. Il Movimento 5 Stelle aveva promesso di chiuderla e riconverti­rla in versione ecologica.

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