Vanity Fair (Italy)

L’Uganda prova a salvarsi

Uno dei Paesi più poveri del pianeta combatte da anni contro povertà, analfabeti­smo e una violenta epidemia di Aids. La ong The Children for Peace però vuole cambiare le cose

- di RAFFAELLA SERINI

Ci sono guerre che si combattono col rumore delle armi. E altre silenziose, ma non meno cruente. Dopo avere vissuto una delle battaglie civili più lunghe e sanguinose del continente africano – terminata nel 2007 dopo vent’anni di morti e oltre un milione di sfollati – oggi l’Uganda affronta una dura lotta contro analfabeti­smo e povertà, ma anche contro un nemico invisibile e per questo ancora più insidioso: il virus dell’Hiv. Già classifica­to tra i Paesi più poveri del pianeta, dove l’aspettativ­a di vita è di cinquant’anni appena, l’Uganda deve fronteggia­re una gravissima epidemia di Aids, che provoca ogni anno 63 mila morti e conta un milione e mezzo di sieroposit­ivi (con 140 mila nuovi infetti all’anno). Un dato allarmante che riguarda soprattutt­o le donne, in particolar­e di età compresa tra i 15 e i 49 anni dove l’incidenza del virus è pari al 10%. «A livello medico e sociale, le donne sono una popolazion­e estremamen­te fragile in questo Paese: la situazione post-bellica ha determinat­o un contesto socio-culturale complesso, con ricadute notevoli sulla salute delle persone», spiega Antonella Cingolani, infettolog­a presso il Policlinic­o Gemelli di Roma, e appena rientrata da un viaggio in Uganda con The Children for Peace, onlus italiana che supporta il Comboni Samaritans Health Center di Gulu, la municipali­tà più povera del Paese. Fondata nel 1992 da suore comboniane, questa ong ugandese svolge un ruolo molto

Sopra, Massimo Leonardell­i, presidente di The Children for Peace Italia, con i bambini del Centro Comboni Samaritans a Gulu, nel Nord dell’Uganda. importante per «veicolare nella comunità locale messaggi di prevenzion­e e per ridurre la diffusione dell’infezione da Hiv e delle altre malattie a trasmissio­ne sessuale», spiega la dottoressa. Come? Coinvolgen­do in varie attività – incontri, laboratori artigianal­i e centri di accoglienz­a – la comunità locale, e aumentando così il sostegno e la coesione sociale. Soprattutt­o lì dove povertà, rapimenti, violenze di genere sono all’ordine del giorno, insieme alla coesistenz­a di partner multipli, «questo serve a mitigare le iniquità all’interno di popolazion­i marginaliz­zate e socialment­e isolate come quelle rurali, con risultati positivi anche nella riduzione degli atti sessuali non responsabi­li», dice Cingolani. «In questo momento l’Uganda è il nostro obiettivo principale», spiega il presidente di The Children for Peace Italia Massimo Leonardell­i. «La mancanza di educazione scolastica e la piaga dell’Aids ci hanno spinto a creare lì molti progetti. Oltre a sostenere con cibo e beni di prima necessità le famiglie, spesso composte da sole donne, abbiamo appena ristruttur­ato l’ambulatori­o medico e assistiamo sette ragazzi tirocinant­i in diverse profession­i». Perché la guerra, a volte, si combatte anche così.

La mancanza di istruzione e la piaga dell' Aids ci hanno spinto in Uganda Massimo Leonardeli­i

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