Vanity Fair (Italy)

I BELLISSIMI SOGNI DEI RAGAZZI DI OGGI

- di IVAN COTRONEO

Ho smesso di sognare da ragazzo da un po’. Ho sognato da ragazzo mentre il mondo era diverso da quello che è oggi, e i miei desideri e le conseguent­i paure si muovevano in uno spazio totalmente differente. Però per mestiere racconto storie. E per questo mestiere mi capita di cercare ancora di sognare da ragazzo o da ragazza, mi capita di provare, con tutta la cura e il pudore che posso, a immaginare cosa sognino i ragazzi oggi. In realtà, a guardare bene, più che capitarmi, io scelgo di scrivere di personaggi giovani, cerco insistente­mente di inventare storie che raccontino i loro sogni. Non per un desiderio tardivo di giovinezza, ma per rendere omaggio a tutti i ragazzi e le ragazze che conosco e che per anni ho incontrato nelle scuole, per cercare di risarcirli almeno parzialmen­te della mancanza di rispetto che spesso le persone della mia generazion­e riservano loro. Così ho realizzato un film, Un bacio, per raccontare il loro punto di vista e il loro sogno di liberarsi dal mondo sessista e omofobo che noi adulti abbiamo costruito e in cui sono costretti a muoversi. Ho scritto racconti per difendere il loro punto di vista sulle cose, e di recente una serie televisiva intera per raccontare la loro capacità di essere passionali, pieni di vita, curiosi, ricettivi, testardi, volitivi, spesso giustament­e arrabbiati. Ho ipotizzato per loro sogni diversi, ma uno li abbraccia tutti, ed è il sogno che credo loro sognino davvero. Quello di liberarsi di noi, non in un senso violento, non come accade in Un gioco da bambini di Ballard in cui una comunità di minorenni elimina fisicament­e gli adulti del condominio di lusso in cui vivono. Ma quello di liberarsi, se possibile pacificame­nte, della nostra idea del mondo, dei nostri pregiudizi, degli schemi ai quali sembriamo attaccati. Sono certo che sognino di liberarsi di alcune parole su cui noi adulti insistiamo, come la parola «normalità». Certo che sognino di potere essere lasciati in pace e di dimostrare quello che valgono senza essere costanteme­nte giudicati. Certo che sognino di non essere considerat­i un indice, un potenziale bacino d’acquisto, una massa indistinta a cui rivolgersi solo per cercare di intercetta­rne il consenso. Sognano di essere trattati con rispetto. Sognano di potere essere lasciati liberi di creare, di inventare, di esprimersi senza che nessuno appiccichi un’etichetta o ancora più spesso un valore economico al loro sogno. Sognano di poter trovare in eredità un mondo sano, e su questo noi, letteralme­nte, non stiamo facendo nulla. E loro lo sanno bene. Gli basta guardare il disprezzo con cui sottovalut­iamo le questioni climatiche e ambientali. Negli ultimi anni ho incontrato tanti ragazzi. Nelle scuole per parlare di libri e film insieme, nei casting per scegliere i protagonis­ti dei miei ultimi film, nei conservato­ri per trovare i sette musicisti che avrebbero composto La compagnia del cigno, un gruppo di ragazzi che nella storia televisiva che ho immaginato fanno della musica il loro mezzo di comunicazi­one con il mondo. Ho voluto che Brando Pacitto, Matteo Oscar Giuggioli e Matilda De Angelis, tre attori giovani e bravissimi, interpreta­ssero altrettant­i racconti delle Voci del sogno per permettere loro di esprimere in fondo sempre lo stesso sogno. Quello di essere lasciati liberi di sognare. Io credo fermamente che i loro sogni siano bellissimi e, se anche mi sbagliassi, credo che abbiano comunque il diritto di sognarli, e di fare di tutto perché diventino realtà. Nessuno dice più loro che questi sogni hanno valore anche solo per il fatto di essere sognati, nessuno dice loro che la felicità nella vita non la troveranno nel denaro o nella popolarità o nel lusso, ma solo se riuscirann­o a essere se stessi, con i loro corpi, le loro idee, le loro identità che li definiscon­o, a partire da quella sessuale. Anzi le comunicazi­oni che mandiamo loro attraverso tutti i mezzi che possiamo, dalle leggi alle rappresent­azioni, dicono l’esatto contrario. Di volare basso. Di non uscire dal gruppo. Di conformars­i alle idee degli altri. Loro invece sognano di essere liberi. E, nella mia esperienza, cercano in tutti i modi di non farsi fermare. Se riusciremo a farci da parte, e a smettere di imporre loro una costruzion­e del mondo che sappiamo bene non funzionare, loro lo faranno. Con questi sogni, renderanno il mondo migliore e più libero di come è.

 ??  ?? Alessio Boni, 52 anni, e alcuni ragazzi del cast della serie La compagnia del cigno, in onda su Raiuno dal 7 gennaio. MA CHE MUSICA, MAESTRO
Alessio Boni, 52 anni, e alcuni ragazzi del cast della serie La compagnia del cigno, in onda su Raiuno dal 7 gennaio. MA CHE MUSICA, MAESTRO

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