Vanity Fair (Italy)

in 5 domande

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1 Che cosa ha in comune con il suo personaggi­o?

«Siamo ambiziose, ma abbiamo un percorso non convenzion­ale. Sono diventata attrice tardi, ho la sindrome dell’impostore e voglio dimostrare che sono brava. Ma è normale sentirsi così se sei un gran lavoratore. Mio padre, un reporter della Bbc, mi disse: “Siamo tutti frodi che aspettano di essere scoperte”».

2 Che lavoro voleva fare all’inizio?

«Non avrei mai pensato l’attrice, ero una bambina molto timida. Ho preso una laurea in Storia dell’arte e studiavo per diventare architetto, finché ho capito che sarei stata un disastro: sono brava a disegnare e adoro i palazzi, ma sono negata nella parte tecnica».

3 Come è passata alla recitazion­e?

«A 26 anni le prime lezioni a New York, poi mi sono iscritta a scuola. Un giorno mi sono presentata ai provini per Poliziotti fuori - Due sbirri a piede libero e Bruce Willis mi ha voluto: è stata la mia prima volta sul set. Poco dopo ho avuto il ruolo nella serie Boss, che mi ha lanciato».

4 Ha un luogo del cuore?

«L’isola di Skopelos, in Grecia. Ci vado da quando avevo 13 anni con la mia famiglia, inclusa mia sorella Jessie, che fa la cantante, siamo molto legate. Siamo le uniche ad avere una carriera artistica e ce la siamo costruita da sole: non ho amici di famiglia che possono alzare il telefono e farmi avere una parte».

5 Chi è il suo idolo?

«Ammiro molto mia madre Helena. I miei hanno divorziato quando avevo 14 anni, lei lavorava sodo come assistente sociale, ma è riuscita a crescere tre figli (ha anche un fratello, Alex, che fa il medico, ndr) e riempire la casa di buonumore, musica e cibo buono».

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