GENERAZIONE X FACTOR
Minuto per minuto abbiamo seguito «live» la finale dello show più atteso della stagione. Tra incursioni nei camerini, selfie a raffica, passerelle che si alzano e si abbassano. È il varietà del nuovo millennio, dove siamo diventati un popolo di critici mu
ASSAGO, FORUM, GIOVEDÌ 13 DICEMBRE 2018 Ore 17.30
Le pile, quelle piccole, 1,5 AA, sono 24.250. C’è un ragazzo che scarta uno dopo l’altro pacchetti da 20 con un taglierino, le tira fuori a una a una e poi le passa a un altro che le infila dentro delle finte candele installate su finti candelieri. Ripenserò a quelle pile, a fine serata, quando, all’ultimo cambio di scena, sarà il momento di Like the Rain, cantata da Naomi Rivieccio, 26 anni, poi classificatasi al secondo posto di X Factor 12.
Ore 18.30
Nel retropalco un ragazzo corpulento, tatuaggi anche sulla testa calva, dirige una serie di operazioni. Come altri qui nel backstage, indossa una maglietta che da lontano pare una divisa da band heavy metal. La guardo da vicino. C’è scritto: Attrezzismo Violento. Gli attrezzisti sono il pezzo forte di X Factor. Entrano ed escono, sollevano e capovolgono, alzano e abbassano, corrono e fanno segno di stare zitti. Ma ti possono fare entrare in punta di piedi alle spalle di Dominic Howard, il batterista dei Muse che sta provando. Sssht. I Muse non vogliono nessuno intorno, i Muse cantano e basta, i Muse hanno un camerino segreto. I concorrenti, invece, condividono un camerino comune. Busso, nessuno risponde, apro. Io e il fotografo ci troviamo davanti Saeed Aman, Pejman Fani e Leila Mostofi che dormono. Sono i BowLand, usciti al primo turno di eliminazioni della serata. Vengono dall’Iran (anche se vivono a Firenze), fanno musica elettronica, sono esotici e raffinati come un film di Kiarostami con i sottotitoli, «è già tanto che siano arrivati fin qui, che il televoto li abbia capiti» è il pensiero positivo che circola. Il titolo del loro pezzo, Don’t Stop Me, è felicemente programmatico.
Ore 19
In un altro camerino sono stipati i concorrenti usciti settimana dopo settimana. Non devono incontrare gli altri, ci viene detto. «Perché alla fine c’è una sorpresa». Infatti, a mezzanotte passata, a telecamere spente, mentre il Forum si svuota, gli eliminati salgono sul palco ad abbracciare vincitore e finalisti. Calpestano le stelle filanti, sembrano contenti lo stesso. Luna, uno scricciolo di 16 anni ma che canta già come le baby star internazionali tipo Ariana Grande, si è classificata terza. Qualcuno la solleva in trionfo. Tutti loro sanno che il destino non sta nell’ordine del podio: nella storia di X Factor ci sono anche sconfitti dalla gara che hanno fatto più strada del vincitore ufficiale, dopo. E questa è una delle basi dell’X Factor pensiero. Il talent, arrivato all’ottava edizione su Sky (ma ce ne sono state altre quattro, prima, su Raidue), ha ormai un lessico proprio che si è «evoluto» nel tempo: dal «mi sei arrivato» di Simona Ventura a «sei credibile» di Manuel Agnelli, tante parole chiave di una narrazione sempre uguale eppure sempre diversa. «Percorso» (bello o brutto), «essere a fuoco» (cioè cantare bene, e cantare la cosa giusta per te), «assegnazione coraggiosa» (un pezzo troppo difficile per le capacità del concorrente) e via così, di polemica in elogio e di elogio in polemica, si è creato
un linguaggio in codice per gli appassionati. Che sono tanti: questa finale ha fatto il record di ascolti della storia del programma: quasi tre milioni di telespettatori. Da quando esiste X Factor ci siamo trasformati da popolo di allenatori della Nazionale a popolo di puntutissimi critici musicali.
Ore 19.30
X Factor piace a un sacco di gente, accedere a questo backstage è un piccolo privilegio. Dietro le quinte incontro Jasmine Trinca con la figlia. E Victoria Cabello. E Ilaria D’Amico. E amici e amici degli amici e produttori cinematografici con figli e compagni di scuola dei figli. Il tifo per Marco Anastasio, che poi vincerà, è quasi unanime.
Ore 20
Il momento della messa in onda si avvicina. Gli ospiti d’onore (Ghali, i Thegiornalisti, Marco Mengoni) si mescolano ai finalisti, ci sono selfie a raffica in sala trucco e in mezzo ai costumi. Daniela Collu raduna la sua squadra dello Strafactor. Elio e Pupo parlottano, Dark Polo Gang e i Jackal si muovono disinvolti tra postazione radio e buffet, gli acrobati fanno stretching, mondi diversi si mescolano, tutto è bizzarro eppure familiare. Canzonissima e Sanremo, Cirque du Soleil e Grande Fratello: X Factor è il varietà del nuovo millennio. Al comando delle grandi manovre, si aggira il direttore artistico Simone Ferrari, 31 anni. È nel backstage con la moglie e una bambina di pochi mesi. A X Factor da quest’anno, viene da esperienze internazionali: è il più giovane regista al mondo di una cerimonia olimpica, Wondrous Wind, lo show di chiusura degli Asian Aimag Games. Ha voluto uno spettacolo immersivo, passerelle che si alzano e si abbassano, al pubblico del Forum sembrerà di veder volare i cantanti.
Ore 21.15
Un minuto di silenzio per le vittime della Lanterna Azzurra. Due ragazzine sedute accanto a me si prendono per mano un attimo. Al di sotto di un ricamo di braccialettini colorati, mi sembra di veder battere i loro polsi. Tic tac, tic tac.
Ore 21.16
È festa. L’AsiaArgentoGate è dimenticato, X Factor 12 si appresta a chiudere in trionfo, dopo quell’inizio incerto. Gli adulti hanno trovato soluzioni forse discutibili, forse sagge. I ragazzi hanno fatto quello che sanno fare meglio: inventare se stessi. È l’inizio della serata ma è anche l’inizio della fine. Ci si chiede se nel 2019 ci saranno altri giudici o, chissà, un altro conduttore. Ossessioni da addetti ai lavori, chi vivrà vedrà.
Ore 0.30
All’uscita l’aria ghiacciata della notte fa uscire dalla bocca nuvolette bianche. Non mi tolgo dalla testa la canzone di Marco Anastasio, il vincitore. «E il freddo che avanza/ l’anima sintetica/ l’estetica dell’ansia/ E se oggi potessi cambiare il mondo lo farei domani».