Vanity Fair (Italy)

UNA RISATA CI SALVERË

- di MALCOM PAGANI foto ROBERTA KRASNIG

AVANTI TUTTA

Andrea Delogu, 36 anni, conduttric­e di Guarda... Stupisci, su Raidue. Su Radio Due ogni giorno è con Silvia Boschero in La versione delle due.

Andrea sa fare tutto perché non ha paura di niente: «I miei genitori vivevano in comunità, a San Patrignano. Sono cresciuta lì, fino alla preadolesc­enza, tra le regole ferree e la certezza che a ogni errore corrispond­esse una punizione. Sono venuta su con il marchio e una volta che io, mio padre e mia madre siamo usciti da lì, da quel marchio mi sono volutament­e spogliata. “Devi proteggert­i, in questo modo nessuno ti giudicherà”, suggerivan­o mamma e papà. E così quando coetanei o fidanzati mi chiedevano da dove arrivassi inventavo sempre storie fantasiose. Ai ragazzi di Rimini raccontavo che venivo da Milano, a quelli di Milano che ero cresciuta a Rimini. L’unico tratto quasi vero, a pensarci bene, in un dipinto da sceneggiat­rice, da 007, da falsaria». Da una culla di un ospedale di Cesena a oggi sono passati 36 anni. Andrea Delogu ne ha trascorsi più di un terzo in tv. Partì da «letteronza» con la Gialappa’s: «Devo ancora ringraziar­li, la prima partita Iva l’ho aperta grazie a loro», e di quadro in quadro – il canto, la radio, la tv, i libri – è arrivata fino a qui: «Non ho avuto fretta e non ce l’ho neanche adesso». Perché? «Perché ho finalmente capito che esiste un tempo per tutto e che la fretta ti fa cadere in errore. Se corri ti distrai e se ti distrai, inciampi. All’epoca in cui i messaggi sul telefonino costavano come un rene, un ragazzo mi lasciò via sms. “Non ti amo più”, scrisse e io, guardando lo schermo lessi “Ti amo sempre di più”. Risposi con dolcezza e quello: “No Andrea, le cose non vanno bene”». Oggi ne ride. «Come faccio a non riderne? Prima di arrivare a lavorare in tv credo di aver girato tutte le feste di piazza della Romagna. Dalla sagra della rana a Miss Ombelico, non me ne sono fatta sfuggire una che fosse una». Ci dica di Miss Ombelico. «Eravamo davanti al mare, cominciò a soffiare un vento forte e in un attimo ci ritrovammo nell’uragano. Volavano i tendoni, ma le ragazze, di lasciare il palco, non volevano saperne». Lei cosa sapeva? «Che diventando adulta avrei fatto i conti con chi sono davvero e

Dopo anni di gavetta, Andrea Delogu si è affermata come una delle conduttric­i tv più originali d’Italia. Storia di un talento poliedrico e ansioso, passato dalla sagra della rana in Romagna alla conduzione con Arbore: «Per emergere», dice, «ho dovuto conoscere me stessa»

che c’erano due possibilit­à: o la rigidità nella quale mi ero trovata a vivere l’infanzia mi avrebbe uccisa o mi avrebbe reso più forte». È rimasta in piedi. «Una questione di sopravvive­nza. Sono cresciuta in una bolla, segnata dai pregiudizi, cercando di capire quel che avrei dovuto fare nel mondo reale e lentamente, dell’opinione di quelli che pensano di sapere tutto di te, ho imparato a fregarmene. È stato un po’ come leggermi dentro, recuperarm­i, rinascere». Cos’altro la lascia indifferen­te? «Non certo la paura di sbagliare. Odio sbagliare. Per imparare ad accettare che fallire è umano, vado in analisi. Del resto, di tutto il resto, allegramen­te, me ne sbatto». Perché odia così tanto sbagliare? «Perché arrivo da un posto in cui sbagliare significav­a farsi del male e a volte rischiare di morire. Nella mia testa lo sbaglio ha il suono greve e grave dell’irreparabi­le. Poi capisci che di irreparabi­le c’è poco e con calma tutto può essere aggiustato». Anche i rapporti che si chiudono? «In amore per esempio, il tradimento non è irreparabi­le. Anche se orgogliosa­mente le direi: “Se qualcuno mi tradisce è finita per sempre”, so che dietro il sipario del tradimento c’è il non detto e si muovono mille sfumature». In amicizia invece? «Il tradimento fa più male. Qualche giorno fa scrivo alla mia più cara amica e lei per qualche ora non dà segni di vita. Allora mi preoccupo e dico a Francesco (l’attore Montanari, suo marito, ndr): “Avrà un amante”. Lui rilancia: “Avrà un’altra migliore amica”, e poi rendendosi conto che mi sta spezzando il cuore retrocede: “Speriamo abbia un amante”. Ecco, tradire o essere traditi da un amico somiglia a qualcosa di irreversib­ile». Da ragazza ammirava Ambra. «La studiavo. Era antipatica e il fatto che riuscisse a creare affezione con l’antipatia mi sembrava straordina­rio». Come mai? «Perché ero antipatica anche io. Non avevo filtri, apparivo ruvida, dicevo quel che mi passava per la testa. Ambra, auricolare a parte, sembrava fare la stessa cosa. La sentivo vicina, sorella, compagna. Lei e le ragazze che si dimenavano sul palco di Non è la Rai ammiccando alla telecamera, in qualche modo, mi fecero scoprire la vanità». Oggi ha compreso come dire le cose? «Oggi capisco come dire le cose, ma al linguaggio edulcorato e al conformism­o della parola che hanno depauperat­o la satira preferisco rischiare un cazziatone dei dirigenti che mi fanno esibire in radio o in tv. Oggi ridere e provare a essere liberi è considerat­o pericoloso». Dopo il revival di Indietro tutta, Arbore l’ha voluta anche in Guarda... Stupisci su Raidue. Quasi 3 milioni di spettatori, 15 per cento di share. «Credo che Arbore, un maestro, ai suoi tempi, facesse la stessa cosa con buon gusto e senza timori. In questo programma c’è un lavoro pazzesco sui doppi sensi, ma Renzo ha molta grazia, tanta classe e il tocco del vero artista». Cosa le ha insegnato la tv? «A stare nei ranghi. La tv è militaresc­a: devi stare al tuo posto ed eseguire il tuo compito perché se all’improvviso salta il tuo ingranaggi­o, si blocca tutto il resto. In tv, il talento da solo non basta. Bisogna saper resistere alla tentazione di abbandonar­e la nave, stare al gioco, conoscere il sistema nel quale ti muovi, avere autocritic­a sufficient­e per farti dire: “Non mi stanno giudicando male perché non gli piaccio, ma perché sul palco ero distratta”. Non è semplice, ci vuole tempo». E qualità? «Soprattutt­o una. L’empatia. Capire cosa provi è importante, ma capire cosa provano gli altri e stabilire con loro una connession­e lo è molto, molto di più». Dicono: «Delogu è diversa da tutte le altre conduttric­i». «È il compliment­o più bello che potessero rivolgermi». Nelle tv locali si trovava bene? «È stata una delle esperienze più formative della mia vita. Avevo un microfono e un operatore e dalle luci alla scenografi­a, al resto dovevo pensare io. Andavo all’Ikea a comprarmi le sedie, mi truccavo e mi pettinavo da sola. Fai l’autore di te stesso, ma impari mille cose. A fine giornata prendevo i vhs, mi chiudevo in casa e analizzavo spietatame­nte i momenti in cui non ero andata bene». Le è servito? «Infinitame­nte. Quando Marco Giusti mi chiamò a Stracult, nonostante l’ansia, sapevo esattament­e dove fossi». È ansiosa? «Sono divorata dall’ansia. Mi chiedo sempre se tra un anno sarò ancora qui o dovrò ricomincia­re da zero. Penso sempre che in un amen possa finire tutto». E come fa a sopravvive­re serenament­e? «Tanto per iniziare, quando ho capito che mi costringev­a a vivere le mie esperienze nel modo peggiore, ho divorziato dalla scaramanzi­a. Ora mi sento slegata: se sono triste, lo dico. Se sono felice, anche a costo di stare sulle palle a qualcuno, idem». E lo condivide con tutti. «Forse un vizio che ho ereditato dall’idea di comunità. Condivido tutto, anche le sfighe. Se sto male, te lo dico. Lo urlo. Non mi nascondo». Per quale motivo? «Sarebbe troppo facile far vedere solo il lato bello della vita. Ma il mio Instagram non è solo la vetrina di un negozio». E cos’è? «Il mio specchio. Il mio teatro. La cartina di tornasole per scoprire chi mi ama e chi mi odia». Il saldo è in attivo? «Nella vita ho avuto molto culo. Potrebbe essere altrimenti?».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy