Vanity Fair (Italy)

LAVORARE IN SILENZIO

- di DARIA BIGNARDI Dove seguirla Ñ Potete leggere DARIA su Twitter, @dariabig, e trovare tutte le sue rubriche su Vanityfair.it/daria-bignardi.

Che brava persona è il nostro presidente della Repubblica. Sarà l’atmosfera delle Feste, sarà la gratitudin­e per chi ha saputo tessere la tela del paracadute che ci ha salvati dallo schianto con l’Europa, sarà l’immagine della sua figura diritta mentre aspettava – unico politico con Riccardo Fraccaro, ministro per i rapporti con il Parlamento – il ritorno della salma di Antonio Megalizzi, sarà che la dignità e il decoro brillano solitari nel firmamento opaco del nostro scenario politico, ma pensare a Sergio Mattarella fa ricordare che se questo Paese va avanti nonostante i populismi, la propaganda e l’improvvisa­zione – per non parlare della corruzione e del malaffare – è perché in Italia ci sono persone come lui. Per usare un’espression­e che suona retorica: i servitori dello Stato. Quelli che lavorano in silenzio per il bene di tutti mentre gli altri fanno casino. Ce ne sono e sono dappertutt­o. L’altro giorno a un incontro alla Triennale di Milano ascoltavo Luigi Pagano, provvedito­re dell’Amministra­zione penitenzia­ria della Lombardia, parlare di carcere: un uomo che se gli ultimi presidenti del Consiglio fossero stati più coraggiosi o più informati avrebbero dovuto nominare ministro della Giustizia, perché non credo ci sia qualcuno in Italia che ne sa più di Pagano, leggendari­o ex direttore di San Vittore, di pena e giustizia. Un uomo competente, onesto, serio ma anche brillante visionario e generoso, uno che ha dedicato la vita allo Stato. Penso che l’Italia sia piena di persone così, che fanno gli interessi del Paese invece dei propri, con pazienza e determinaz­ione, anzi ostinazion­e, senza gratificaz­ioni o riconoscim­enti mediatici e pubblici, solo per senso del dovere. Se non ci fossero tante persone così nella cosa pubblica, nella famosa macchina dello Stato, non si spieghereb­be come faremmo ad andare avanti invece di sgretolarc­i e cadere in tanti piccoli pezzi. Se rimaniamo in piedi è perché ci sono un sacco di figure come Sergio Mattarella, che lavorano in silenzio, sentendosi responsabi­li. Sono medici, magistrati, carabinier­i, funzionari, impiegati, insegnanti, poliziotti, infermieri: eravamo il Paese con le migliori scuole e i migliori ospedali pubblici del mondo e in parte, anche se molto meno, lo siamo ancora. Nonostante i saccheggi, le crisi economiche, le storture della politica, molto è rimasto e funziona ancora per merito delle persone come il presidente, uno che ha scritto in faccia e nella sua storia – politica e personale – il senso dello Stato. Nel discorso che ha fatto al Quirinale il giorno degli auguri di Natale, freschi di scampato pericolo con l’Unione europea, ha parlato del valore del pluralismo nell’assetto istituzion­ale, nella società civile, nell’informazio­ne. E poi ha detto una cosa molto bella: «Il vero spirito degli italiani non è quello dell’ostilità, del pregiudizi­o e dell’intolleran­za». Sarà il clima delle Feste, ma viene voglia di credergli e di augurare a tutti di farlo. Dai: crediamoci.

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foto VINCENZO LIVIERI DIGNITÀ, DECORO (E PAZIENZA) Sergio Mattarella, 77 anni, XII presidente della Repubblica italiana. Il suo mandato scade nel 2022.
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