Vanity Fair (Italy)

Una vita da supereroi

- di PAOLA SALTARI

Quando li incontri per la prima volta ti sembra di conoscerli da una vita. Emilio e Carola Insolera sono quel tipo di persone che sanno creare un’empatia immediata. Perché sono speciali, o meglio dei «supereroi», come spiega Sign Gene, il film non solo da loro interpreta­to ma diretto dallo stesso Emilio, e uscito nelle sale cinematogr­afiche nel settembre del 2017. Una sorta di spy story, girata tra Giappone, Stati Uniti e Italia, dove i buoni e i cattivi acquisisco­no poteri superumani usando la lingua dei segni. La loro. Emilio e Carola sono sordi da sempre. Ma parlare con loro è facilissim­o: tra il labiale, le mani («che gli italiani usano continuame­nte», dicono loro sorridendo), il cellulare, che sfruttiamo ogni tanto per scriverci. Lui, quarant’anni appena compiuti, è nato in Argentina da genitori italiani, è cresciuto in Sicilia, si è laureato in America alla Gallaudet – l’unica università del mondo in inglese e lingua dei segni. È attore, produttore e regista. L’incontro con Carola avviene a Tokyo, sul set di Sign Gene. Ed è colpo di fulmine. Lei ha 26 anni, è norvegese e di cognome fa Wisny, ma per amore ha scelto di chiamarsi Insolera: «Non siamo ancora sposati ma siamo una famiglia e abbiamo una bambina, Delphine». Da piccola pensava che il mondo intero fosse popolato da sordi, perché tutti intorno a lei lo erano (genitori, sorelle, cugini...). Bellissima, solare, sempre col sorriso sulle labbra, prima di fare la modella è stata trapezista e contorsion­ista. Tra uno scatto e l’altro, balla in continuazi­one («Non sento la musica ma il ritmo»). Quello con Emilio è un progetto di vita e profession­ale che va oltre il set: «Il nostro sogno e obiettivo», spiega lui, «è che la lingua dei segni sia insegnata nelle scuole, perché è universale. E anche di tendenza: i primi a usarla sono i giovanissi­mi, pensate al cuore fatto con le mani».

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