Vanity Fair (Italy)

DESTINO

- di SIMONE MARCHETTI

Alcune strade conducono a una destinazio­ne. Altre a un destino. I protagonis­ti di questo numero di Vanity Fair sono andati incontro al proprio anche quando dietro la curva, osservando l’orizzonte, i rischi superavano a tutta velocità le sicurezze. Quando sei chiamato a lasciare un segno, sembrare è meno importante di essere e i pericoli fanno parte delle regole del gioco. Vale per Ayrton Senna (a

pagina 39), omaggiato in copertina a 25 anni dalla sua scomparsa, pilota sublime accompagna­to in cielo dalle conseguenz­e del caso nonostante la sua mistica tensione alla perfezione, e vale per chi dello spettacolo d’arte varia del coraggio e del talento messi in circolo ha fatto il suo manifesto di fronte al mondo.

Alla fine, che tu corra in pista, diriga gli attori allo scopo di raccontare una storia o reciti sotto l’occhio della macchina da presa, si tratta sempre di affermare la propria libertà. Lo ha fatto passando attraverso trionfi e rovesci, passerelle e porte chiuse in faccia il maestro Brian De Palma, 78 anni (a

pagina 58), consapevol­e che non esiste innovazion­e che non transiti dalle parti dell’incomprens­ione collettiva: «Possono volerci anni per capire davvero quello che propongo. Sono il regista con cui tutti combattono, c’è chi dice che sono uno stronzo, chi un genio e la guerra inizia».

Si sono messi in cammino allo stesso modo anche la grande Isabelle Huppert (a pagina 52), mai preoccupat­a di come gli altri la giudicasse­ro: «La finzione è utile anche per questo, sei libero di essere una persona negativa, senza dover pensare di farlo anche nella realtà», e Kendrick Lamar

(a pagina 70), un ragazzo cresciuto nell’angolo più violento di Los Angeles e in grado di trasformar­e le difficili condizioni di partenza in risorsa con il dono della musica e della voce.

A volte una nota conduce al destino, altre volte ti sottrae al destino stesso. È il caso del commovente progetto di musicotera­pia del coro

SonoraMent­e (a pagina 74), capace di sovvertire i sentieri della memoria e duellare con l’Alzheimer con la poesia di una canzone. Ricordare chi si è stati per provare a sapere chi si diventerà è importante.

Ci proviamo ogni giorno, anche qui a Vanity Fair. Vorremmo che ci aiutaste anche voi lettori, scrivendoc­i alla mail smarchetti@condenast.it: con le vostre suggestion­i costruirem­o un sentiero fatto di

parole nuove capaci di guardare al futuro senza dimenticar­e il passato. Vi aspettiamo per risponderv­i. Vi aspetto per dialogare. P.s. I miei consigli:

Trovare un momento per spegnere il cellulare e leggere Vanity ascoltando Diviner, la prima prova da solista di Hayden Thorpe.

Spostarsi in auto, abbassare i finestrini e mettere a tutto volume la versione radiofonic­a di Gli occhi del perdono, l’ultimo singolo di Paola Iezzi. Iniziare a pensare alle vacanze facendosi ispirare dalle

destinazio­ne paradisiac­a Anambas, di cui isole vi parliamo al largo a pag. di Singapore, 132.

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