Vanity Fair (Italy)

L’ARCHIVISTA E LA BESTIA

Una donna parte verso il Nord, dove l’aspetta un amore diverso e un ritorno alle origini

- di MARCO ROSSARI

Dopo anni passati a catalogare vecchi libri in città, insieme a un superiore con cui ha una sporadica relazione sessuale, una donna coglie l’occasione di cambiare aria. C’è il lascito di un’antica famiglia da ordinare: il lavoro comporta un trasferime­nto a nord, in una zona blandament­e turistica ma comunque selvaggia, e il soggiorno in una casa su un’isola, dove sistemare documenti e bauli al centro della donazione. «La strada correva verso nord. Lei la seguì. Nel punto più in alto c’era una specie di Rubicone. Lo attraversò e iniziò a sentirsi libera. Sempre più a nord, accelerò verso i monti, piacevolme­nte stordita». L’arrivo porta una sorpresa. Ad attenderla, oltre al villico locale e a un’indiana centenaria, c’è anche un orso. Ha gli occhi piccoli e tristi, vive legato a una catena e sembra un tontolone, non si capisce che età abbia. La donna, rimasta sola, comincia a parlarci, a slegarlo, a mangiare insieme a lui. In parte ci vede sé stessa: «Non una bestia selvaggia, ma una signora di mezza età talmente depressa da sembrare scema, una donna che ha passato nottate intere ad aspettare il ritorno del marito». In parte qualcosa che le manca moltissimo, un’idea selvatica e primitiva di abbandono. «Le tornò in mente un conoscente che aveva affermato come fosse impossibil­e ormai trovare una donna che odorasse soltanto di sé stessa». Trova gli odori, l’istinto, il punto di domanda vacuo e autonomo della natura. L’orso le sembra un incrocio tra un re e una marmotta, maestoso e dolce insieme. Lentamente se ne innamora e comincia ad avere, sì, una relazione con lui. Pubblicato nel 1976 in Canada dopo un travagliat­o iter editoriale, Orso (La Nuova Frontiera, pagg. 128, € 14,50; trad. V. Raimo) all’epoca non mancò di fare scalpore e oggi entra a pieno diritto nella galassia del New Weird. L’autrice Marian Engel non propugna la fuga verso una natura edulcorata, ma un ritorno alle origini misteriose e belluine dell’essere umano e del desiderio, raccontate con una sensualità e una delicatezz­a difficilis­sime da raggiunger­e. «Si sentiva stranament­e in pace a star lì, seduta accanto a lui. Era come se l’orso, proprio come i libri, custodisse i segreti di tante generazion­i, ma non avesse alcun bisogno di rivelarli». Lo dedicò al suo terapeuta, ma voi non fate gli orsi e lasciatevi conquistar­e.

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