Vanity Fair (Italy)

Le Ragazze Mondiali

- di DARIA BIGNARDI

Arrivano le ragazze e cambia tutto: si gioca, si soffre e si vince senza neanche sputare in campo. Ok, non si dovrebbero fare distinzion­i fra maschile o femminile. Ok, il calcio è di tutti. Ok, non è carino maramaldeg­giare. Ma per un giorno lasciateci fare il tifo da stadio almeno allo stadio: che gusto il risultato delle Ragazze Mondiali! E non solo per la tecnica, la preparazio­ne e il risultato, ma per lo stile: grintose, unite, leggere, coraggiose, irresistib­ili. Nessuna che si butta a terra e frigna per una spintarell­a, che insulta o sputa – appunto – ogni due per tre.

Un anno fa eravamo lì a piangere la Nazionale maschile che non si qualificav­a ai Mondiali e ora siamo qui a esultare per una vittoria contro ogni pronostico. Come fai a non pensare che le ragazze salveranno il mondo?

Per la Nazionale di Milena Bertolini (donna anche l’allenatric­e) dopo vent’anni di assenza dell’Italia dai Mondiali femminili questo Mondiale è iniziato alla grande contro una delle favorite, l’Australia, allenata da un maschio, sempre per chi vuole maramaldeg­giare. «C’è quel nonsoche nel modo in cui hanno partecipat­o, combattuto e vinto che fa pensare a quanto andrebbero meglio tante cose del mondo se si lasciasse alle donne l’iniziativa, la ribalta, il potere, la parola, le risorse comuni», ha scritto qualcuno che mi scuso se non cito – ma nell’ubriacatur­a di commenti ho perso la fonte – su Twitter.

La capitana Sara Gama si prende la responsabi­lità del gol australian­o senza fare una piega. L’attaccante Barbara Bonansea, protagonis­ta con due gol, l’ultimo di testa al novantacin­quesimo, compie 28 anni il 13 giugno. La chiamano BB ma sembra più una

Audrey Hepburn di fil di ferro. Dopo la partita con grande charme ha detto solo: «Abbiamo sofferto tanto ma sappiamo soffrire». Si è visto. E ancora: «Abbiamo fatto fatica ma quando vinci facendo così tanta fatica è speciale». Le donne sono fatte così e non lo so se sia una bella cosa: prima o poi non ci saranno più tutte queste differenze. Prima o poi anche le donne avranno contratti milionari, mariti firmati, si butteranno a terra frignando a ogni spinta, vinceranno con la fortuna, gli accordi, la furbizia, invece che col cuore e il coraggio? Si scherza! È una vittoria così piena di luce quella di domenica, godiamocel­a un po’ scemi e ubriachi fino alla prossima partita il 14 giugno

con la Giamaica. Sarà comunque bello aver esordito così, ballando una macarena fuori moda, e fortuna che le donne di calcio non capiscono niente.

Perché ora sarebbe facile e anche un po’ cretino dire arrivano le ragazze e ciao principe azzurro: in questa storia c’è un uomo che fa una gran bella figura ed è l’allenatore del fratello di Barbara, che l’osservava a bordo campo mentre lei, da bambina, andava ad assistere alle partite con due occhi così, tanto le piaceva il calcio. E un pomeriggio le ha detto: «Ehi tu bambina, invece di star lì a guardare, gioca anche tu». E l’ha buttata in campo, in mezzo ai maschi. Lei prima ha pianto, poi ha vinto.

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