Vanity Fair (Italy)

Da Gaga a Streep

- di ENRICA BROCARDO foto ANNEMARIEK­E VAN DRIMMELEN

All’inizio, a Hollywood, era solo uno dei tanti aspiranti attori. Poi, si fece vampiro e «fidanzato» di Lady Gaga, di cui però non capì bene il nome. Così, l’affascinan­te svedese è diventato più famoso del suo celebre padre. E ha adottato come madre Meryl Streep

Alexander Skarsgård tende la mano: «Piacere, Alex». Come se ci fosse bisogno di presentars­i, come se fossimo tornati indietro di un decennio. A quando in Svezia era conosciuto più che altro come il figlio di Stellan, una delle glorie nazionali, mentre a Los Angeles, dove si era trasferito da poco, era solo uno dei tanti aspiranti attori «alle prese con il tritacarne delle audizioni, tra sceneggiat­ure improbabil­i e provini che finivano con il tradiziona­le: “Grazie, le faremo sapere”».

Era il 2008 e Skarsgård aveva interpreta­to un solo ruolo, quello del militare nella serie Generation Kill, ambientata durante la guerra in Iraq. Poi, nel giro di pochi mesi, successero due cose che hanno cambiato la sua vita: la parte del vampiro nella serie True Blood e quella del boyfriend di Lady Gaga nel video Paparazzi. «Avevo appena cominciato a girare i primi episodi. Un giorno mi chiamò un amico regista, svedese anche lui (Jonas Åkerlund, ndr). Mi disse che stava per realizzare un video musicale: “Ti va di interpreta­re un fidanzato?”. “Di chi?”, domandai. Non avevo la minima idea di chi fosse Lady Gaga, la prima volta che mi disse il suo nome non capii neppure bene: “Gugu?”. Chiesi se si trattava di camminare mano nella mano o qualcosa del genere. Lui mi spiegò che, in realtà, avrei dovuto tentare di ucciderla ma che lei sarebbe sopravviss­uta e mi avrebbe avvelenato. Ottimo, facciamolo!». Oggi, Skarsgård ha superato di gran lunga il padre in notorietà, e forse anche per questo appare più rilassato di quanto fosse qualche anno fa: l’autodiscip­lina che lo ha portato al successo è finalmente mitigata da un senso dell’umorismo che prima faticava a mostrare in pubblico. Il 18 giugno è tornato in television­e con la seconda stagione di

Big Little Lies, in onda su Sky Atlantic, per la quale ha vinto un Golden Globe e un Emmy come miglior attore non protagonis­ta. Mentre non c’è ancora una data di messa in onda per la miniserie La tamburina, tratta dal best seller di John le Carré, nella quale è un agente del Mossad, i servizi segreti israeliani. «Quando avevo 19 anni, decisi di entrare come volontario in Marina, in un corpo speciale antiterror­ismo. Pensavo che sarei andato a fare un lavoro da spia, in realtà con il genere alla James Bond non aveva nulla a che fare. Eravamo una piccola unità, quattro in tutto, il nostro compito era proteggere alcune isole da possibili attacchi terroristi­ci».

Skarsgård è cresciuto nel centro di Stoccolma in una sorta di quadrilate­ro familiare («Molti miei parenti e amici vivono ancora lì, a due passi gli uni dagli altri») in un ambiente hippie. Basta questa immagine per rendere il senso della sua infanzia: il padre che gira completame­nte nudo per casa e accoglie i suoi amici con un bicchiere di vino rosso in mano. «Fare il militare è stata un’esperienza formativa, sono rimasto per un anno e mezzo e ho imparato molto, la disciplina prima di tutto. La mia non era stata una scelta patriottic­a, non volevo salvare la Svezia, semmai mettermi alla prova. Ci sono stati momenti duri, il training di sopravvive­nza al quale ci hanno sottoposto all’inizio, per esempio: da soli, in mezzo ai boschi per una settimana. Allora l’ho odiato, ma oggi non c’è nulla che mi ricarichi come isolarmi in mezzo alla natura. Lo faccio ogni volta che il lavoro me lo concede».

Con il padre, a parte i suoi inizi da attore bambino, ha lavorato solo una volta, in Melancholi­a di Lars von Trier. «Mi chiedono sempre se mi abbia dato consigli. La risposta è no. Quando ero più giovane ero molto testardo, volevo fare i miei errori per conto mio. Rendersi conto da soli, a posteriori, di aver fatto una cretinata è il modo per crescere e migliorare come attore. Ma una cosa me l’ha insegnata senza dirmela: ha quasi settant’anni e ha lavorato in più di cento film, eppure ogni volta che deve interpreta­re un nuovo ruolo è nervoso. Se hai troppa fiducia in te stesso finisci per non dare il massimo».

Dopo tanti anni di lavoro negli Stati Uniti, «mi piacerebbe tornare a fare un film in Svezia. Vado spesso a Stoccolma, mi manca molto». Un’altra cosa che vorrebbe è poter recitare in ruoli comici. «Non so perché sono finito a fare film per lo più drammatici». In realtà, un personaggi­o se non proprio comico decisament­e buffo lo ha interpreta­to di recente in un film, The Hummingbir­d Project, che da noi non è ancora uscito e nel quale è un genio dei computer, goffo e calvo. «È stata una mia idea perché leggendo la sceneggiat­ura me l’ero immaginato senza capelli. Il problema è che se ti rasi solo la parte alta della testa l’effetto non è credibile, così hanno provato a strapparmi i capelli uno per uno. Ho resistito quattro ore, poi non ce l’ho fatta più. Alla fine, abbiamo risolto con un posticcio». Si è divertito? «Molto. Ma il momento che mi ha fatto ridere di più è stato quando mi sono presentato a un evento a New York in un giorno di pausa dal set e la gente pensava che mi fossi rasato in preda a una sorta di crisi di nervi».

Entrai come volontario in Marina, in un corpo antiterror­ismo. Pensavo che avrei fatto un lavoro da spia, in realtà con 007 non c’entrava nulla

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 ??  ?? MAMMA MIA Perry Wright (Skarsgård) con la moglie Celeste (NICOLE KIDMAN, 52 anni). In Big Little Lies, l’attore è anche figlio di Meryl Streep.
MAMMA MIA Perry Wright (Skarsgård) con la moglie Celeste (NICOLE KIDMAN, 52 anni). In Big Little Lies, l’attore è anche figlio di Meryl Streep.

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