Vanity Fair (Italy)

La tecnologia body scanning in 3D

Abbiamo partecipat­o a un esperiment­o e ci siamo fatti fotografar­e in pose e luoghi diversi. Ma qual era il vero obiettivo?

- di CHRIS JONES

L’indirizzo è a downtown Manhattan, vicino a Union Square, una zona molto frequentat­a da studenti. È in questo palazzo che da qualche mese Amazon conduce uno studio sulla «diversità del

corpo umano», come dice il sito della Amazon Body Lab, la società che lo gestisce e che è stata acquisita da Amazon nel 2017. Si tratta di una raccolta dati su soggetti diversi, maschi e femmine, di età variabile (basta essere maggiorenn­i) e corporatur­e diverse. I dati, dice il sito e anche il contratto che mi è stato fatto firmare appena arrivato, saranno utilizzati solo «per la ricerca interna del prodotto e non per scopi di marketing». Che cosa sia questa ricerca interna non è però chiaro e non è spiegato da nessuna parte.

Neanche il ragazzo molto gentile che mi accoglie quando mi presento all’ora stabilita del mio appuntamen­to preso online mi sa o vuole rispondere. Chiedo cosa si intende con corpo, se i dati e lo studio riguardano anche il viso, mi dice di no. Poi mi invita a seguirlo fuori e scendiamo in strada. Qui mi scattano fotografie in pose diverse e in luoghi diversi: con le braccia in alto, con le braccia conserte, con le braccia aperte, davanti a un’auto, davanti al portone, a un cancello. Torniamo al laboratori­o e vengo affidato a una ragazza per la seconda parte. Vengo pesato e misurato e mi fotografan­o in piedi con le braccia larghe lungo i fianchi. Mi chiedono di ruotare sulla destra mentre vengo filmato. Tutto questo con i miei abiti addosso.

«Adesso dobbiamo rifare tutto ma ti devi cambiare», mi dice la ragazza. Mi porge quello che nel foglio di spiegazion­e era indicato come un abbigliame­nto form fitting ovvero un paio di calzoncini. Per le donne c’è anche un reggiseno sportivo. Mi fanno entrare in una cabina con le pareti tutte bianche ricoperte da sensori. Qui devo ripetere le pose di prima: in piedi, braccia lungo i fianchi staccate dal corpo, girare a destra. In più, la posizione dello squat: come in palestra allargo le gambe, le piego e butto il sedere indietro. Cinque secondi fermo così. Esperiment­o finito. Mi rivesto e ripasso dalla reception dove mi chiedono di lasciare un commento

sull’esperienza appena fatta e mi viene consegnata una gift card di Amazon del valore di 25 dollari. In un articolo su Forbes il Ceo di Body Lab spiega così il possibile utilizzo della tecnologia di scansione dei corpi in 3D: «Nel giro di pochi anni potremmo avere tutti degli avatar digitali tridimensi­onali molto accurati dei nostri corpi, con potenziali finalità che vanno dall’uso del nostro io digitale in un videogame allo shopping online per abiti su misura, passando per la visualizza­zione di come saremo tra 30 anni». Secondo il sito di tecnologia theverge.com l’utilizzo più probabile è quello legato allo shopping: «Amazon è probabilme­nte interessat­o ad applicare la tecnologia body scanning a prodotti come Amazon Echo Look, una fotocamera che funziona come uno stylist, scatta foto e le analizza per fornire consigli sulla moda».

Avere tra le mani un dispositiv­o casalingo collegato ad Alexa che con un comando vocale fa lo scan del nostro corpo potrebbe consentire alle persone di provare virtualmen­te gli abiti comodament­e da casa senza neanche andare nei negozi, superando quindi il più grosso limite del commercio online, ovvero quello di non potersi provare gli abiti e dover acquistare al buio.

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