Vanity Fair (Italy)

Io, disordinar­ia, al mio primo Vasco

- AMBRA ANGIOLINI, nata il 22 aprile 1977, nella sua vita è stata tante cose. Ha recitato, cantato, ballato, interpreta­to le ambizioni di una generazion­e, animato i dibattiti sociologic­i e fatto discutere i politologi. Per Vanity Fair, scrive di realtà. Sem

Mai stata a un concerto di Vasco, eppure è una delle cento cose da fare almeno una volta nella vita. IO finalmente l’ho fatta! Non fate ironia care disordinar­ie perché sicurament­e voi non avete visto quello di Albano e Romina mentre io sì e dopo che AL è stato dichiarato «pericoloso» oltre che a Sanremo anche in Russia.

Mi sono preparata come la più esaltata tra le giovani ragazze vecchie, cercando un look

credibile senza dovermi cambiare in macchina come si faceva da piccole per non essere sgridate dai genitori, in questo caso invece per evitare al rientro di non trovare più i miei figli portati via dai servizi sociali.

Pantalone ne rodie co qualcosa pelle, top smani catodi el astanlycra­ch in a comprato a Ladispoli 10 anni fa che quando rispondo alla domanda «Ma dove l’hai preso? Io non li trovo con questo tessuto così particolar­e» mento spudoratam­ente dicendo «Non si trova più, è un pezzo preso

da Sbarnie’s Sfranz (che ovviamente non esiste) al mercato di Camden Town a Londra». Le scarpe alte che devono slanciare con discrezion­e, giusto quei 20 cm di tacco che regalano la possibilit­à di stare tutta la sera sotto l’effetto di aver affittato il piano attico del Pirellone.

I capelli appena attaccati con la cheratina a caldo, chioma lunga e fluente realizzata dalla mia Rebecca tuttofare per l’occasione, piega «Extension republic» in onore del mio Vasco che sto per andare a trovare allo stadio di S. Siro.

Sono in ritardo, da Brescia devo partire entro le 18 ma è lo stesso orario della fine del GREST al quale partecipa mio figlio Leonardo. Essere o non essere, Vasco o Leo? Vi giuro che per un attimo la risposta iniziava per Va…ffanculo Ambra ma cosa cavolo pensi, ma ti sei rincoglion­ita!

Cerco di essere credibile e tranquilla andando, almeno senza trucco in stile Albachiara tanto per restare in tema, a prendere mio figlio per portarlo a casa, in salvo da me e dalla mia VITA SPERICOLAT­A e… ci risiamo! Ancora lui che mi chiama, che mi tenta… ok Vasco arrivo! Finalmente in macchina, equipaggia­ta di birra analcolica senza glutine portata da casa perché poi al baracchino non la trovo, accendo lo stereo a tutto volume e canto sgraziata e contenta «Non sorridete gli spari sopra sono per voi!».

Ogni tanto sento una specie di disagio che mi chiede i documenti come le pattuglie che ti sorprendon­o alle due di notte, ma questa sera «non ho tempo, oggi voglio stare spento nana na naaa» quindi non mi fermo, accelero seminando il

disagio che, sconfitto, spegne la sirena e aspetta un’altra vittima almeno per questa sera.

Uso tutte le armi a mia disposizio­ne per «intortare» il tipo della sicurezza al parcheggio B. No, non è facile per me che sono Ambra se questo è quello che state pensando, anche perché sono talmente finta questa sera che credo fermamente che nessun parente vorrebbe essere il mio.

Ci sono. Cancello 7. Vedo i miei amici, Ninni mi accarezza la testa mentre le resta in mano una ciocca di capelli veri appena attaccati, il CIUBE sempre felice non si accorge di nulla e cerca il posto saltelland­o, Titti e Fede che riconoscon­o tutti i VIP anche quelli che lo diventeran­no.

Buio. Urla. Luci. Vasco inizia a cantare e sul maxischerm­o appare il suo primissimo piano, occhi intensi di chi le ha viste e cantate

tutte. Ho i brividi, canto e urlo, piango e rido, tutto lo stadio sono IO.

Penso che da vecchia vorrei essere una parola pensata e pronunciat­a da Vasco.

Tornando a casa e in me, penso che da giovanissi­ma sono già stata una sua parola «DELUSA» e penso che almeno su questo il mio VASCO si era proprio sbagliato.

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