Vanity Fair (Italy)

DARIA BIGNARDI

Sea-Watch: You Are Not Alone

- di DARIA BIGNARDI DARIA BIGNARDI, scrittrice. Il suo ultimo libro è Storia della mia ansia (Mondadori, 2018).

Quando domenica l’amica di Roma ha scritto nel gruppo di WhatsApp: «Eccolo il Capitano», con la foto di Carola Rackete, capitana della nave Sea-Watch 3, ha messo tutti d’accordo.

Il giorno prima c’era stata una discussion­e tra lei, che diceva di essere desolata ogni volta che sentiva chiamare «Capitano» il ministro dell’Interno perché per lei c’è un solo Capitano ed è Francesco Totti, e Adriana, per la quale il Capitano è Robin Williams nell’Attimo fuggente («Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato;

la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistat­o;

vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta»).

Carola Rackete ha trentun anni, è tedesca, e lavora per la ong di Berlino che opera salvataggi nel Mediterran­eo. Quando sabato notte hanno evacuato un ragazzo in condizioni critiche ha dichiarato sobriament­e che i 42 profughi rimasti a bordo ai quali veniva impedito di sbarcare sono sotto la sua responsabi­lità.

Che bella parola desueta è responsabi­lità, per chi se la intesta. Si sente responsabi­le anche il medico di bordo della Sea-Watch 3, Verena, mentre spiega che «lo dico da essere umano e non da medico che con quel caldo, in quegli spazi ristretti, e nelle condizioni in cui sono per le torture e gli abusi subiti in Libia i 42 profughi non possono resistere e vanno fatti sbarcare al più presto».

Anche don Carmelo La Magra, il parroco di Lampedusa, si sente responsabi­le quando organizza un presidio di persone che dormono all’aperto sul marmo del sagrato della chiesa, per mandare un messaggio di solidariet­à a chi a bordo non dorme più perché non ha niente, non ha un posto dove andare e resta prigionier­o dentro una piccola nave che sembra abbandonat­a dal mondo. E manda sulla nave il video mentre quelli del presidio – volontari e cittadini di Lampedusa – alzano le lettere che formano il cartello «You Are Not Alone».

Si sente responsabi­le Emma Bonino, che a un convegno, prima di svenire per un calo di pressione (ora sta bene), dice: «Non riesco a pensare che un continente di 500 milioni di abitanti assista senza colpo ferire a 42 profughi che da dieci giorni ciondolano di fronte a Lampedusa. Non riesco ad assuefarmi. Perché questa è una vergogna dell’Europa oltre che dell’Italia».

Si sente responsabi­le il capitano De Falco mentre ricorda che le persone in mare si chiamano naufraghi. Che diventano poi rifugiati o migranti una volta che sono a terra, ma quando sono in mare si chiamano naufraghi. E che chiunque va per mare sa che prima si salvano le persone, poi si discute.

Alle 42 persone bloccate sulla Sea-Watch 3, ai volontari, a tutti quelli che si sentono responsabi­li e cercano di fare o dire qualcosa, come Carola Rackete, don Carmelo La Magra, Emma Bonino (e vengono insultati sui social e minacciati di morte e di stupro) mandiamo il nostro You Are Not Alone.

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