Vanity Fair (Italy)

Kazu, dai Blonde Redhead a solista

Voleva «lasciare la vita», poi si è trasferita in Italia e ha ripreso le forze. E ora, dopo 25 anni nei Blonde Redhead, Kazu pubblica un album solista

- di SIMONA SIRI

Un disco in arrivo a settembre e un’etichetta tutta sua. Kazu ricomincia da qui, dopo 25 anni passati nei Blonde Redhead al fianco dei gemelli italiani Simone e Amedeo Pace. «Ma stiamo registrand­o anche un disco come band», dice per fugare qualsiasi dubbio di rottura. Adult Baby, il suo primo disco solista, stesso nome dell’etichetta, è però un disco importante e necessario. Il singolo, Salty, è stato realizzato con la collaboraz­ione di Ryuichi Sakamoto, Mauro Refosco e Ian Chang, e il video è stato girato all’Isola d’Elba, dove Kazu vive per metà dell’anno.

Perché l’Isola d’Elba?

«È un luogo in cui sono stata felice, ho solo ricordi belli. Lì mi sento al sicuro, niente di brutto può accadere».

Come mai ci ha messo tanto per fare un disco solista?

«Mi muovo lentamente. Ci avevo pensato in passato, ma credevo che non ne sarei stata capace. Anche questo è nato per caso. Sono arrivata all’Elba non con l’idea di fare un disco, ma di lasciare tutto. Ero senza energie. Poi, piano piano la forza è tornata, mi è venuta voglia di fare musica e, siccome ero sola, l’ho fatta da sola». Voleva lasciare la musica?

«Molto più drammatico: volevo lasciare la vita. Ho avuto seri problemi di salute, la mia asma era fuori controllo, non riuscivo più a respirare. Il dottore mi ha suggerito di trasferirm­i al mare. Lì ho ripreso le forze e per la prima volta ho voluto fare qualcosa solo per me stessa».

Com’è lavorare da sola rispetto all’essere in una band?

«Nei Blonde Redhead mi sono sempre sentita inadeguata, quindi pensavo che da sola mi sarei sentita ancora più inadeguata. Invece, stranament­e, non è stato così. Quello che stavo facendo era buono abbastanza per me, e quindi bastava».

Adult Baby è un disco su…

«Sulla libertà, perché così mi sono sentita. Senza confini né schemi prefissati, senza regole imposte del tipo adesso prima registriam­o la batteria e poi il resto. Molte delle canzoni sono cominciate con la melodia e qualche parte di tastiera, poi la batteria. Ogni passaggio è avvenuto in libertà».

Si sente ancora inadeguata?

«Sì, fa parte di me, ma l’insicurezz­a è anche quella che mi spinge a essere creativa. Dall’altra parte i miei compagni di band mi dicono che ho un ego enorme, quindi la mia personalit­à oscilla tra questi due estremi, avanti e indietro tra l’essere totalmente determinat­a ma anche sempre al limite del tracollo, del finire in mille pezzi». All’Elba che cosa dicono di lei?

«Per tutti sono la giapponese strana. Quando passo li sento sussurrare: ma non è troppo alta per essere giapponese?».

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