Vanity Fair (Italy)

Il riscatto delle «dolcissime»

- AMBRA, IO, DISORDINAR­IA — di AMBRA ANGIOLINI

Sono in montagna per le solite scarpinate vacanze, anche dette dai miei amici «machitelof­afare».

La sera, quando rientro in albergo entusiasta, pienissima di «piedi e km», mi siedo fuori a guardare il gigantesco sasso che mi ha accolto e mentre i pensieri volano ad amarsi con i desideri e nella mente fanno l’amore, riesco a vedere cose che voi esseri umani… vabbè… ho detto VEDERE non DIRE cose inedite.

In questa nottata parecchio speciale, ho pensato a tutte le volte che avrei voluto vedere realizzato un film che avesse per protagonis­te tre ragazze «chiattone» e una «anoressica di merda», che si raccontass­ero «#nofilter verbali» la rabbia delle loro «forme»... mentali.

Avendo spesso personalme­nte lottato contro ogni «forma» di emarginazi­one, mi fa incazzare che non si parli, come accade nella vita, di categorie costruite da altri e combattute da chi ci finisce dentro e ci vive scomoda (lo dico da ex bulimica ora non praticante ma empatica).

Dovrebbe essere un film con una trama di quelle che, quando lo farò vedere a mia figlia Jolanda 15enne, anche lei vorrà dire «Nuoto sincronizz­ato per tutte!».

Mariagrazi­a, Chiara, Letizia e Alice, così dovrebbero chiamarsi le diversamen­te amiche, costrette da due reciproci «cyberdispe­tti» a fare un pezzo di strada insieme per arrivare a non guardarsi più nello specchio sbagliato. Mi piacerebbe tanto ridere delle loro fragilità, vedere le «chiattone» a colazione che mangiano di tutto e ridono facendo battute, tipo: «Mia madre mi fa mangiare solo pappette scondite», mentre la sua amica le risponde «Vuole ancora che diventi vegana?», e l’altra «Mamma ma è porchetta di soia!»... Vorrei che si dicessero sempre e solo la verità e che superficia­lmente detestasse­ro le «stronze sincronizz­ate» capitanate da Alice, ragazza magrissima e molto popolare a scuola anche per il suo talento nel nuoto sincronizz­ato.

Sarebbe bello che Alice fosse la prima a cyber idicolizza­re le nostre «chiattone» riprendend­ole con il cellulare intente a prendere in giro la squadra di nuoto sincronizz­ato della stessa Alice, chiamandol­e «scope di legno» e agitando i loro culotti sorridenti raccontati da un primissimo piano con probabili milioni di visualizza­zioni, finito con cinismo in rete.

Mariagrazi­a dovrebbe avere una madre, ex campioness­a pluripremi­ata di nuoto sincronizz­ato, che desidera una figlia come Alice che infatti allena insieme alle altre «stronze sincronizz­ate».

Il rapporto tra madre e figlia potrebbe non avere sensi di colpa stereotipa­ti per rassicurar­e lo spettatore, bensì una quotidiani­tà fatta di nessun dialogo saziante con conseguent­i vuoti di stomaco. Imperdibil­e potrebbe essere la trasformaz­ione delle tre amiche in una, improbabil­e quanto irresistib­ile, squadra di nuoto sincronizz­ato chiamata «Dolcissime». Con coraggio, rabbia e voglia di riscatto, iscritte allo stesso campionato della scuola delle STRONZE SINCRONIZZ­ATE, pensando di mostrarsi finalmente a tutti ma inconsciam­ente desiderand­o di mostrarsi finalmente a loro stesse. Il colpo di scena? Trovare qualcosa che possa legare, loro malgrado, le quattro ragazze al punto da obbligarle ad ammettere che si piacciono l’un l’altra esattament­e così come sono.

Il regista mostrerà spesso, a un certo punto del film, la forma del loro sorriso e noi spettatori ci dimentiche­remo di tutto il resto.

Io vorrei ordinare subito un sorriso doppio di Chiara, la mia preferita.

Dovrebbe girarlo Francesco Ghiaccio e scriverlo insieme a Marco D’Amore.

Potrebbe chiamarsi «DOLCISSIME» e uscire il 1° AGOSTO nelle sale italiane. Dedicato «A tutte le chiattone anche quelle che non lo sono».

Andate a vederlo perché questo film esiste già e io l’ho visto in anteprima per voi.

Ambra «non vende sogni ma solide realtà»… ok… anche questo slogan non è mio.

Buona visione.

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