Il riscatto delle «dolcissime»
Sono in montagna per le solite scarpinate vacanze, anche dette dai miei amici «machitelofafare».
La sera, quando rientro in albergo entusiasta, pienissima di «piedi e km», mi siedo fuori a guardare il gigantesco sasso che mi ha accolto e mentre i pensieri volano ad amarsi con i desideri e nella mente fanno l’amore, riesco a vedere cose che voi esseri umani… vabbè… ho detto VEDERE non DIRE cose inedite.
In questa nottata parecchio speciale, ho pensato a tutte le volte che avrei voluto vedere realizzato un film che avesse per protagoniste tre ragazze «chiattone» e una «anoressica di merda», che si raccontassero «#nofilter verbali» la rabbia delle loro «forme»... mentali.
Avendo spesso personalmente lottato contro ogni «forma» di emarginazione, mi fa incazzare che non si parli, come accade nella vita, di categorie costruite da altri e combattute da chi ci finisce dentro e ci vive scomoda (lo dico da ex bulimica ora non praticante ma empatica).
Dovrebbe essere un film con una trama di quelle che, quando lo farò vedere a mia figlia Jolanda 15enne, anche lei vorrà dire «Nuoto sincronizzato per tutte!».
Mariagrazia, Chiara, Letizia e Alice, così dovrebbero chiamarsi le diversamente amiche, costrette da due reciproci «cyberdispetti» a fare un pezzo di strada insieme per arrivare a non guardarsi più nello specchio sbagliato. Mi piacerebbe tanto ridere delle loro fragilità, vedere le «chiattone» a colazione che mangiano di tutto e ridono facendo battute, tipo: «Mia madre mi fa mangiare solo pappette scondite», mentre la sua amica le risponde «Vuole ancora che diventi vegana?», e l’altra «Mamma ma è porchetta di soia!»... Vorrei che si dicessero sempre e solo la verità e che superficialmente detestassero le «stronze sincronizzate» capitanate da Alice, ragazza magrissima e molto popolare a scuola anche per il suo talento nel nuoto sincronizzato.
Sarebbe bello che Alice fosse la prima a cyber idicolizzare le nostre «chiattone» riprendendole con il cellulare intente a prendere in giro la squadra di nuoto sincronizzato della stessa Alice, chiamandole «scope di legno» e agitando i loro culotti sorridenti raccontati da un primissimo piano con probabili milioni di visualizzazioni, finito con cinismo in rete.
Mariagrazia dovrebbe avere una madre, ex campionessa pluripremiata di nuoto sincronizzato, che desidera una figlia come Alice che infatti allena insieme alle altre «stronze sincronizzate».
Il rapporto tra madre e figlia potrebbe non avere sensi di colpa stereotipati per rassicurare lo spettatore, bensì una quotidianità fatta di nessun dialogo saziante con conseguenti vuoti di stomaco. Imperdibile potrebbe essere la trasformazione delle tre amiche in una, improbabile quanto irresistibile, squadra di nuoto sincronizzato chiamata «Dolcissime». Con coraggio, rabbia e voglia di riscatto, iscritte allo stesso campionato della scuola delle STRONZE SINCRONIZZATE, pensando di mostrarsi finalmente a tutti ma inconsciamente desiderando di mostrarsi finalmente a loro stesse. Il colpo di scena? Trovare qualcosa che possa legare, loro malgrado, le quattro ragazze al punto da obbligarle ad ammettere che si piacciono l’un l’altra esattamente così come sono.
Il regista mostrerà spesso, a un certo punto del film, la forma del loro sorriso e noi spettatori ci dimenticheremo di tutto il resto.
Io vorrei ordinare subito un sorriso doppio di Chiara, la mia preferita.
Dovrebbe girarlo Francesco Ghiaccio e scriverlo insieme a Marco D’Amore.
Potrebbe chiamarsi «DOLCISSIME» e uscire il 1° AGOSTO nelle sale italiane. Dedicato «A tutte le chiattone anche quelle che non lo sono».
Andate a vederlo perché questo film esiste già e io l’ho visto in anteprima per voi.
Ambra «non vende sogni ma solide realtà»… ok… anche questo slogan non è mio.
Buona visione.