KIM KARDASHIAN
E adesso divento avvocato
Una party girl? Una diva da reality? No, la Kardashian che abbiamo incontrato nella sua villa californiana ha iniziato a studiare da avvocato. E, senza laurearsi, ha già tirato fuori di galera la prima cliente
Nella maestosa dimora californiana di Kim Kardashian West, progettata da Axel Vervoordt e tempio del caldo minimalismo belga, la parola d’ordine è «enorme»: tutto è progettato secondo la filosofia del «più è meglio». Ci sono due cucine: una per il personale e una a vista, con un’isola grande come una pista da ballo e un angolo per la colazione che può ospitare comodamente 20 persone. Al di là di una parete di vetro si vede un tavolo da picnic, probabilmente è il tavolo da picnic più lungo dA’ merica. All’interno dell’imponente sala centrale i pavimenti, le pareti e i soffitti, tutti rifiniti con lo stesso colore e la stessa texture, creano un gioco di prospettive. Quando finalmente arrivo all’altro capo della stanza, mi imbatto in Kim, che indossa un accappatoio di spugna bianco e un paio di pantofole.
Quando poi ci saluteremo, dopo aver trascorso alcuni giorni insieme, realizzerò che Kim è una sorta di «spa umana»: sempre calma e disponibile, anche quando il caos la circonda. Profuma come una di quelle candele da 80 dollari sparse qui intorno e parla con una voce così rilassante che sembra di ascoltare il gorgogliare dell’acqua sulle rocce di un fiume. In sua presenza ci si sente al sicuro, come se accanto a lei niente potesse andare storto. Lei, d’altra parte, ha i suoi «trucchi». L’anno scorso, per esempio, ha visitato lo Studio Ovale per discutere la riforma carceraria con Donald Trump e per l’occasione «ho comprato all’asta l’orologio di Jackie Kennedy: l’ho indossato quando sono andata alla Casa Bianca e mi ha fatto sentire potente», ricorda. La camera di Kardashian è grande come un
hangar. Il bagno annesso ha una doccia così ampia che ci potrebbe entrare un’intera squadra di pallacanestro e una parete a vetri che si affaccia su una sorta di giungla. Non è un caso che la «spa umana» dorma come un angelo. «Mio marito (Kanye West, ndr) ha il sonno agitato, continua a rigirarsi tra le lenzuola. Io no, andare a letto è la cosa che preferisco».
Mentre giriamo la casa, scopro una pila di grossi libri sugli illeciti civili: Kim sta studiando per diventare avvocato. La scorsa estate ha avuto un ruolo importante nel rilascio di Alice Marie Johnson, 64 anni, detenuta dal 1996 in una prigione dellA’ labama per un crimine di droga: dopo aver incontrato Kardashian, il presidente Trump ha concesso la grazia alla donna. Kardashian ha lavorato per mesi con il commentatore della Cnn Van Jones e con l’avvocato Jessica Jackson, cofondatori di #cut50, un gruppo di patrocinio nazionale per la riforma della giustizia criminale, visitando le prigioni, facendo petizioni ai governatori e partecipando alle riunioni alla Casa Bianca. E l’estate scorsa ha deciso di iniziare un apprendistato quadriennale in uno studio legale di San Francisco, per sostenere poi l’esame di Stato.
«La Casa Bianca mi ha chiamato per aiutare a cambiare l’ordinamento per la concessione della grazia», dice, «e io sono nella Roosevelt Room con un giudice che aveva condannato dei criminali e un sacco di persone molto influenti e me ne sto lì seduta, pensando: oh merda, voglio saperne di più. Dico quello che ho da dire, sul lato umano e sul perché tutto questo è ingiusto. Ho sempre saputo qual era il mio ruolo, ma sentivo di voler lottare per le persone che hanno pagato
i loro debiti con la società: il sistema poteva essere cambiato e io volevo combattere per farlo». «Ero nello Studio Ovale con Kim, Ivanka, Jared e il presidente, e Trump ha confessato di temere che, dopo essere stato rilasciato, qualcuno faccia qualcosa di terribile, perché questo avrebbe un impatto sulle sue prospettive politiche. L’argomento lo rendeva visibilmente nervoso. Kim Kardashian ha fatto l’intervento più efficace, emozionante e intelligente che io abbia mai sentito nella storia della politica americana», dice Jones. E continua: «Che cosa dire alle persone fissate con la caricatura mediatica della party girl di dieci anni fa? Questa ragazza è figlia di un avvocato esperto e madre di tre bambini di colore, e sta usando tutto il proprio potere per fare la differenza ed è incredibilmente brava. I problemi che sta affrontando sono davvero tragici e riguardano tutti. Penso che diventerà una persona importante per lA’ merica».
Se dovesse passare l’esame di Stato, sarebbe il rebranding più sorprendente dal risveglio di Barbie (intanto, è stata invitata ad Harvard a tenere una conferenza su «Branding e media»). Questo perché il nome Kardashian viene associato da molti a qualcosa di negativo: superficiale, avido... «Ormai non ci faccio più caso», dice Kim. «Mi piace ritrovarmi a parlare con qualcuno che potrebbe non essere incline a pensare bene di me perché posso garantire che, dopo avermi incontrata, cambierà opinione e capirà cosa considero davvero importante». Inoltre, ha una profonda percezione di quello che è l’ingiustizia. «Alice è una nonna che ha commesso il suo primo reato non violento e ha ricevuto la stessa condanna di Charles Manson. Ho pensato che fosse davvero sbagliato e mi sono chiesta come fosse possibile e che cosa potessi fare». «Ho deciso di andare alla Casa Bianca quando tutti mi dicevano: “Non farlo, rovinerai la tua carriera, non metterci piede”. Ma io pensavo: la mia reputazione è davvero più importante della vita di una persona? La gente parla male di me tutto il giorno. Questa sarà solo l’ennesima storia su di me, ma di contro qualcuno riavrà indietro la sua vita». Dopo che la Johnson è stata rilasciata, Kim ha intravisto un nuovo futuro per sé: «È stato un vero punto di svolta per me».
Kourtney e Khloé, le sue sorelle, sottolineano che da giovane lei era ossessionata dai programmi tv giuridici e dalle trasmissioni true crime. Kim era anche molto legata a suo padre, Robert Kardashian, morto nel 2003 e noto per essere stato nel team di difesa di O.J. Simpson. «Nella sua biblioteca, spingendo una parete, si apriva un ripostiglio nascosto con tutti i suoi archivi con le prove di O.J. Nei fine settimana andavo a vedere cosa c’era dentro. Le scienze forensi mi incuriosivano molto». «Lei sembra avere tutte le risposte», dice Kourtney. «Khloé e io possiamo essere un po’ polemiche con mia madre, ma mia sorella sa cosa deve dire perché mamma l’ascolti e capisca le sue ragioni».
A pranzo, il nuovo chef in prova ci serve un elaborato pasto di tre portate. A metà del dessert arrivano i due avvocati mentori di Kim, Jessica Jackson ed Erin Haney. I tre hanno in programma di studiare quattro ore questo pomeriggio nella sala conferenze di uno studio legale non lontano da qui, in modo che Kim non debba recarsi ogni settimana a San Francisco, come ha fatto da luglio fino a oggi, per dedicarsi alle
diciotto ore di studio supervisionato settimanale. Ma come si fa a studiare Giurisprudenza senza aver finito il college? Quattro Stati americani, California inclusa, offrono un altro modo per passare l’esame di Stato, conosciuto come «leggere la legge», ossia fare apprendistato con un avvocato o un giudice praticante. «Al primo anno di Legge», dice Kim, «devi fare tre materie: Diritto penale, Illeciti e Contratti. Per me, Illeciti è la più difficile, Contratti la più noiosa e Diritto
penale posso farlo anche a occhi chiusi. Ho dato il primo esame e ho preso 100. Leggere è ciò che mi piace di più. Richiede un sacco di tempo, ma io i concetti li afferro in due secondi». Quest’estate Kim darà un «baby esame»: se lo supera avrà il permesso di continuare a studiare per altri tre anni. Jackson e Haney hanno l’aspetto di ragazze toste ma glamour: vedendo le tre donne davanti a un portatile e a una pila di libri di legge, non si può fare a meno di chiedersi se non stiano progettando di lanciare un nuovo reality. È stato Van Jones a intuire che Jackson e Kim sarebbero potute sbocciare. Jackson è stata la prima a suggerire a Kim di fare di più: «Ha dedicato tantissimo tempo al caso, mi chiamava a qualsiasi ora per farmi domande e alla fine ho pensato: perché non diventi avvocato? Quando ci si occupa di legge bisogna fare un’analisi completa di testi scritti in un linguaggio davvero innaturale, e lei ci è riuscita subito. Ha un modo di pensare molto calmo e razionale. Probabilmente si occuperà di Diritto penale. Non so se la vedremo in tribunale...».
Saliamo tutte su una delle Range Rover color
argento opaco parcheggiate dietro la casa, e Kim ci porta in un edificio nella Valley dove si trova lo studio legale. Mi racconta che quando visita le carceri spesso i detenuti si mettono a gridare: «È venuta a tirarci fuori di qui!». Qualche tempo fa si è offerta di pagare l’affitto di Matthew Charles, un ex detenuto, e adesso ogni settimana riceve un mucchio di lettere da parte di persone in prigione che difendono la propria causa. Ce n’è una in particolare che ha attirato la sua attenzione: un detenuto che non avrà diritto alla libertà vigilata fino al 2021. Kim vuole fare un appello diretto al governatore della California Gavin Newsom, con cui ha fissato un incontro per la settimana successiva. «Voglio avere qualcosa di concreto da portargli», dice.
Jackson, che si è interessata in prima persona al caso, le chiede: «Vuoi aiutarci a scrivere la petizione per la commutazione?». «Certo, ma quindi il governatore può semplicemente aggirare la sentenza?». «Potrebbe firmare i documenti anche domani». «Allora questo è il nostro obiettivo», dice Kim, con quella voce rassicurante che ti fa pensare che tutto andrà bene. «Non lascerò il suo ufficio finché non l’avrò convinto». ➺ Tempo di lettura: 10 minuti