NOSTALGIA (TROPPO) CANAGLIA
Un reboot? Un revival? Un sequel? Che cosa aspettarci dal nuovo Beverly Hills 90210. E perché dovremmo lasciar andare i nostri miti
C’è questa moda del reboot, del remake e del sequel. Tutti, o quasi tutti, rimettono mano a vecchie serie e a vecchi film. È, dicono, l’effetto nostalgia: puntare tutto sui tormentoni degli anni passati, sulla cultura degli Ottanta e dei Novanta; su tutto quello che fa sentire una parte di pubblico ancora giovane, e che incuriosisce, allo stesso tempo, le nuove generazioni. In realtà, è più una soluzione comoda, economica e immediata per rimediare alla mancanza di idee (che c’è, beninteso: le venature d’oro della miniera della creatività si sono quasi esaurite, e ora si cerca altrove, nei libri, nei fumetti, nei videogiochi, storie da raccontare).
Uno dei casi più recenti, più attesi e anche più curiosi è rappresentato dal reboot (o revival? O sequel?) di Beverly
Hills 90210. Non ci saranno tutti gli attori originali (anche per cause di forza maggiore). E non è chiarissimo, a nessun livello, che cosa succederà o che cosa verrà raccontato. E poi c’è questa possibilità, piuttosto concreta, che non sia niente di quello che, un po’ ingenuamente, ci aspettiamo.
Online sono state diffuse delle clip e qualche dettaglio: dalle prime, praticamente, non si intuisce niente; dai secondi, invece, apprendiamo chi tornerà, chi non ci sarà, e quale fortuna – per stessa ammissione del cast – è stata tornare insieme. Pare che tutto si svolgerà in una dimensione terza, tra racconto e finzione, tra realtà e dietro le quinte. Non sarà proprio Curb Your Enthusiasm, ma quasi. Qualcuno invece suggerisce che si tratterà di una sorta di mockumentary, di finto documentario cioè, con gli attori che mostrano – forse anche inconsapevolmente, ignorando le telecamere – come lavorano, il loro processo creativo, come si calano nei panni dei personaggi che sono chiamati a interpretare. Quindi, sì: chi ipotizza che si tratti di un vero e proprio reboot, e non di un sequel, avrebbe ragione; in questa dimensione, si potrebbe tornare anche indietro, riparlarne, provare a mostrare qualcosa di più delle origini del mito. C’è chi dice, poi, che ci sarà anche un tributo «elegante»
(virgolette d’obbligo), rispettoso, per Luke Perry, che interpretava Dylan McKay. Come potrebbe non esserci: i fan se lo aspettano, i curiosi se lo aspettano; la stampa sicuramente se l’aspetta. «È stato molto difficile lavorarci», ha ammesso Jason Priestley, che interpreta Brandon. Nel cast ci saranno anche Tori Spelling, Brian Austin Green, Shannen Doherty, Jennie Garth, Ian Ziering e Gabrielle Carteris. Il primo episodio, ha fatto sapere Fox, andrà in onda il 7 agosto, e il nome di questa serie – che in realtà, ecco, è una miniserie di sei puntate – è: BH90210. Tra gli addetti ai lavori gira anche quest’altra voce che
si tratti di una sorta di docu-reality: più comedy, meno serio, con tanto rumore, tanti pianti, tanti abbracci, e una copertina patinata, anche abbastanza piatta, fatta di (finti?) drammi e monologhi strappalacrime. Chi lo sa. Misteri della fede e del binge watching. Francamente, a parte il citato «effetto nostalgia», non è chiaro perché abbiano deciso oggi di fare un’altra serie di Beverly Hills. Certo, ragioni economiche. Certo, una valutazione da parte del network su quello che può o non può funzionare. Magari anche la voglia di
aggiungere un altro capitolo a una storia già lunghissima. Ce n’era proprio bisogno? Sembra più una malattia, questa di Hollywood e degli studios. Non riuscire a lasciar andare niente, aggiungere ancora un’altra frase dopo l’ultimissimo punto. E poi chi lo sa: magari sarà un successone. Ma nei ricordi, nel passaparola tra vecchie e nuove generazioni, nelle cose da vedere, nei cult da recuperare, non c’è niente di male. E anche Beverly Hills 90210 andrebbe rimesso sullo scaffale, a prendere polvere e a cumulare gloria, ché quegli anni, quelli lì, non torneranno più.