Vanity Fair (Italy)

Il calcio? È solo un gioco

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di versione esagerata di me stessa. Mi protegge. Ma mi piace anche smantellar­lo, per il bene dei miei fan, e far capire che io sono una persona. È una delle mie battaglie preferite. Sono molto impulsiva e passionale. La musica è personale e reale, ma se potete travestirv­i da me per Halloween, e se anche le drag queen possono copiare il mio stile, allora sono un personaggi­o. Questa è la cosa migliore che mi sia mai successa. Meglio di vincere un Grammy» (il primo Grammy se lo è aggiudicat­a proprio quest’anno, quando Sweetener è stato premiato come Best Pop Vocal Album).

Solo dall’anno scorso, però, Ariana è riuscita a fare la musica che aveva sempre desiderato. «Per un periodo pubblicavo metà delle canzoni per me stessa, e l’altra metà per consolidar­e la mia posizione nella musica pop. Molti miei singoli sono divertenti, ma mancano di sostanza. Side to Side, per esempio: è solo una canzone allegra sul sesso». Le chiedo se non le crei imbarazzo esibirsi di fronte a migliaia di ragazzine di nove anni cantando una canzone sull’aver fatto così tanto

Ero sempre fidanzata, avevo sempre qualcuno cui dire «Buonanotte». Voglio essere me stessa

sesso da riuscire a malapena a camminare. «Lo proveranno anche loro. Quindi, genitori: se vi chiedono di che cosa parla la canzone, spiegategl­ielo».

Manchester ha segnato certo un punto di svolta. «Non è il mio dolore», dice fra le lacrime. «Ma quello delle famiglie delle vittime. È difficile esternare tutto senza pensare a loro che leggeranno questo, riaprendo una ferita». Fa una pausa. «Sono orgogliosa del fatto che siamo stati in grado di raccoglier­e molto denaro, alla fine però questo non ha riportato indietro nessuno. C’è ancora molto che devo elaborare, e di cui probabilme­nte non riuscirò mai a parlare». Dopo l’attentato, Ariana si è apertament­e schierata contro il possesso di armi, cantando lo scorso anno a March for Our Lives, organizzat­o dai sopravviss­uti del massacro di Parkland. Sostiene inoltre la comunità Lgbtq e critica Donald Trump, in un momento in cui molti suoi colleghi non si esprimono per timore di perdere pubblico: «Io invece preferisco vendere meno dischi, ma dire chiarament­e quello che penso».

Quando Miller è morto, i suoi amici le sono stati vicini a New York, dove viveva. «Non ricordo bene quei mesi: ero sempre triste e ubriaca. E non ho idea di come mi sia ritrovata con 10 canzoni pronte. Credo sia il primo album – e anche il primo anno della mia vita – in cui sto capendo che non posso più rimandare la necessità di essere sempliceme­nte me stessa. Sono sempre stata fidanzata, ho sempre avuto qualcuno cui dire “Buonanotte”. Thank U, Next è lo specchio di questa consapevol­ezza, e di un momento di grande paura, in cui mi sono accorta di dover affrontare le cose da sola».

Quando le chiedo se sia corretto definire Thank U, Next come una risposta alla scomparsa di Miller, ricompaion­o le lacrime, anche se l’eyeliner resta impeccabil­e. Raramente ha rilasciato dichiarazi­oni sul suo amore. Un anno fa ha risposto a un fan che, dopo l’arresto del rapper per guida in stato di ebbrezza, aveva insinuato che la causa fosse l’essere stato respinto da lei: «Infamare e accusare una donna per l’incapacità di un uomo di controllar­si è un grande problema. Per favore, smettiamol­a». Ora aggiunge: «Le persone commentano ma non conoscono le lotte, l’amore, la stanchezza. Non hanno idea di quante volte lo avessi avvertito che poteva succedergl­i qualcosa di grave, ho combattuto questa battaglia per anni. Non lo sapete, quindi non potete giudicare. Era la persona migliore del mondo, e non meritava i demoni che lo perseguita­vano. Per molto tempo sono stata una sorta di collante per lui. Poi ho avuto sempre meno presa, e i pezzi hanno cominciato ad andare alla deriva».

Da allora, Grande ha smesso di usare i social media per esternare i suoi sentimenti, e ha iniziato a postare prevalente­mente immagini innocue e glamour delle sue code di cavallo e dei suoi 7 cani. «Non intendo prendermi una di quelle stupide pause dai social, della serie “Internet mi fa male, me ne vado, addio”. Ma ho stabilito un nuovo confine». L’anno scorso c’è stato il breve fidanzamen­to con Davidson, dopo la rottura con Miller. «Pete è stato una fantastica distrazion­e, frivolo, divertente e folle. Un’esperienza surreale. L’ho amato, ma non lo conoscevo. Quando si tratta di vita reale sono come una bambina piccola».

Ariana sta scrivendo e producendo la colonna sonora del reboot di Charlie’s Angels e sarà nel cast dell’adattament­o di Ryan Murphy per Netflix del musical di Broadway The Prom. «Per il futuro, oggi riesco a vedere una versione di me che non ha paura di nulla. Spero di diventare così. A volte mi sforzo di sembrare più forte per i miei fan, ma non lo sono ancora. In qualche modo ho sempre evitato di lavorare davvero su me stessa. A un certo punto, fai a meno della terapia, ma finisci per dover tornare dallo psicologo». Abbozza un sorriso. «Ne conosce uno bravo?».

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In questa pagina: abito, DIOR. Cappello, ERIC JAVITS. Pagg. 50-51: cardigan, bralette e shorts, KHAITE. Pag. 53: abito, DIOR. Cappello, ERIC JAVITS. Ear cuff, ANA KHOURI. Make-up Hannah Murray. Hair Josh Liu.

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