A LETTO CON I RICORDI
I racconti di alcune donne ricoverate in ospedale. Ecco l’opera che ha consacrato Gina Berriault
Canto del cigno e consacrazione, i racconti Donne nei loro letti di Gina Berriault (Mattioli 1885, pagg. 220, € 16; trad. F. Cosi e A. Repossi) sono un’appassionante galleria di ritratti al femminile che nel 1996, quando uscì, vinse vari premi tra cui il Pen/Faulkner.
Siamo nella San Francisco degli anni Sessanta e l’ospedale della contea racconta un viavai di parenti o stride per il silenzio della loro assenza. A osservare questa umanità è Angela, aspirante attrice di sera e assistente sociale di mattina, investita ogni giorno dallo spaesamento dei volti posati sui cuscini delle camere. Lei lo chiama «un terremoto della mente, un terremoto del cuore» e vi si avvicina a tal punto da perdersi: il suo presente si mescola al passato delle donne che ha di fronte. Sospese tra sogno e realtà, le storie diventano sempre più intime e struggenti, e queste anime scombussolate si trovano davanti «un pubblico composto da uno spettatore che non sbatteva mai le palpebre», dovendo immaginarsi che almeno Dio le stia guardando. Solo questo sforzo può in parte alleviare il dolore dell’abbandono e, in alcuni casi, persino dell’indifferenza dei medici. «Forse i letti si addicono alle donne», nota la scrittrice californiana morta nel 1999 – ammirata da Richard Yates e da poco riscoperta anche da noi – perché legati non solo alla nascita o alla morte, ma anche all’amore e all’odio che vi hanno condiviso. Eppure nel reparto donne «c’era un senso di resa»: sono i ricordi a tenerle prigioniere più della malattia stessa. Tra queste pagine però trovano finalmente riscatto, oltre che quella dignità così spesso negata.