EDITORIALE
Los Angeles, 1969. Quentin Tarantino è un bambino di 6 anni. Arriva dal Tennessee ed è già innamorato del cinema. Durante l’estate la famiglia lo porta a vedere la Walk of Fame, la strada con le impronte di mani e piedi dei divi all’ombra del Chinese Theatre. È agosto e qualche chilometro più in là, l’attrice Sharon Tate e un gruppo di amici stanno per essere assassinati in uno degli episodi di cronaca nera (raccontato nella sua nuova pellicola) che cambieranno per sempre il corso della storia del cinema e degli Stati Uniti.
Questo numero di Vanity Fair celebra il grande cinema, la sua storia, le sue rivoluzioni, le sue evoluzioni in occasione della 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e dell’uscita di C’era una volta… a Hollywood, l’ultimo film di Quentin Tarantino. È vero: tutto sta di nuovo cambiando: le serie tv e i loro network inondano di qualità e proposte le nostre esistenze da teledipendenti imponendo nuove dinamiche, nuove tipologie di fruizione e nuovi metodi di intrattenimento. Vi consigliamo, però, di prendervi una piccola pausa. Uscite all’aria aperta, mettetevi in fila, andate al cinema, sedetevi in poltrona, spegnete il cellulare. Non vi stiamo chiedendo di ripudiare il piccolo schermo, anzi: quello che succede nelle serie tv è grandioso, un cambio epocale, una nuova letteratura. Ciò che vi consigliamo è di fare un passo indietro e di ritornare al rito della sala buia e del pubblico intorno a voi (si spera sempre silenzioso!).
Quella magia, la stessa del Mito della caverna di Platone, la stessa del teatro di Epidauro, è un’arte irrinunciabile che ci racconta, che ci commuove, che ci rende tristi e felici, spaventati e sognatori, grandi e miseri. Uno specchio magico che non si può non amare alla follia.
PS: continuate a scrivermi pensieri, consigli e riflessioni a smarchetti@condenast.it