Vanity Fair (Italy)

LA MIA VERA ESSENZA

Per Margot Robbie, nuova musa di Quentin Tarantino, ogni ruolo merita un profumo diverso. E ogni donna «merita di poter dimostrare le cose incredibil­i che sa fare»

- di CRISTINA MANFREDI foto CAITLIN CRONENBERG

Se non fosse che ogni tanto si afferra le caviglie e attacca a tormentare i lacci dei suoi sandali con una punta di imbarazzo, verrebbe da dire che Margot Robbie è inscalfibi­le. Parla veloce perché ha la testa piena di idee e, fatto raro tra i divi, osserva diretta chi le sta di fronte.

L’incontro avviene a Parigi, nella suite all’ultimo piano di un hotel con vista mozzafiato sulla città, dove è appena stato annunciato che sarà il volto del nuovo profumo di Chanel, Gabrielle Chanel Essence. Il salotto è inondato di luce, sembra quasi che sia lei a irradiarla con il suo corpo perfetto, il volto intenso, la voce calda e morbida. Ma in realtà è con una lettera che si è conquistat­a la parte di Sharon Tate in C’era una volta... a Hollywood, nono film di Quentin Tarantino in uscita in Italia il 18 settembre, di cui Vanity

Fair parla da pagg. 62 a 76: «Adoro i tuoi film e vorrei tanto lavorare con te in qualche modo. O meglio, in qualunque modo».

Splendida, solare, determinat­a e con un talento stupefacen­te che emerge in ogni personaggi­o che interpreta, l’attrice australian­a ha fatto una cosa d’altri tempi per attirare l’attenzione del regista cult delle Iene, Pulp Fiction, Kill

Bill. Un po’ come Ingrid Bergman con Roberto Rossellini negli anni ’50, gli ha scritto dichiarand­o tutta l’ammirazion­e per il suo lavoro. E si è ritrovata a essere la protagonis­ta femminile di un capolavoro, dividendo la scena con Leonardo DiCaprio e Brad Pitt. Che effetto le fa essere la star di un film che è una dichiarazi­one d’amore a una Hollywood che non c’è più? «Da un certo punto di vista sono contenta di lavorare in questo preciso momento storico, durante il quale si stanno riscrivend­o molte regole del gioco. L’epoca che ritrae Tarantino, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, ha portato enormi cambiament­i nell’industria cinematogr­afica e credo che oggi stiamo vivendo qualcosa di simile». Si riferisce al movimento #metoo e alle riflession­i che ha scatenato sul ruolo delle donne nel settore? «Il tema della figura femminile nel mondo contempora­neo è davvero complesso e non possiamo pretendere di affrontarl­o e risolverlo dalla sera alla mattina. In questi ultimi due anni la gente si è resa conto che la società sta evolvendo: significat­ivi passi in avanti sono stati fatti, molti altri sono ancora da fare. Nel mio ambiente c’è molto fermento, a cominciare dal modo in cui vengono ripensati i soggetti da proporre al pubblico. Trovo interessan­te vedere come i mutamenti culturali stiano impattando sull’arte. Sono fiduciosa, perché finalmente oggi noi donne abbiamo la possibilit­à di dimostrare tutte le cose incredibil­i di cui siamo capaci. Per quanto sia breve la mia esperienza a Hollywood, credo sia la prima volta che ci è riservato così tanto spazio». Ora è il volto di un profumo che porta il nome di una grande donna, Gabrielle Chanel. Sente di avere qualcosa in comune con lei? «È stata incredibil­e, ha rivoluzion­ato la sua epoca influenzan­do anche le successive. Non potrei mai paragonarm­i a lei, ma ammiro la sua idea di combinare talento artistico e capacità di fare business. Sento che quella è la strada che voglio percorrere. Ho una casa di produzione, la LuckyChap Entertainm­ent fondata insieme a mio marito Tom Ackerley, e allo stesso tempo recito. Le persone spesso mi chiedono come riesca a conciliare due profession­i così differenti, che entrano spesso in conflitto perché perseguono obiettivi diversi. Trovo questo mio duplice ruolo molto stimolante, mi fa sentire di avere come unico limite il cielo e di poter ottenere ciò che desidero. Coco ha costruito un impero, un’eredità che ha poi consegnato ai posteri. Ha cambiato il mondo rimanendo un’artista, ha portato il suo ruolo a uno stadio superiore». Un messaggio importante per le molte donne che ancora oggi dipendono economicam­ente da compagni o mariti e che credono di non potersi affrancare. «Il mio mantra è: “Sii chi vuoi essere”. O meglio: “Decidi chi vuoi essere”. E a quel punto, fai di tutto per esserlo, non lasciare che qualcuno ti fermi, non chiedere il permesso e non aspettare che le cose ti accadano, falle accadere tu stessa». Una lezione che ha imparato dal suo mestiere? «Quando ti concentri solo sul risultato finale, difficilme­nte ottieni quello per cui ti stavi impegnando. Sul lavoro bisogna soprattutt­o vivere l’esperienza, divertendo­si e cercando di realizzare qualcosa di buono. L’ho capito grazie a Karl Lagerfeld (direttore creativo scomparso nel febbraio scorso, ndr) la prima volta che partecipai a uno show di Chanel a Parigi. A poche ore dalla sfilata andai a salutarlo, pensando comunque che non fosse una grande idea, perché qualsiasi altra persona sulla faccia della terra sarebbe stata nervosa. Non lui. “Vieni Margot, dai un’occhiata qui”: era rilassato, si stava godendo il momento. Lì ho capito che non ha senso lasciarsi prendere dallo stress: quando ami il tuo lavoro, devi cercare di assaporare ogni istante al meglio».

Avete scattato una campagna stampa insieme, vero? «Sì. Io ero preoccupat­a, ma Karl mi ha portata a capire che il senso di quella giornata era essere lì insieme per creare qualcosa di bello. Abbiamo passato più tempo a bere e a mangiare che a fare foto. Sono grata di aver trascorso delle ore con lui». La consapevol­ezza di sé e di ciò che fa sembra essere alla base del suo successo. Ricorda il momento in cui ha capito la sua vera essenza? «Da piccola mi incantavo davanti ai profumi che mia madre teneva in bagno. Avevo la percezione netta che si trattasse di qualcosa che mi era precluso perché ero bambina e che avrebbe segnato il passaggio al ruolo di donna. La prima volta che ho messo un profumo è scolpita nella memoria: a ripensarci adesso era una fragranza talmente dolce da prendere la gola. Ero una teenager e con le mie amiche dovevamo andare a una festa: mentre ci preparavam­o, ci passavamo la boccetta spruzzando­ci addosso quantità esagerate. Considero ancora oggi quel giorno un passaggio fondamenta­le, l’istante in cui − anche se avevo le idee confuse su tutto − ho compreso di essere donna».

Non chiedere il permesso e non aspettare che le cose accadano, falle accadere tu stessa

Pagg. 182-183: Giacca, collier e cintura con perle, CHANEL. Anello Coco Crush in oro, CHANEL JOAILLERIE. Pag. 185: Giacca in lana e pantaloni in pelle, CHANEL. Spilla, collana, anello e bracciale, GOOSSENS. Styling Barbara Baumel. Make-up Pati Dubroff using Eau De Teint Les Beiges di Chanel. Hair Bryce Scarlett.

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